Esteri
Israele: perché l’ultimatum Usa è una farsa. Lo stato ebraico ha superato ogni linea rossa
Medio oriente, il punto della situazione tra cessate il fuoco e ideologia
Medio Oriente, il punto della situazione sull'ultimatum Usa e le nuove mosse di Israele
Trita Parsi, vicepresidente esecutivo del think tank Quincy Institute di Washington, DC, ha affermato che se ci fosse stato, soprattutto da parte degli Stati Uniti, "un vero sforzo" per un cessate il fuoco a Gaza all'inizio, non saremmo in questa situazione ora". Sempre ad Al Jazeera Parsi ha detto: "La cosa fondamentale che ha portato a questa escalation è che la posizione degli Stati Uniti è stata quella di cercare di dissuadere l'Iran e tutti i suoi delegati, o tutti i suoi partner nella regione dal vendicarsi contro Israele, ma non ha fatto nulla per impedire a Israele di intensificare a dismisura il conflitto, allargandolo".
Sembra quasi un'ovvietà, ma se Biden avesse fatto pressione su Netanyahu e Israele impedendogli di mettere in atto una controffensiva rivelatasi quasi subito come una punizione di massa, un genocidio spietato, perverso e inumano mai visto prima nella Storia moderna - allora i suoi sforzi per impedire agli altri di intensificare lo scontro avrebbero avuto più successo. "Invece, ha deciso di consentire l'escalation israeliana e proteggerla".
Denijal Jegic, professore associato presso la Lebanese American University di Beirut, ha concordato che "Washington e i suoi delegati stanno proteggendo Israele da qualsiasi responsabilità, assicurandosi al contempo che Netanyahu possa continuare a commettere il genocidio a Gaza e espletare la sua violenza coloniale in tutta la regione, affrontando chiunque tenti di intervenire per arginarlo o combatterlo".
Sempre ad Al Jazeera ha detto che "la comunità internazionale ha miseramente fallito nell'intervenire nel genocidio in corso a Gaza, in particolare a causa dell'egemonia statunitense e dello squilibrio di potere che c'è nelle istituzioni delle Nazioni Unite.
"Il regime israeliano ha chiarito di non avere linee rosse... [ha] continuato a intensificare la guerra perché può", ha detto Jegic. "La risposta misurata dell'Iran non può essere intesa come un'escalation, ma piuttosto come un tentativo di scoraggiare le continue escalation quotidiane di Israele nella regione".
Nell'ottica della protezione che gli Stati Uniti garantiscono a Israele, qualunque cosa faccia, va letto anche l'ultimatum inviato ai vertici del governo israeliano dopo l’escalation di violenza su Gaza e sul Libano e dopo gli attacchi alle forze dell’Onu. Una lettera firmata dal segretario di Stato Usa Antony Blinken e quello alla Difesa Lloyd Austin, nella quale gli danno "30 giorni per facilitare l’assistenza umanitaria nella Striscia", pena "l’embargo sulle armi”.
Condannando apertamente "L’ampiezza e la natura" dei "terribili raid israeliani su Beirut", dichiarando "la netta opposizione degli Usa ad essi", a proposito di Gaza, Austin e Blinken hanno ricordato che "In conformità delle leggi statunitensi che disciplinano, in caso di guerra, l’assistenza umanitaria ai civili, Israele ha l’obbligo di consentire l’ingresso nella Striscia dei mezzi contenenti tutto il necessario per soccorrere la popolazione di Gaza, stremata da una guerra che non dà tregua e che miete, ormai da un anno, vittime anche tra donne, bambini, anziani".
Una presa di posizione che suona non solo tardiva ma inutile, come la velata minaccia con la quale si chiude la missiva: “La mancata attuazione di queste misure potrebbe avere conseguenze sulla politica degli Stati Uniti”. Affermazione che in sostanza, a ben leggere, è pura guazza, un modo per pulirsi mani, faccia e coscienza dal sangue di oltre 150mila innocenti. Pura propaganda ad uso e consumo dei lettori e che nella sostanza non cambia nulla. Anzi, la sua irrilevanza conferma l’impunità garantita dagli Usa a Israele.
Basta leggerla la lettera, spigolando oltre le righe, per capire che è l'ennesima cartuccia a salve. E basta ricordare chi è Blinken. La sua prima dichiarazione fatta in conferenza stampa mondiale a Tel Aviv all'indomani del 7 ottobre. Basta ricordare quel che ha promesso a Netanyahu: "aiutare a difendere Israele finché esisterà l'America". Per Blinken "Israele ha il diritto, anzi l'obbligo, di difendersi e di garantire che ciò non accada mai più". Sempre lui ha respinto le richieste di cessate il fuoco nella guerra tra Israele e Hamas, ipocritamente dichiarando di sostenere le "pause umanitarie" per fornire aiuti alla popolazione della Striscia di Gaza.
È un disgustoso tragico teatrino fra uomini e donne di minima statura che credono di essere statisti ai quali abbiamo affidato, incautamente, il compito di reggere le sorti di mezzo mondo, quello occidentale, che ci ostiniamo a credere civile, democratico e culturalmente avanzato e che invece resta sempre e solo l'osceno e deprecabile vecchio mondo di bianchi colonialisti, imperialisti e razzisti.
Schiavisti pronti a trattare tutti gli indigeni e i nativi come selvaggi, e come tali a sterminarli e ridurli a minoranze da riserva - vedi gli indiani d'America, le cui vicende sono sovrapponibili a quelle palestinesi -, salvo poi, quando ormai li hanno fatti fuori quasi tutti, iniziare a sentirsi dispiaciuti per loro."