Esteri

Merkel guardi a Trump senza pregiudizio

Positivo che Angela Merkel si candidi per la quarta volta a Cancelliera alle elezioni dell’autunno del 2017. Potrebbe eguagliare i 16 anni di potere di Helmut Kohl. Un Paese evoluto come la Germania, con i cittadini che hanno senso dello Stato, dove tutti pagano le tasse, con il livello di istruzione (quindi verosimilmente di intelligenza) più alto, non deve temere il mancato ricambio generazionale al suo vertice: quella tedesca è una società dove il merito paga.

Fin da ora sarebbe auspicabile che Merkel e la Germania si liberino di quella tendenza al pregiudizio, che è uno dei limiti ricorrenti della mentalità tedesca. Guardino in politica estera alla novità rappresentata da Donald Trump, un pragmatico che mette in discussione la Nato, organizzazione che grava moltissimo sui bilanci degli Stati membri e in 67 anni di vita ha fatto tre cose (guerra in Kosovo, comando delle operazioni in Afghanistan, eliminazione di Gheddafi determinando anarchia e flusso di migranti sulle coste italiane, con indebolimento anche politico dell’Ue).

Trump insinua il dubbio: l’industria bellica produce, non solo per fare le guerre, ma in quanto finanziata dalla Nato, che le guerre non le fa e neppure interviene per interromperle (doppio guadagno). Sarebbe l’occasione di mettere in discussione la politica Usa del “divide et impera”, basata sulla storica alleanza col Regno Unito (Usa e Uk sorta di gatto e volpe del mondo). Non a caso Barack Obama si è congedato elogiando la Nato e a uscire dall’Unione europea è stata la Gran Bretagna (Brexit) inferendo un colpo terrificante. Trump è così pragmatico che metterebbe in discussione anche la relazione con la Gran Bretagna, nonostante è consapevole del legame tra finanza londinese e americana. Una grande occasione per la Germania di Merkel. Rimane l’incognita Vladimir Putin, anch’esso pragmatico - e che per questo tratterà bene con Trump - ma che non ha alle spalle una vera democrazia. Quest’ultimo aspetto (proprio anche della Cina) potrebbe essere il punto di prospettiva di Merkel.

Ernesto Vergani