Esteri

Venezia, boomerang per la censura su Gaza. Oltre 600 persone all’evento negato ad Amnesty International

Grande successo dell'evento, a dispetto del tentativo maldestro di censurare e silenziare il libero pensiero

di M Alessandra Filippi

Venezia, oltre 600 persone all’evento negato ad Amnesty International

Nel rapporto presentato ieri a Venezia da Amnesty International, “Ti senti come se fossi un subumano: il genocidio di Israele contro la popolazione di Gaza”, viene documentato come, durante l’offensiva militare lanciata dopo gli attacchi mortali del 7 ottobre nel sud di Israele da Hamas, Israele abbia perpetrato una campagna di attacchi devastanti contro la popolazione palestinese di Gaza, in modo continuativo e nella totale impunità.

La ricerca, un documento di oltre 300 pagine, è stata condotta analizzando un periodo compreso fra il 7 ottobre 2023 e luglio 2024. Lo studio si basa su un’ampia gamma di metodologie, incluse testimonianze dirette, analisi di immagini satellitari, video diffusi sui social media, fotografie, documenti ufficiali e rapporti di organizzazioni locali. Secondo i risultati del rapporto, “Israele ha compiuto atti proibiti dalla Convenzione sul genocidio, con l’intento specifico di distruggere la popolazione palestinese di Gaza. Questi atti comprendono uccisioni, gravi danni fisici e mentali e la deliberata inflizione di condizioni di vita calcolate per causare la loro distruzione fisica”.

Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, ha dichiarato nel comunicato ufficiale che “Mese dopo mese, Israele ha trattato la popolazione palestinese di Gaza come un gruppo subumano non meritevole di diritti umani e dignità, dimostrando il suo intento di distruggerli fisicamente”, e poi ha aggiunto: “Le nostre conclusioni devono servire a svegliare la comunità internazionale. Questo è un genocidio. Deve cessare ora”.

L’evento del 9 gennaio è stato preceduto da un’ondata di polemiche generate dall’improvvisa marcia indietro dell’Ateneo Veneto, che a meno di 48 ore dall’incontro ha revocato la disponibilità della sala e annullato la presentazione, su pressione della Comunità ebraica locale. Questo voltafaccia, comunicato con un preavviso così ridotto, ha innescato non solo l’indignazione generale, ma anche una serie di interrogativi sul reale ruolo dell’Ateneo: un luogo che si proclama custode del libero pensiero ma che, alla prova dei fatti, si piega alle pressioni di chi teme che quel pensiero possa emergere con troppa forza.

Quella di Amnesty International è stata una corsa contro il tempo, trovare un nuovo spazio non era facile, ma la costanza e la perseveranza sono state premiate. Da questo incidente, gli unici ad uscire vittoriosi sono loro. Dopo tre rifiuti, una mano è arrivata da Ca’ Foscari, che ha offerto la prestigiosa Aula Magna Guido Cazzavillan, nella sede di San Giobbe. Il caso – uno dei tanti modi con cui possiamo definire le simmetrie divine dell’Universo – vuole che il salone dove Amnesty International, davanti a una folla oceanica, ha presentato il suo rapporto sia di fronte al Ghetto ebraico.

L’aula poteva contenere 340 persone e all’inizio si pensava che potesse bastare. L’affluenza ha superato tuttavia ogni più rosea aspettativa: sono arrivate oltre 600 persone, tanto che l’Università ha aperto altre due sale e messo a disposizione di una folla straripante tutti gli strumenti per seguire in diretta l’incontro.

A dispetto del tentativo maldestro di censurare e silenziare il libero pensiero, per una città piccola come Venezia, la cui opinione pubblica sembrava dormiente, è stato un grande successo.  

I veri sconfitti di questa storia sono la dirigenza dell’Ateneo, i cui vertici dovrebbero dimettersi, se non altro per salvaguardare la propria dignità e l’integrità reputazionale dell’Ateneo, e la Comunità ebraica veneziana la quale, di fronte all’evidente autogol, sta già facendo marcia indietro cercando di correggere l’infortunio, quando forse un bel silenzio sarebbe stato più appropriato, così come un ripasso dell’ABC della comunicazione. Sarebbe bastato ricordare uno dei più celebri aforismi di Oscar Wilde per evitare un simile danno d’immagine: “Nel bene o nel male, purché se ne parli”.

Nell’affannarsi a nascondere il genocidio che si consuma a Gaza, questi moderni censori sembrano essersi dimenticati che la verità, come la brace sotto la cenere, non smette di bruciare. Mentre l’Ateneo Veneto ha giustificato l'annullamento adducendo motivazioni di “serenità” e “tutela”.

Si sorride a denti stretti. Bordeggiando fra le righe, al traverso delle parole, s’intravede il nodo: un tentativo, sempre più disperato, di nascondere evidenze scomode e ciclopiche sulla tragedia genocidaria in corso a Gaza. E proprio ieri, mentre in Italia la Comunità ebraica brigava per censurare l’organizzazione umanitaria fondata nel 1961 da Peter Benenson, avvocato londinese di origine ebraica, l’esercito israeliano ha assassinato altri 70 palestinesi e il numero dei morti ha superato i 46.000, mentre i feriti sono 110.000.

Anziché soffocarla, l’azione censoria ha alimentato una fiamma che si è fatta fuoco e che, similmente alla verità, non si può domare, continua a bruciare. Quello che doveva essere un silenziatore si è rivelato un megafono. L’evento, che rischiava di passare inosservato, oggi è un dibattito nazionale e promette di attirare un pubblico numeroso e vivace. Volevano spegnerlo. Invece hanno trasformato una scintilla in un incendio indomabile.

Ogni tentativo di manipolare la realtà e nascondere i fatti sotto la cenere non fa che renderli più visibili, più urgenti, più macroscopici.

Il mondo, grazie a iniziative come quella di Amnesty, si scuote dal suo torpore e si dissocia dall’orrore. Ed è proprio questa consapevolezza che ogni potere oppressivo teme più di ogni altra cosa: quella che sembrava una battaglia per il controllo delle narrazioni si trasforma in una lotta per la dignità umana. È tempo di scoprire che la ricerca della verità non conosce confini né limitazioni, e che il mondo non è diviso in semplici categorie di buoni e cattivi, giusti e sbagliati, umani o troppo umani. La vera domanda, ora, non è chi abbia vinto o perso, ma chi avrà il coraggio di guardare in faccia la realtà senza paura di prenderne atto.

Prossimo appuntamento a Roma, il 21 gennaio. Luogo e ora ancora da stabilire. I partecipanti nella capitale potrebbero essere migliaia. Forse uno stadio sarebbe la scelta più idonea.

Con un pizzico di ironia, propongo ai lettori una mia parodia del comunicato stampa dell’Ateneo Veneto: sottolineare con un sorriso non solo l’ipocrisia di certe scelte, ma anche la forza inarrestabile della verità, può aiutarci a uscire dalle consorterie e dal ristretto schema del 'pro' e 'contro'. Perché quella che si sta giocando in Medio Oriente non è una partita di calcio, né tanto meno un conflitto che si risolve con semplici schieramenti.

Libera interpretazione della nota della Presidenza dell’Ateneo Veneto sull’annullamento dell’evento di Amnesty International: “L’Ateneo Veneto, noto baluardo del libero pensiero (compatibile con le pressioni esterne), comunica che, con grande senso di responsabilità e con spirito di apertura selettiva, ha deciso di ritirare l’uso della propria sala ad Amnesty International, associazione rispettabile ma evidentemente non abbastanza per sfuggire alle "richieste" di chi, gentilmente ma fermamente, ha fatto notare che la libertà d’espressione è bella, sì, ma solo quando non disturba.

Ci teniamo a precisare che, come da nostra tradizione, le attività ospitate non riflettono le posizioni dell’Ateneo. Tuttavia, quando il dibattito pubblico assume toni troppo vivaci, riteniamo doveroso rispondere con il più assoluto silenzio (soprattutto per non turbare i nostri generosi interlocutori).

Recentemente, alcune preoccupazioni per la tranquillità del nostro ambiente ci sono state espresse con tale fervore che abbiamo ritenuto più prudente chinare il capo e annullare l’evento. Non sia mai che il libero pensiero si trasformi in un libero dissenso.

Con questa decisione, l’Ateneo ribadisce il proprio impegno a essere un luogo di dialogo – purché controllato, moderato e approvato. Confidiamo che la cancellazione non solo preservi il “sereno e corretto svolgimento” della nostra quotidianità, ma dimostri anche la capacità della cultura di adeguarsi prontamente alle esigenze della ricca borghesia intellettuale locale, sempre attenta a ricordarci i limiti pratici della nostra aristocratica vocazione.

Infine, un pensiero per i veri vincitori della serata: censurare, si sa, non serve a cancellare la verità, ma a renderla ancora più visibile. Una valanga di attenzione sta già scendendo a valle e, chissà, potrebbe travolgere chi pensava di costruire una diga. Sic transit gloria mundi. Con riverenza e (un pizzico di ironia)”.

Per maggiori info sull’evento di Amnesty International: https://www.amnesty.it/venezia-rammarico-per-il-ritiro-della-concessione-di-una-sala-per-la-presentazione-del-rapporto-sul-genocidio-israeliano-a-gaza