Esteri
Transnistria, Danzica del XXI secolo? Mosca apre un fronte con la Romania
Nella bandiera ci sono ancora la falce e il martello
La Russia esercita tuttora una forte tutela sul territorio - anche militare - che, nel contempo, la Moldavia non ha smesso di rivendicare come proprio. Dal canto suo la Romania, che ha governato il territorio dal 1941 al 1944, quando era alleata della Germania di Hitler, rivendica il territorio, una cui parte è anche in Ucraina. Infatti Bucarest, durante il giugno 1992, diede un supporto militare alla Repubblica di Moldavia sperando di contrastare una possibile deriva filorussa, come del resto successe poi con la Crimea. Ci furono anche volontari rumeni che controbilanciarono quelli russi e ucraini nella guerra civile del 1992 che sancì la separazione tra i due Paesi prevedendo però la permanenza di 1.500 militari russi nella base militare presso il villaggio di Cobasna, dove c’è un ingente deposito tattico di armamenti che potrebbero essere ora fondamentali per sferrare un attacco verso la Moldova o la stessa Ucraina, da Est.
Il Capo dello Stato è Vadím Nikoláevič Krasnosél’skij (riconfermato nel 2021), un politico moldavo di origine russa.
Una particolarità non molto nota della Transnistria è che la sua bandiera riporta ancora la falce e il martello simbolo dell’Unione Sovietica ed è quindi l’unico territorio indipendente de facto europeo a farlo. Altri simboli del potere sovietico sopravvivono nella capitale Tiraspol: l’immancabile statua di Lenin davanti al palazzo del Soviet Supremo e i nomi delle strade che sembrano essere rimaste congelate nel tempo: “Via Marx” e similari fanno bella mostra di sé.
Naturalmente, il mito dell’Urss è anche alimentato per motivi commerciali e per i turisti: è il caso del caratteristico bar ristorante Volna, incastonato tra i palazzoni soviet-style del centro. Il banco è circondato da monili del regime per la gioia dei turisti e della signora che gestisce il locale.
La Transnistria è poco conosciuta in Italia se non tra pochi “addetti ai lavori”: personale diplomatico e forse qualche politico con minime conoscenze di geografia, ma è una terra particolare che è uno dei confini “de facto” tra Occidente ed Oriente, una sorta di Checkpoint Charlie non più situato nella Friedrichstraße a Berlino Est, ma sul fiume Dnester.
Da qualche giorno questa striscia di terra di 4.000 Km quadrati e poco meno di 600mila abitanti tra la Moldavia e l’Ucraina è al centro dell’attenzione mondiale perché potrebbe rappresentare un nuovo fronte ad Est della guerra tra Ucraina e Russia.
Qualche giorno fa Putin ha revocato il decreto del 2012 in cui si parlava “di risoluzione del problema della Transnistria” grazie al “rispetto della sovranità e della integrità territoriale della Moldavia”. Infatti la Russia non ha mai riconosciuto la Repubblica di Transnistria ritenendola più utile da giocare come “entità territoriale rivendicata” sul tavolo dei negoziati diplomatici. Ora tutto è cambiato.
Una chiara risposta all’escalation Occidentale di aiuti all’Ucraina e della visita del presidente Usa Joe Biden a Kiev.