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Esteri
Ucraina, nessuna ambiguità della Chiesa: Papa sta con Zelensky contro Putin
Zelensky in visita alla regione di Odessa

Guerra in Ucraina, nessuna ambiguità della Chiesa: Papa Francesco sta con l’Ucraina aggredita da Putin

Sono passati esattamente 19 mesi da quando, il 24 febbraio 2022, la Russia invadeva militarmente l’Ucraina e non ci sono segnali di stop alla guerra, neppure di avvio delle trattative di pace. Putin si sta preparando al prolungamento del conflitto che avrà costi umani ed economici sempre più pesanti per la Russia e per l’Ucraina con ripercussioni negative a livello internazionale. Il rischio è l’estensione della guerra. Comunque, anche se il conflitto rimanesse dov’è oggi, i costi in vite umane aumenteranno ancora così come si moltiplicheranno i costi economici anche per Europa e Usa che non possono dare forfait. Non ci sono cifre ufficiali. Tuttavia si parla già di almeno 50 mila soldati morti e di oltre 250 mila soldati feriti russi rispetto a 25 mila morti e 175 mila feriti ucraini. A questi vanno aggiunti i civili ucraini: almeno 10 mila morti e 20 mila feriti. Oltre 4 milioni sono i profughi che hanno lasciato l’Ucraina dall’inizio dell’invasione.

Ci sono poi i costi economici. La Russia ha già speso più di 150 miliardi di dollari. Ogni battaglione di Putin al fronte costa circa 1,2 miliardi al mese: oggi a combattere in Ucraina ci sono più di 200 battaglioni. La guerra pesa economicamente anche ai Paesi Nato che fin qui hanno dato armi all’Ucraina per un valore di 65,34 miliardi di euro di cui 44,34 miliardi (il 67,9% del totale) inviati dagli USA. Fin ora l’Italia ha consegnato armi per quasi 700 milioni di euro, ottavo fra i Paesi sostenitori della difesa dell’Ucraina. Kiev sta ricevendo anche altre tipologie di aiuti, di tipo finanziario (fin ora 66,21 miliardi) e umanitario (12,08 miliardi). Poi ci sono i rifugiati la cui gestione, per ora, tocca i 30 miliardi. Cifre da capogiro. Ma questo è “poco” se si considera che niente è escluso, anche l’allargamento del conflitto. In questa drammatica partita, dove la diplomazia internazionale non tocca palla, qual è stato e qual è il ruolo della Chiesa cattolica? Significative, in tal senso, le ultime dichiarazione del Segretario di Stato del Vaticano Monsignor Paul Richard Callagher intervenendo l’altro ieri in nome e per conto di Papa Francesco al Consiglio di Sicurezza  dell’Onu per chiedere che la guerra sia fermata: “Questo dibattito si svolge nel contesto della guerra crudele e insensata contro l’Ucraina che, con grande sacrificio, difende la sua sovranità e l’inviolabilità dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale”. 

La Santa Sede non assume le vesti di Ponzio Pilato: “E' vicina all’Ucraina e ne sostiene pienamente l’integrità territoriale e continua a impegnarsi in iniziative umanitarie volte ad alleviare le sofferenze della popolazione ucraina, soprattutto quella parte più debole e vulnerabile”.Poi l’affondo di mons. Gallagher: “In questa guerra crudele, la Santa Sede sta con Kyiv”. Se Lavrov (e Putin) pensava di aver trovato una sponda vaticana nell’opera di destabilizzazione a sostegno di Kyiv, dopo l’intervento dell’inviato del Papa all’Onu, tale opzione è cancellata. Così cade anche l’ambiguità di certi cattolici, non solo italiani, che continuano a dire: “Hanno torto tutti e due, sia Putin che Zelensky”.

Resta il dato politico centrale: c’è un aggressore e un aggredito. E’ innegabile che l’attacco russo all’Ucraina ha messo a repentaglio l’intero ordine globale. Anche l’ONU è stato privato della sua autorità. Se questa guerra non verrà fermata il mondo intero rischia di sprofondare. Putin fa orecchie da mercante incurante della storia con tante mediazioni tentate dai Papi nelle guerre. Nella conferenza di Jalta dal 4 all’11 febbraio 1945 fra i leader delle tre potenze alleate (Churchill, Roosvelt, Stalin) di fronte a chi gli faceva presente le esigenze di Pio XII sull’assetto europeo il capo del Cremlino chiese sarcasticamente: “Quante divisioni ha il Papa?”. Otto anni dopo,  nell’apprendere la notizia della  morte del dittatore dell’Urss, Pio XII commentava: “Ora potrà vedere quante divisioni noi abbiamo lassù”. Oggi l’armata del Vaticano è composta da 125 giovani soldati svizzeri. Senza gli alleati occidentali, Zelens’kyi e il suo esercito crollerebbero in poco tempo. Una cosa è certa: l’Ucraina non può perdere questa guerra perché significherebbe legittimare l’aggressione di Putin aprendo la strada all’abisso. Fatte le debite differenze, non fu così con l’aggressione di Hitler alla Polonia il 1° settembre 1939, pretesto per l’inizio della seconda guerra mondiale? 

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