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Stop al gas russo, ma la Slovacchia mette Zelensky e l'Ucraina alle strette: il ricatto

Una mossa che sembra l’ennesimo tentativo di mettere in difficoltà Kiev. Il commento

di Francesco Crippa

Stop al gas russo, ma la Slovacchia mette Zelensky e l'Ucraina alle strette

In seguito allo stop del flusso di gas russo attraverso l’Ucraina deciso da Volodymyr Zelensky, il primo ministro slovacco Robert Fico ha minacciato di sospendere gli aiuti economici previsti per i circa 130mila ucraini rifugiati in Slovacchia.

La decisione di Kiev di non rinnovare l’accordo quinquennale con Gazprom, il colosso russo del gas, era nota da tempo e nei mesi scorsi Fico l’aveva più volte criticata, denunciando i rischi economici per il proprio paese e per l’Europa in generale. La posizione di Zelensky, però, è stata irremovibile e dal giorno di Capodanno lo stop al passaggio di gas russo è in vigore. Basta “guadagnare altri miliardi sul nostro sangue”, il commento del presidente ucraino.

Per Fico, che ha parlato in un video diffuso su Facebook, lo stop avrà “conseguenze drastiche” più sull’Unione europea che sulla Russia. Una posizione respinta dalla Commissione europea, che al contrario ha parlato di impatto “limitato” poiché la maggior parte dei paesi membri ha diversificato le proprie fonti di approvvigionamento energetico da quando è incominciata la guerra. “I 14 miliardi di metri cubi all'anno che attualmente transitano attraverso l'Ucraina possono essere completamente sostituiti da importazioni di Gnl e gasdotti non russi attraverso percorsi alternativi”, aveva dichiarato a dicembre un portavoce al giornale Euronews.

Dal canto suo, la Slovacchia non dovrebbe risentire troppo dello stop, come del resto affermato dallo stesso Fico. Negli ultimi tempi, infatti, Bratislava ha siglato alcuni accordi proprio per diversificare le fonti. In questo modo importerà gas naturale dall’Azerbaigian e gas liquefatto statunitense attraverso la Polonia, canali cui vanno aggiunti i gasdotti austriaci, ungheresi e cechi collegati alla Slovacchia. Secondo i dati di Gas Infrastructure Europe, le riserve slovacche in questo momento sono piene al 75,6%, tre punti percentuali sopra la media europea.

Una crisi energetica, dunque, sembra lungi dal materializzarsi. Tuttavia, per Fico il danno economico derivante dalla mancata riscossione delle tasse di transito del gas verso altri paesi è stimabile in circa 500 milioni di euro, motivo per cui non solo ha preso in considerazione l’ipotesi di tagliare gli aiuti ai profughi ucraini (130.532 all’8 dicembre secondo i dati dell’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati) ma anche quelle di chiedere risarcimenti e di stoppare le forniture di energia elettrica a Kiev.

Una mossa che sembra l’ennesimo tentativo di mettere in difficoltà Kiev, nella speranza di accelerare in questo modo le trattative di pace. La vicinanza del premier slovacco alla Russia, del resto, è cosa nota e lo stesso Zelensky ha accusato Fico di aiutare il Cremlino a “finanziare la guerra e a indebolire l'Ucraina”.

Il mese scorso, il premier slovacco è volato a Mosca per incontrare Vladimir Putin e discutere con lui di come continuare le forniture di gas. Per Zelensky, gli sforzi di Fico in questo senso rappresenterebbero un tentativo di aprire, su ordine della Russia, un “secondo fronte energetico” contro l’Ucraina.