Esteri
Israele e l'attacco all'Iran: "Più che militare è politico. Rientra in un sanguinoso balletto diplomatico"
Il generale Marco Bertolini, già comandante del Coi e della Folgore, analizza l'offensiva contro l'Iran. "Israele ha avvertito Teheran di non reagire e questo fa pensare che c'è la volontà di abbassare i toni"
Medio Oriente, 'attacco a Iran più che militare è politico'. L'analisi del generale Marco Bertolini
“Relativamente alle immagini, non pare ci sia stata una pioggia di fuoco simile a quella dei missili iraniani su Israele di qualche settimana fa. Più che il settore militare, l'azione di questa notte sembra quindi inserirsi in un balletto politico diplomatico che coinvolge un po' tutta l'area del Medio Oriente e che può portare anche a cambiamenti significativi. La mia impressione - stando alle notizie finora apprese - è che la reazione iraniana sia piuttosto tesa a ridimensionare la portata di quanto accaduto quasi a voler giustificare il fatto che almeno per adesso si chiude qui. Israele, del resto, ha avvertito preventivamente l'Iran di non reagire, come a dire: ti tiro un cazzotto, non fortissimo, non ti lamentare troppo e non rispondere. Insomma, sembrerebbe un'azione almeno parzialmente accettata". Questa la riflessione del generale Marco Bertolini, già comandante del Coi e della Folgore, interpellato dall'Adnkronos dopo gli attacchi lanciati da Israele contro l'Iran.
"Dal punto di vista politico, c'è invece da considerare che il primo paese a condannare l'attacco a Teheran sia stato l'Arabia Saudita, il grande ex nemico dell'Iran, il principale protagonista del patto di Abramo ora transitato nell'orbita dei paesi del Brics che hanno tenuto un'importante riunione a Kazan in Russia. La stessa Arabia Saudita reduce da un'esercitazione congiunta con la marina iraniana, cosa impensabile fino a poco più di un anno fa. Ecco, perché dico che l'azione sembra rientrare in un sanguinoso balletto diplomatico che ha per posta gli equilibri regionali", sottolinea.
"Per quel che ci riguarda direttamente, fino a quando non volano le bombe verso di noi non ci dobbiamo preoccupare, anche se non possiamo dimenticare i nostri 1.100 uomini di Unifil esposti alla guerra in Libano. Ma il fatto che Israele abbia avvertito l'Iran che avrebbe colpito soltanto obiettivi militari (mentre giorni fa si parlava anche di impianti nucleari o di estrazione) e di non reagire, mi fa pensare che ci sia la volontà di abbassare i toni dello scontro. L'Iran sicuramente non ha l'interesse a farsi coinvolgere più di tanto, sa che dietro a Israele ci sono gli Stati Uniti, così come dietro l'Iran c'è la Russia. Tuttavia, sia gli Usa che la Russia non hanno nessuna voglia di prendersi a cazzotti in Medio Oriente", conclude Bertolini.