La crisi Usa-Russia-Romania per le testate atomiche analizzata dall'esperto
Radu Ciuceanu dirige l’Istituto Nazionale per lo Studio del Totalitarismo dell’Accademia Romena. In un'intervista ad Affari analizza la crisi delle atomiche
di Giuseppe Vatinno
Radu Ciuceanu dirige l’Istituto Nazionale per lo Studio del Totalitarismo dell’Accademia Romena. E’ stato membro del Movimento Nazionale della Resistenza Anticomunista ed ha scontato una condanna di 15 anni di detenzione e altri due agli arresti domiciliari. In seguito alla rivoluzione del ʻ89 si è distinto tramite una ricca attività scientifica e politica, inoltre ha occupato l’incarico di parlamentare nella legislatura 1990-1992, nonchè vicepresidente della Camera dei Deputati. Il Professor Ciucenau mi riceve nel suo studio nella sede dell’Istituto, in un quartiere residenziale di Bucarest immerso nel verde.
D: Direttore, prima di parlare delle conseguenze della crisi turca a seguito del fallito golpe di Erdogan nell’area rumeno – russa, vorrei che mi accenasse, nella sua opinione, ai problemi con i quali la Romania post-comunista si è confrontata.
R: Per la nazione rumena l’uscita dalla Cortina di Ferro ha creato alcuni problemi: il primo e, nello stesso tempo, il più importante, fu la riconquista di uno stato democratico sospeso per più di mezzo secolo. Il secondo problema, altrettanto acuto, è stato l’inserimento dei 3.900.000 ex membri del PCR (ndr: Partito Comunista Rumeno) in una societa democratica, normale. Ovviamente questi cambiamenti hanno richiesto del tempo. Purtroppo, la democrazia e il regime multipartinico imposti attraverso una Costituzione d’ispirazione europea hanno sottovalutato una serie di aspetti minori che ulteriormente si sono rivelati molto importanti e nocivi. Sollo sfondo di un’imperativo trasnazionale relativo alla presenza romena all-interno dell’UE, c’è stata imposta una grave amputazione del patrimonio economico, in particolare, quello industriale. La Romania ha perso migliaia di unità produtive, di cui alcune già beneficiarie di una tradizione nei contatti internazionali, ciò che non è accaduto, ad esempio, in altri Paesi appartenenti alla Cortina di Ferro, come la Polonia e l’Ungheria assomiglianti però per certi versi alla Romania, che si sono fermamente rifiutate di tagliare la capacittà produttiva industriale nazionale. Da qui nacque il seguente slogan come incoronamento di un capitalismo equivoco: arrichitevi con la ricchezza di un popolo duramente provato da un’arbitrario regime dittatoriale.
Sul piano estero, se all’inizio, parallelamente all’evoluzione della Federazione Russa, le nostre relazioni con essa, marcate da succesive annessioni, hanno conosciuto un normale sviluppo, a partire dall’arrivo al potere di Vladimir Putin, esse sono diventate sempre più contorte, presentando anche gravi sfumature percepite talvolta dai romeni come vere e proprie minacce a ciò a maggior ragione visto che alcune dichiarazioni del Cremlino sfidavano l’usuale linguaggio diplomatico. L'aggressione alla Crimea continuata tramite la presenza di alcune formazioni militari sul territorio della Ucraina e le pretese sovranitarie russe sul territorio di questo Stato è stato un segnale intensamente vissuto dalla Romania e a maggior ragione a causa del fatto che una provincia rumena chiamata Bessarabia entrò a far parte della Unione Sovietica in base ad un trattato segreto firmato con la Germania nazista.
D: Per quanto riguarda l'attuale situazione geopolitica est - europea considera che le relazioni russo rumeno conosceranno nuove tensioni in seguito al tentativo fallito di colpo di Stato in Turchia?
R: Non credo ci siano dei fondati motivi che aumenteranno le tensioni tra la Romania e la Russia sebbene la Romania diventi ora il baluardo sud-est europeo.
D: Come vengono percepite in Romania le attuali manovre militari russe in Crimea?
R: Direi che i rumeni ormai si sono abituati alle esibizioni di forza e al pressing dell'Orso russo. Queste tattiche sono una parte di una molto ben conosciuta politica tradizionale russa.
D: Nella situazione geopolitica configuratasi al tentato golpe turco lei vede una situazione comune per la Romania e la Polonia nella Nato alla luce del loro particolare rapporto con la Russia?
R: In effetti si potrebbe fare un parallelo tra la Polonia e la Romania che hanno geograficamente la stessa funzione di protezione dei confini orientali. Sia noi che i polacchi abbiamo risentito del pericolo e le minacce del colosso russo. Sia noi che i polacchi siamo oggi, in un certo senso, responsabili del destino dell'intera Europa
D: Venendo all’attualità: è d'accordo con l'installazione di basi militari contenenti armi nucleari sul territorio rumeno?
R: Sia beninteso che noi abitiamo in una casa di nostra proprietà che non vogliamo cedere agli invasori.Noi non vorremo mai conquistare o riconquistare territori che ci sono appartenuti e ci sono stati sottratti con la forza ma se i nostri vicini ci minacciano e hanno l'intento di invaderci noi abbiamo l'obbligo di difenderci facendo inoltre appello a coloro che sono in grado di offrirci forza e protezione sebbene io sia un partigiano della pace e dei buoni rapporti tra stati ho tuttavia la convinzione che nessuno su questo pianeta ha il diritto di assocurarsi uno spazio di protezione conquistando altri popoli come ha pensato criminalmente Hitler e ha i posto la sua volontà Stalin dopo il 1944.