Esteri
Italiano ucciso da uno squalo, l'esperta del Cnr: "I loro sono morsi di prova, poi..."
La pratica dello shark feeding contribuisce ad alterare il comportamento di questi animali
Egitto, italiano ucciso da uno squalo. L'esperta del Cnr: "Errori umani dietro questi attacchi"
L'attacco da parte di uno squalo a Marsa Alam in Egitto, che ha provocato la morte di un italiano e il ferimento di un altro connazionale, è un vero e proprio giallo. Ci sono due tesi contrapposte, il turista sopravvissuto sostiene che "erano a 50 metri dalla riva", mentre gli egiziano replicano: "No, erano fuori dalla zona di balneazione". Gianluca Di Gioia, 48 anni, romano residente in Francia, è morto ieri mattina in seguito a questo attacco dello squalo, mentre Peppino Fappani, 69 anni, odontotecnico cremonese, è rimasto ferito in modo lieve. Tutte ancora da ricostruire le dinamiche di questo incidente. Ma ci pensa l'esperta del Cnr a provare a individuare le cause di questa tragedia.
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"Statisticamente, - spiega Emanuela Fanelli del Cnr a Il Corriere della Sera - è molto più probabile morire per un morso di una zanzara o per un attacco di ippopotami che per uno di squali. Di rado si avventano sugli uomini: non ci predano deliberatamente. Magari vedono dei movimenti frenetici che possono interpretare come quelli di una preda in difficoltà. Altre volte la causa sono pratiche errate del turismo di massa come lo shark feeding, ovvero dare loro da mangiare sempre in uno specchio di mare per avvicinarli a chi fa immersioni. Li abitua ad associare l’uomo al cibo e contribuisce ad alterarne il loro comportamento".
"La maggior parte degli attacchi - prosegue - sono “morsi di prova”: cercano di capire se siamo una fonte di cibo valida. Però, il nostro sapore non li soddisfa: non abbiamo il grasso che trovano, ad esempio, in una foca. Per questo gli attacchi letali alle persone sono rari. Gli squali - conclude Fanelli - sono predatori apicali, essenziali per mantenere l’equilibrio delle popolazioni marine. La loro protezione è vitale per la salute degli oceani e, di riflesso, del pianeta".