Turchia, Gabriele Del Grande in carcere: l'Europa silenziosa teme Erdogan
La Turchia di Erdogan, la violazione dei diritti e l'Europa silenziosa: il sequestro di stato per il nostro Gabriele Del Grande che si trova ancora in carcere
ERDOGAN VINCE IL REFERENDUM IN TURCHIA: DITTATURA E DIRITTI VIOLATI
Dopo i risultati del referendum in Turchia, che hanno garantito al presidente turco Erdogan 'superpoteri' per gli anni a venire cancellando dal vocabolario turco la parola democrazia, il silenzio dell'Europa è diventato assordante.
Una vittoria politica drammatica che ha spaccato il paese ormai in piena dittatura. E in questo momento così preoccupante e di palese violazione dei diritti il basso profilo tenuto dall'Europa e dall'Italia è davvero inquietante ma spiegabile solo perché gli Occidentali hanno paura di pesanti ripercussioni.
TURCHIA UN GRANDE CARCERE PER GIORNALISTI
Se non fosse per un giustificato timore i motivi per mostrare dissenso sarebbero molti: tra questi le 120000 persone attualmente in carcere, i 149 giornalisti detenuti accusati, non di crimini giornalistici, ma di atti legati al terrorismo. Accuse forti che prevedono persino l'ergastolo. Nell'elenco di abusi pure i dubbi sulla regolarità delle votazioni nel referendum.
IL GIORNALISTA GABRIELE DEL GRANDE ANCORA SEQUESTRATO IN CARCERE IN TURCHIA
E per finire, di queste due settimane, un altro smacco riguardante il nostro paese: il sequestro di stato del giornalista Gabriele Del Grande, detenuto già da giorni senza, al momento, accuse di alcun genere.
Il governo turco, infischiandosene della Convenzione di Vienna del 1963, che prevede innanzitutto diritti di assistenza diplomatica, lo ha spostato in altre località e forse solo oggi, dopo giorni di ritardo, avverrà il tanto atteso incontro con l'ambasciatore italiano.
GABRIELE DEL GRANDE IN CARCERE IN TURCHIA: RISCHIO DI ACCUSE PESANTI
Il rischio pesante che, allo scadere dei 14 giorni che obbligherebbero al rilascio in assenza di accuse, saltasse fuori qualcosa di 'costruito' inerente al terrorismo.
Speriamo non succeda ma la detenzione di giornalisti può essere una strategia per mantenere pressione sui paesi ed evitare rimostranze sui gravi fatti che, in Turchia , stanno avvenendo.
TURCHIA: IL PROFILO BASSO DELL'EUROPA
Insomma nonostante il paese sia diviso contro questa palese dittatura nata da un voto di dubbia regolarità, nonostante la Turchia sia diventata il più grande carcere per giornalisti al mondo e pure per persone libere che dissentono, l'Occidente tiene un profilo basso.
Per prima cosa è troppo alto il rischio che il sultano turco decida di chiudere occhi e orecchie sull'accordo di contenimento dei migranti e ci inondi di sbarchi.
TROPPI ERRORI DELL'OCCIDENTE CON SIRIA E LIBIA
Secondo troppo recenti sono i danni giganteschi provocati dagli errori fatti con Saddam Hussein e Muhammad Gheddafi. Errori strategici che hanno aperto le porte al caos nei territori e al terrorismo dell'Isis.
Erdogan è ora visto come l'unico baluardo per mantenere un certo ordine in un territorio grande come quello turco. In fondo oltre 21 milioni di turchi riconoscono Erdogan loro presidente legittimo.
Libia e Siria sono polveriere già sufficientemente preoccupanti nello scenario mondiale. Sarebbe gravissimo creare un altro fronte.
TURCHIA: L'EUROPA A BASSO PROFILO PER PAURA
Quindi, in nome della paura di ripetere tali drammatici errori, l'Europa ha scelto di tacere e passare sopra alla 'morte della democrazia' in un paese che dovrebbe entrare nel club europeo.
Un club che si fregia essere il più liberale e democratico al mondo.