Esteri

Venezuela, ora Maduro serve per il petrolio: improvvisamente è meno cattivo

Nel 2019 era il nemico pubblico delle democrazie liberali numero uno: oggi non se ne parla più e anzi si gode una parziale riabilitazione. Ecco perché

Maduro? Con la guerra in Ucraina serve per il petrolio. E diventa non più così cattivo

Vi ricordate il cattivissimo Nicolas Maduro? Tre anni fa sembrava che tra i principali problemi al mondo ci fosse proprio lui, il dittatore del Venezuela. Poi è successo di tutto, come sappiamo. La pandemia di Covid-19, la guerra in Ucraina, le tensioni tra Stati Uniti e Cina. E le luci della ribalta si sono improvvisamente spente su quello che pareva essere diventato il nemico pubblico numero delle democrazie liberali a partire dagli Stati Uniti.

Ora, però, il cattivissimo Maduro non sembra più così cattivo. Le grandi dinamiche globali stanno indebolendo sempre di più le speranze dei nemici di Maduro, a partire dalla guerra in Ucraina e dalla disperata ricerca degli Stati Uniti e non solo ad alternative al petrolio russo. Il presidente Joe Biden ha dovuto rivalutare i legami con il Venezuela, che possiede le più grandi riserve petrolifere accertate al mondo, ma la cui compagnia petrolifera di Stato, la PDVSA, è sottoposta a sanzioni. Biden ha inviato due volte quest'anno dei negoziatori in Venezuela.

I funzionari insistono sul fatto che i colloqui sono un tentativo di avviare i negoziati con l'opposizione e di liberare i prigionieri americani, due dei quali sono tornati a casa dopo la prima visita a marzo. Eppure gli Stati Uniti sembrano pronti a lasciar fluire il petrolio venezuelano. A giugno, come sottolinea l'Economist, due compagnie petrolifere europee hanno ottenuto il permesso di acquistare petrolio dalla Pdvsa, la prima approvazione di questo tipo in due anni. Chevron, un'azienda energetica occidentale ancora presente in Venezuela, starebbe lavorando a un accordo per spedire il petrolio della sua joint venture con pdvsa direttamente negli Stati Uniti, dopo che pdvsa avrà ridotto la sua partecipazione a poco meno del 50%.

Anche l'avanzata delle sinistre in Sudamerica favorisce Maduro

Per l'amministrazione Biden, queste modalità di ingaggio possono "ridurre il costo politico" di trattare direttamente con Maduro attirando prevedibili critiche dei repubblicani e non solo. Ma una cosa è certa: il mondo ha bisogno di fonti alternative a quelle russe e per questo in molti sono portati a chiudere un occhio e mezzo sul Venezuela, quando prima osservavano Maduro col fucile puntato. 

C'è anche un'altra contingenza più regionale che sembra favorire Maduro e scoraggiare i suoi rivali interni. In Sudamerica sembra infatti avanzare una nuova onda di sinistra. La Colombia ha il suo primo leader di sinistra, Gustavo Petro, ex guerrigliero. Petro ha promesso un disgelo nelle relazioni della Colombia con il Venezuela. E ha subito dichiarato che ripristinerà le relazioni diplomatiche, interrotte dal 2019. Ma anche altrove la sinistra avanza. Nel 2021 è stato eletto il radicale di sinistra Pedro Castillo in Perù, mentre in Cile è arrivato l'altrettanto uomo di sinistra Gabriel Boric.

Senza contare il prossimo possibile ritorno di Lula in Brasile, favorito nella sfida contro il presidente uscente Jair Bolsonaro alle elezioni di ottobre. La guerra in Ucraina e la tendenza politica sudamericana sembrano favorire il ritorno sulla scena diplomatica di Maduro, che ha tenuto duro nel momento più difficile e ora sempra pronto a godersi una parziale riabilitazione.