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Nucleare, Wall Street Journal: possibili test cinesi preoccupano gli Usa

È possibile che la Cina stia compiendo in segreto test nucleari con una potenza esplosiva molto bassa nonostante le rassicurazioni di Pechino sulla rigorosa adesione a un accordo internazionale che vieta tutti i test nucleari. È quanto riporta in esclusiva il Wall Street Journal citando una relazione del dipartimento di Stato americano sul controllo degli armamenti non ancora resa pubblica.

Il rapporto non fornisce prove delle violazioni cinesi, ma cita una serie di attività che "suscitano preoccupazioni" secondo cui Pechino potrebbe non rispettare il divieto di test sulle armi nucleari a "rendimento zero". Le preoccupazioni derivano dall'elevato ritmo di attività nel sito di test cinese di Lop Nur, da ampi scavi sul sito e dal presunto uso da parte della Cina di camere speciali per contenere le esplosioni. Un altro fattore che alimenta i sospetti statunitensi è l'interruzione negli anni passati delle trasmissioni di dati dalle stazioni di monitoraggio sul territorio cinese progettate per rilevare emissioni radioattive e scosse sismiche. 

Le accuse dell'amministrazione americana sono riportate in una relazione non riservata di una revisione annuale della conformità internazionale agli accordi sul controllo degli armamenti. La revisione è in preparazione da diverso tempo ed è probabile che, una volta pubblicata, aumenterà le tensioni esistenti sulla gestione della pandemia di coronavirus in Cina, la sua militarizzazione del Mar Cinese Meridionale e le controversie commerciali. Inoltre arriva nel momento in cui il presidente, Donald Trump, cerca di avviare colloqui sulle armi nucleari con Pechino nella speranza di negoziare un nuovo accordo che includa anche la Russia e copra tutte le armi nucleari.

"Se gli Stati Uniti temono che i test nucleari siano stati effettuati dalla Cina, dovremmo discutere delle nostre preoccupazioni con Pechino e discutere dei modi per creare fiducia nel fatto che tali test non si stiano verificando", ha affermato Steven Andreasen, massimo funzionario del Consiglio di sicurezza nazionale sul controllo degli armamenti durante l'amministrazione Clinton.

L'accordo al centro della controversia è il trattato sul divieto globale di test nucleari, concluso nel 1996. L'accordo consente una serie di attività volte a garantire la sicurezza e l'affidabilità delle armi nucleari, compresi gli esperimenti che coinvolgono materiale fissile, purché non produca una resa esplosiva nucleare. Il trattato non è legalmente in vigore perché non ratificato da un numero sufficiente di Stati, sebbene le maggiori potenze, tra cui Stati Uniti e Cina, affermino di rispettarne i termini. Entrambi firmarono l'accordo ma mai lo ratificarono.