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di Redazione Esteri

Mentre il presidente ucraino rivendica l'annessione della penisola controllata dai russi, in Italia il Senato riconosce la carestia ucraina del '32 un genocidio

Holodomor, riconosciuto dal Senato italiano come genocidio. Zelensky ringrazia

"Accogliamo con favore la decisione del Senato italiano di riconoscere l’Holodomor degli anni 1932-1933 come genocidio del popolo ucraino. Nel 90° anniversario dell’Holodomor, questo passo dimostra che ci sarà giustizia per le vittime passate e presenti del regime del Cremlino!". Con queste parole pubblicate su Twitter, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è rallegrato della decisione dell’Aula del Senato di riconoscere come genocidio l’Holodomor. Con 130 voti favorevoli, nessun contrario e 4 astenuti, l’Aula ha approvato la mozione in cui si afferma che l’Holodomor fu una "carestia deliberata" perpetrata dall’Unione Sovietica di Stalin tra il 1932-1933, causando, secondo le stime, almeno 3 milioni di morti, anche se secondo alcuni storici il numero delle vittime è più alto. La mozione approvata dal Senato vincola il nostro Paese "a promuovere in Italia e all’estero la consapevolezza e il ricordo di questa tragedia".

La lettera dell’ambasciata russa in Italia prima del voto al Senato

Nei giorni prima del voto, l’ambasciata russa in Italia aveva inviato una lettera in cui invitava il Senato a non equiparare i morti della carestia a un "genocidio del popolo ucraino", sostenendo che "fu una tragedia comune, risultato della sovrapposizione di errori gestionali da parte delle amministrazioni regionali delle zone agricole dell’Urss sulle condizioni climatiche sfavorevoli dei primi anni Trenta il cui ricordo unisce i popoli di Russia, Ucraina e Kazakistan". Una lettera che però non è stata accolta, sia da parte del ministro degli Esteri Antonio Tajani ("Dobbiamo tenere aperto il dialogo con Mosca, ma lettere così si rispediscono al mittente"), ma anche da diversi membri dell’opposizione.

Cos’è l’Hodolomor

L’Holodomor è, letteralmente, lo "sterminio per fame" perpetrato dall’Urss sotto la guida di Stalin, nel biennio tra il 1932 e il 1933. L’Urss, tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta, nel tentativo di trasformare l’economia sovietica meno dipendente dall’agricoltura e più incentrata sull’industrializzazione, mise in atto una serie di provvedimenti volti alla statalizzazione dei terreni agricoli presenti sul territorio sovietico.

All’epoca l’Ucraina, che faceva parte dei territori dell’Urss, era considerata un vero e proprio granaio sia per l’Occidente sia per l’Unione Sovietica. E i piccoli proprietari terrieri ucraini, i kulaki, così come i contadini e le loro famiglie si opposero - anche con le armi - alla statalizzazione dei loro terreni. Contro di loro Mosca portò avanti una politica repressiva violenta. Non vennero solo privati dei loro terreni, ma anche delle loro abitazioni e dei propri beni e, secondo le stime di diversi storici, almeno 2 milioni di kulaki vennero deportati nei gulag in Siberia. Oltre alle deportazioni, nei mesi successivi si registrò una significativa riduzione della produzione agricola, che innescò una crisi alimentare e carestia. Una situazione che portò molti cittadini a cercare di spostarsi nei vari territori ucraini per tentare di sopravvivere. Ma Mosca impedì gli spostamenti tra i territori, causando così ulteriori morti per carestia tra la popolazione, non solo nelle aree rurali, ma anche nelle città. Secondo un recente studio demografico, tra il 1931 e il 1934 in Ucraina si registrarono almeno 5 milioni di morti

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