Esteri
Guerra Ucraina, Kiev come Kabul? Il rischio di perdere il sostegno americano e l'ombra di un fallimento stile Afghanistan
Il timore è che lo stop agli aiuti militari voluto dagli Usa non porti alla pace ma spiani la strada a una completa invasione russa

Ucraina, un altro Afghanistan? Paure e dubbi sul disimpegno di Trump. Analisi
Kiev come Kabul. Dopo l’annuncio della volontà di Donald Trump di interrompere il sostegno militare a Volodymyr Zelensky, il timore che serpeggia è proprio questo: che l’Ucraina si trasformi in un nuovo Afghanistan. Nel 2021, dopo vent’anni di impegno politico e militare e miliardi di dollari investiti per costruire pace e democrazia, il ritiro delle truppe statunitensi ha consegnato il paese nuovamente nelle mani dei talebani. Ora, la paura è che si ripeta la stessa dinamica, cioè che senza il supporto di Washington prima o poi l’Ucraina cada in mano russa.
Il disimpegno americano non è ancora stato messo nero su bianco. A rilanciare la notizia è stata Bloomberg poco prima dell’una di notte ora italiana: Trump avrebbe dato mandato al capo del Pentagono, Pete Hegseth, di firmare una disposizione per interrompere qualsiasi fornitura di munizioni e mezzi militari. Il Washington Post ha confermato la voce, citando due fonti anonime con competenze sull’argomento. Da quanto filtra, è solo questione di ore per l’annuncio ufficiale, tanto che da parte ucraina si è già iniziato a fare i conti. Secondo Fedor Venislavsky, deputato della Verkhovna Rada, il Parlamento di Kiev, il margine di sicurezza ora è di soli sei mesi. Una coperta molto corta, che non si sa ancora bene quanto potrà essere allungata dal nuovo piano di armamento dell’Unione europea presentato da Ursula von der Leyen oggi a Bruxelles.
Un passo indietro che ricorda una scena già vista, anche se con le dovute differenze. L’Ucraina, infatti, è sostenuta dall’Europa, mentre l’Afghanistan aveva affidato la propria pace solo a Washington. Fermo restando che sulla volontà di Vladimir Putin di impossessarsi di tutto il territorio di Kiev non ci sono certezze, sia per la diversa solidità del nemico, sia per il tipo di guerra, la Russia dovrebbe impegnarsi in un conflitto più lungo e difficile di quello che hanno dovuto affrontare i talebani per riprendere il controllo del paese. Insomma, lo scenario peggiore è tutt’altro che alle porte.
Un dato, però, sembra emergere con chiarezza: a Donald Trump non piace tenere il paese impegnato in conflitti che non reputa strategici. Sembra ovvio, ma non è affatto scontato se si tiene conto del fatto che gli Usa, dal 1945 a oggi, si sono impegnati in molti teatri di guerra non solo per legittimi interessi da logica di potenza ma anche per ragioni ideali. Di quest’ultime, a Trump, non interessa. Si tratta di un cambio di passo notevole, ravvisato appunto già nella questione Afghanistan.
In quel contesto, le truppe americane avrebbero dovuto concludere la smobilitazione entro il 2016, ma all’avvio del primo mandato di Trump erano ancora sul territorio. Lo stesso Trump ha inizialmente bloccato il ritiro proprio per evitare di creare “uno spazio per i terroristi” appena partito l’ultimo volo di rientro negli Usa. Nel 2020, però, ha raggiunto un nuovo accordo con i talebani, con il quale Washington si impegnava a ritirare tutte le truppe entro il 1° maggio 2021 in cambio dell’interruzione di tutti i rapporti tra i talebani e gruppi terroristici come Al Qaeda. La smobilitazione, dunque, è avvenuta durante il mandato di Joe Biden, che pure l’aveva ritardata di pochi mesi senza che questo riuscisse a evitare il precipitare degli eventi.
Anzi, l’avanzata dei talebani era ripresa già ad aprile, ancor prima che gli americani se ne fossero andati. Ora, tenendo sempre a mente le differenze di cui sopra, per l’Ucraina lo scenario è simile: senza le armi e le munizioni americane, difendersi sarà più difficile. Proprio per questo, sono già partiti i colloqui con la controparte europea per studiare come muoversi: “Dobbiamo valutare la possibilità di acquistare o acquisire equivalenti dai nostri partner europei”, ha scritto su X a questo proposito il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak. “Stiamo facendo un'analisi approfondita, verificando ciò che abbiamo, ciò che può essere prodotto attraverso partnership e ciò che può essere sostituito. Alcune soluzioni possono essere trovate sui mercati commerciali”.