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Turchia, Erdogan vuole la maggioranza assoluta. Così diventerà un autentico Sultano

Il Partito giustizia e sviluppo (Akp) sarà con tutta probabilità il primo gruppo politico nell’Assemblea nazionale turca anche dopo le elezioni parlamentari del prossimo 7 giugno. Tuttavia ciò potrebbe non bastare al leader Ahmet Davutoglu e al presidente Recep Tayyip Erdogan per dichiararsi vincitori della prossima tornata elettorale. La soglia del successo per l’Akp è l’elezione di 330 deputati su un totale di 550 seggi disponibili, ossia il numero necessario per approvare una nuova Carta costituzionale e trasformare il sistema turco da parlamentare in presidenziale senza l’appoggio degli altri partiti, sottoponendola quindi al voto dei cittadini turchi con un referendum.

Per raggiungere tale risultato, l’Akp dovrà ottenere almeno il 46-47% dei voti e sperare che il Partito democratico dei popoli (Hdp), molto popolare nelle zone a maggioranza curda, non superi il 10% dei consensi. La legge elettorale turca prevede, infatti, che sia possibile eleggere dei deputati in parlamento soltanto superando tale soglia. L’esclusione dell’Hdp dall’assemblea nazionale avrebbe come principale conseguenza che il numero di seggi disponibili per gli altri partiti sarebbe più alto, e ciò avvantaggerebbe con ogni probabilità l’Akp.

Scenario 1: l’Akp ottiene più di 330 seggi

Sebbene i principali istituti di sondaggi concordino nell’assegnare all’Akp una percentuale compresa tra il 40 e il 44% dei voti e un numero di seggi inferiore a 330, non è improbabile che l’Akp riesca a ottenere una percentuale di consensi superiore al 46-48% su base nazionale. Qualora ciò accadesse e l’Hdp non riuscisse a superare la soglia del 10% dei voti, l’Akp avrebbe un numero di parlamentari sufficiente per redigere una nuova Costituzione e sottoporla a referendum. In caso di approvazione, i poteri del presidente sarebbero rafforzati e ciò consentirebbe a Erdogan di assumere un ruolo centrale nel sistema politico turco che, se non accompagnato da un adeguto meccanismo di checks and balances, potrebbe risultare in un’accentuazione delle tendenze autoritarie in atto.  Se, nell’ipotesi più favorevole per il partito di governo, l’Akp riuscisse ad ottenere una maggioranza di 367 seggi, avrebbe i numeri  per modificare la carta fondamentale senza ricorrere al referendum confermativo.

Scenario 2: L’Akp ottiene tra 276 e 330 seggi

Nel caso in cui l’Akp si attestasse intorno al 44% dei voti potrebbe avere un numero di seggi sufficiente a formare un nuovo governo senza l’appoggio di altri partiti politici. Tuttavia, tale risultato costringerebbe l’Akp ad accordarsi con le altre formazioni presenti in parlamento per modificare la Costituzione. L’unico partito favorevole a cambiamenti della carta fondamentale turca è l’Hdp, che da un lato è interessato ad ottenere una più ampia decentralizzazione del potere e maggiori garanzie per i diritti delle minoranze, mentre dall’altro è contrario a una riforma in senso radicalmente presidenzialista del sistema di governo turco.

In tale scenario, l’approvazione di una nuova Costituzione nella direzione auspicata dall’Akp risulta difficile ma ciò non impedirebbe al partito di adottare una prassi di governo che nei fatti la carta fondamentale turca. Il ruolo attivo assunto da Erdogan nelle scelte politiche degli ultimi mesi e nella campagna elettorale rappresentano già un primo passo verso il presidenzialismo, considerato che la carta fondamentale della Turchia attribuisce al presidente della Repubblica un ruolo super-partes di garanzia e vigilanza delle istituzioni.

Scenario 3: L’Akp ottiene meno di 276 seggi

È lo scenario peggiore per l’Akp, che sarebbe costretto per la prima volta a formare un governo di coalizione.Tale ipotesi non è ritenuta del tutto remota dai sondaggi e potrebbe concretizzarsi qualora l’Akp non riesca a superare il 40-42% dei consensi e l’Hdp ottenesse più del 10% dei voti. Tali risultato avrebbero come conseguenza di eleggere un parlamento bloccato, costringendo il partito di maggioranza a cercare l’accordo con almeno uno degli altri partiti su ciascun provvedimento. Tale eventualità renderebbe molto difficile la formazione ed, eventualmente, l’azione di governo e potrebbe portare addirittura a elezioni anticipate.

Tale ipotesi è resa ancora più problematica dalla crescente polarizzazione della politica turca. Al momento è impensabile che uno dei partiti di opposizione decida di allearsi con l’Akp per formare un governo, visto che questi gruppi hanno impostato la loro campagna elettorale sulla critica radicale alle politiche di Erdogan e Davutoglu. Qualsiasi accordo con i loro avversari politici rischierebbe di costare molto caro in termini di consenso, anche perché la loro base elettorale ritiene che impedire all’Akp di governare sia il primo obiettivo da raggiungere. Tale contrapposizione tra le forze politiche rende perciò molto complicato ipotizzare un governo di coalizione, che faticherebbe a trovare elementi di convergenza su cui basare la sua azione politica. Inoltre, tale scenario sembrerebbe prospettare una situazione di ingovernabilità che, in un periodo di rallentamento dell’economia, rischia di avere conseguenze imprevedibili.

Da ispionline.it