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Esteri
Iran ennesimo fronte aperto per Biden. Israele spinge, gli Usa si "preparano"

IRAN, I NEGOZIATI DI BIDEN SONO A UN PUNTO MORTO. ISRAELE PREME PER UN INTERVENTO

Si chiude una crisi e se ne apre subito un'altra. Non c'è pace per gli Stati Uniti di Joe Biden, che dall'Afghanistan in poi stanno vivendo una crisi internazionale dopo l'altra. E stando sempre sulle corde. Come se non bastassero i fronti caldi di Ucraina e Taiwan, che vedono impegnata Washington contro i due grandi rivali internazionali, vale a dire Russia e Repubblica Popolare Cinese, ora torna a scaldarsi la situazione iraniana. Biden era entrato alla Casa Bianca con la chiara intenzione di rilanciare il dialogo diplomatico con Teheran, mandato al macero dal predecessore Donald Trump insieme all'accordo sul nucleare firmato da Barack Obama.

Gli strombazzati negoziati sul nucleare di Vienna sono però cominciati col piede sbagliato. Nessun passo avanti e, anzi, un clima di rinnovati sfiducia e scetticismo che stanno colpendo le relazioni. L'Occidente ha accusato Teheran di aver fatto marcia indietro rispetto ai progressi raggiunti la scorsa primavera, quando era ancora presidente il riformista Hassan Rohani. Negli ultimi mesi l'Iran ha notevolmente intensificato l'arricchimento dell'uranio, limitando l'accesso alle centrali degli ispettori dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea). 

E ora ci sono anche i partner regionali che premono. A partire da Israele. Tanto che Biden ha dovuto ammettere di aver ordinato "preparativi" per mettere in campo altre misure nei confronti dell'Iran qualora la via diplomatica non riesca a ricomporre lo scontro sul programma nucleare. Lo ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki. "Alla luce del continuo avanzamento del programma nucleare iraniano, il presidente ha chiesto alla sua squadra di prepararsi nel caso in cui la diplomazia fallisse. Ciò richiede preparativi", ha detto Psaki, evocando "ulteriori sanzioni" economiche contro Teheran. "Abbiamo proposto un percorso diplomatico, questo percorso rimane aperto", ha aggiunto la portavoce, avvertendo che, se necessario, "ci stiamo preparando a prendere una strada completamente diversa".

Secondo il Wall Street Journal gli Usa stanno valutando l'invio di una delegazione negli Emirati Arabi Uniti, uno stretto partner commerciale dell'Iran, per discutere possibili sanzioni economiche. Washington potrebbe rafforzare la supervisione sul flusso commerciale tra i due paesi sanzionando banche e altre entità che non rispettano le sanzioni esistenti. Ma si parla anche di fase operativa e strategica. Durante l'incontro al Pentagono tra il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz e il suo omologo statunitense Lloyd Austin si è per esempio parlarto della possibilità di svolgere manovre militari congiunte che dissuadano l'Iran dallo sviluppare la bomba atomica.

USA, SULL'IRAN NON SOLO SANZIONI ECONOMICHE MA ANCHE ESERCITAZIONI MILITARI

Il capo del Pentagono ha fatto riferimento a una recente esercitazione congiunta nel Mar Rosso di Usa, Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein e ha affermato che "continueremo a sviluppare questa architettura di sicurezza regionale attraverso la cooperazione militare, l'addestramento e le manovre congiunte". Gantz, da parte sua, ha espresso "piena fiducia nell'impegno degli Usa a evitare che l'Iran si doti di armi atomiche". Nel frattempo, Teheran prova a calmare le acque e il viceministro degli Esteri Ali Bagheri Kani, negoziatore dell'Iran a Vienna, ha detto di essere pronto ad avviare seri negoziati. Indicazione subito raccolta con speranza dall'Unione Europea, che da sempre spinge per un nuovo accordo con l'Iran, un importante partner commerciale e mercato dalle grandi potenzialità. Enrique Mora, inviato dell'Unione europea a Vienna ha detto di aver rilevato una "rinnovata determinazione sulla necessità di lavorare e raggiungere un'intesa che riporti in vita l'accordo". Secondo il diplomatico, raggiungere in fretta un accordo diventa "sempre più imperativo".

Intanto, però, le potenze regionali si muovono anche a prescindere dalle disponibilità di Stati Uniti ed Europa. Non è un caso che mentre Gantz incontrava Austin, il ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid incontrava il presidente egiziano Abdelfatah al-Sisi. Al centro dei colloqui durante la visita che testimonia di un riavvicinamento tra i due Paesi ci sono stati soprattutto la ricostruzione nella Striscia di Gaza e il programma nucleare iraniano. Lapid ha definito l'incontro "caldo e aperto", e ha ringraziato al-Sisi per il suo contributo a rendere le relazioni con Israele "di proporzioni storiche", secondo un comunicato del ministero degli Esteri israeliano. Durante il colloquio Lapid ha sottolineato con preoccupazione "i tentativi dell'Iran di diventare un paese con una capacità nucleare militare, così come il suo continuo uso del terrorismo, e la minaccia che questo rappresenta per il Medio Oriente".

Per gli Usa rischia davvero di aprirsi un nuovo fronte bollente.

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