Esteri

Russia, torna la statua del papà della polizia segreta. Ombra Servizi su Putin

di Redazione Esteri

Inaugurata una copia della statua di Dzerzhinsky abbattuta nel ’91

"I Servizi controllano tutta la Russia". Anche sulla ribellione di Prigozhin c'entrano loro...

Il fragore della guerra in Ucraina fa passare in secondo piano molte altre notizie dalla Russia. Qualche giorno fa, tuttavia, i servizi segreti russi hanno fatto silenziosamente qualcosa di piuttosto strano. Sergei Naryshkin, direttore dello Sluzhba Vneshnei Razvedki, o SVR (la versione russa della CIA), ha inaugurato una statua di Feliks Dzerzhinsky, il fondatore della polizia segreta sovietica.

A prima vista, questo sembra un altro segno della nostalgia del Presidente Vladimir Putin per i bei tempi della repressione sovietica, quando un giovane aspirante poliziotto segreto poteva vivere una vita confortevole intimidendo i suoi vicini e tormentando i suoi concittadini. Ma la ricomparsa di un monumento a questa odiata figura della storia sovietica potrebbe essere legata più alla politica dell'élite russa che alla nostalgia di Putin.

La vicenda, raccontata da The Atlantic, viene riportata anche dal Corriere della Sera, che parla del libro basato su nuove fonti e documenti inediti dell’intelligence moscovita, From Red Terror to Mafia State (in uscita a ottobre per Gibson Square Books) parte proprio dal ruolo cruciale avuto da Dzerzhinsky nella Rivoluzione d’Ottobre, per arrivare all’inizio del Terzo Millennio, quando l’ascesa di Putin alla presidenza ha segnato a suo avviso il successo definitivo del lungo lavorio.

Come scrive il Corriere della Sera, "l’intelligence sovietica e russa è sempre stata infatti (e rimane tuttora) tentacolare e segreta: «I suoi membri non vanno mai in pensione, dopo gli anni di servizio passano alla cosiddetta riserva attiva, concepita per infiltrare la società ad ogni livello: banche, case editrici, imprese, media, associazioni, partiti. Nessuno ufficialmente sa che sono agenti, e chi lo sospetta non può farne il nome perché è un segreto di Stato il cui disvelamento è severamente punito dalla legge. Quando Putin è arrivato al potere ogni tessera era già al suo posto. È così che ha potuto consolidare il suo potere, controllare l’opposizione, la Duma, le aziende, tutte ampiamente infiltrate»". 

Secondo Felshtinsky, perfino la ribellione di Evgenij Prigozhin va inquadrata nel Deep State rappresentato dai servizi: «Le intelligence creano sistemi paralleli non apertamente legati allo Stato. Il Fsb lo ha fatto con il gruppo Wagner. Ci sono stati disaccordi tra Putin e i servizi, scontenti che dopo un anno e mezzo la guerra non sia andata come previsto. All’inizio l’intelligence era totalmente al fianco di Putin, la decisione di invadere l’Ucraina l’hanno presa in cinque e tre di loro — oltre a Putin, Patrushev e Bortnikov — erano uomini dell’Fsb, gli altri erano militari, Shoigu e Gerasimov. Oggi queste persone sono in disaccordo, non è chiaro su cosa. Penso che certi dirigenti dell’Fsb trovino controproducente e suicidario il richiamo alla minaccia nucleare. E comunque sappiamo con certezza che Putin ha tentato di sottrarre Wagner al controllo dei servizi, per farla passare sotto l’autorità del ministero della Difesa".