Esteri

Russiagate, Cohen: "Trump gestiva affari a Mosca durante campagna elettorale"

Choen, ex avvocato di Donald Trump parla del caso "Russiagate" davanti al Congresso e dice: "Negoziavo per lui in Russia ma mi chiese di mentire"

Michael Cohen, ex avvocato di Trump, inguaia il Presidente americano sul caso Russiagate

Michael Cohen, ex avvocato di Donald Trump e suo legale per più di dieci anni, parla davanti al Congresso e racconta la sua versione dei fatti. La testimonianza, iniziata poco dopo le 16 italiane, era molto attesa perchè Cohen è stato uno degli uomini più vicini al presidente americano anche durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 2016. Nella dichiarazione di apertura, Cohen ha detto che "presenterà documenti inconfutabili e informazioni accurate" sugli anni in cui ha lavorato per il Presidente. "Ho chiesto alla commissione di garantire la protezione della mia famiglia dalle minacce presidenziali", ha esordito. "Mi vergogno della mia debolezza e della mia lealtà malriposta - delle cose che ho fatto per il signor Trump nel tentativo di proteggerlo e promuoverlo. Mi vergogno perché so cosa è il signor Trump, è un razzista, è un truffatore, è un imbroglione".

Sugli investimenti a Mosca "Trump ha mentito agli americani". L'avvocato ha confermato che Trump sapeva in anticipo che Wikileaks - il sito fondato da Julian Assange - era in possesso di e-mail piratate potenzialmente dannose per l'allora sua rivale Hillary Clinton candidata democratica alla presidenza e che le avrebbe pubblicate. Il presidente, inoltre, dice l'ex legale, lo spinse a mentire sul progetto di una Trump Tower a Mosca, progetto che andò avanti anche durante la campagna elettorale del 2016. Non fu, ha detto Cohen, un ordine esplicito: "Io stavo negoziando per lui in Russia, ma lui mi guardò negli occhi e mi disse che non c'era alcun business in Russia. Poi andò fuori e mentì agli americani affermando la stessa cosa. In questo modo stava dicendo anche a me di mentire".

Secondo Cohen Trump mentì sull'accordo immobiliare perché non prevedeva di vincere le elezioni e perché puntava a guadagnare centinaia di milioni di dollari dal progetto. Trump ha ripetutamente negato di aver gestito affari con Mosca durante la campagna elettorale e ha più volte detto di non essere stato a conoscenza in anticipo dell'incontro del giugno 2016 alla Trump Tower di New York, in cui un delegato del governo russo offrì materiale scomodo su Clinton al figlio Donald Trump Jr e ad altri funzionari della campagna elettorale repubblicana. Cohen invece ricorda che nel 2017, quando lesse notizie sull'incontro, "qualcosa scattò nella mia mente". Dice di ricordare una riunione con Trump nel giugno 2016 in cui il figlio, Trump Jr, entrò nella stanza, si avvicinò al padre e disse sottovoce: "L'incontro è sistemato". Il magnate rispose, secondo Cohen: "Ok, bene, fammi sapere". Il legale sostiene di non aver mai creduto che il figlio del futuro presidente avrebbe organizzato un importante incontro senza prima consultarsi con il padre.

"Sapevo anche che nulla accadeva nel mondo di Trump, soprattutto la campagna elettorale, senza conoscenza e approvazione di Trump. Quindi ho concluso che Don Jr si riferisse all'incontro del giugno 2016 alla Trump Tower, sul materiale scomodo su Hillary con la persona russa". "Non ho prova della collusione con i russi". L'avvocato ha anche precisato però di non avere prove dirette che Trump o la sua campagna fossero collusi con la Russia per ostacolare la corsa alle presidenziali di Clinton, ma di sospettarlo.

Trump è un "razzista", ha affermato: "un giorno mi disse che le persone nere non avrebbero mai votato per lui perché erano troppo stupide", ha raccontato l'ex legale. "Quando l'ho conosciuto, era un uomo di successo, sentivi di essere coinvolto in qualcosa di ancora più grande di te stesso. Ho lavorato all'inizio per i suoi affari immobiliari, ma poi mi ha fatto entrare nei suoi affari privati. Ma il signor Trump è un enigma. È il male e il bene. È capace di atteggiamenti gentili, ma non è gentile. È capace di comportamenti leali, ma fondamentalmente non è leale. Non si aspettava di vincere le elezioni, non ha mai avuto intenzione di guidare questo Paese ma la considerava un'opportunità di marketing. Mentire era normale e nessuno attorno a Trump lo ha mai sottolineato".

Trump: "Mente per evitare il carcere"

Trump gli avrebbe anche ordinato di pagare 130 mila dollari all'attrice porno Stormy Daniels per coprire una relazione in violazione delle leggi sulla campagna elettorale, e avrebbe anche detto a Cohen di mentire a riguardo alla first lady Melania Trump. Da Hanoi, dove è impegnato nel vertice con Kim Jong-un, Trump ha risposto alle anticipazioni della stampa Usa riguardo alla testimonianza del suo ex avvocato: "Michael Cohen è stato uno dei tanti avvocati che mi hanno rappresentato (sfortunatamente). Aveva anche altri clienti", ha scritto il presidente Usa su Twitter. "E' stato appena radiato dalla Corte suprema statale per aver mentito e per frode. Ha fatto pessime cose non legate a Trump. Sta mentendo per farsi ridurre la pena in carcere".