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Pesticidi nella frutta fresca, ecco la lista di quelli più contaminati
Una recente ricerca ha analizzato diversi tipi di frutta per individuare la presenza eventuali di pesticidi
Frutta contaminata dai pesticidi
La frutta e la verdura costituiscono un elemento essenziale della dieta mediterranea, consumata regolarmente per il nutrimento del nostro corpo.
Negli ultimi tempi, i metodi di coltivazione di questi alimenti hanno subito un'evoluzione significativa. Mentre una parte di essa si basa su tecniche biologiche, come scrive il sito BioPianeta, un'altra parte fa largo uso di pesticidi sempre più avanzati. Nonostante la sicurezza generalmente attribuita ai prodotti ortofrutticoli disponibili nei mercati e nei supermercati, è importante considerare che possono ancora comportare rischi per la salute dei consumatori.
Una recente ricerca pubblicata dalla rivista Il Salvagente ha analizzato diversi tipi di frutta per individuare la presenza eventuali di pesticidi. È emerso che numerosi prodotti contengono componenti proibiti dalle normative dell'Unione Europea, sollevando preoccupazioni circa la loro sicurezza per il consumo umano.
Tra i frutti esotici analizzati, come ananas, mango e avocado, l'indagine condotta da Il Salvagente ha coinvolto 20 campioni provenienti dall'America Latina, tra cui 8 ananas, 6 mango e 6 avocado. Risulta che l'ananas sia il frutto con il più alto tasso di contaminazione, con quattro campioni su otto risultati positivi alla presenza di sostanze nocive non autorizzate dalle normative europee, come l'Alfa-cipermetrina, il Diazinon e l'Imidacloprid, quest'ultimo noto per essere dannoso per le api e l'ecosistema.
Tra i frutti più contaminati dai pesticidi, l'uva si posiziona al primo posto, con il 85% dei campioni analizzati che presentavano tracce di 26 tipi di pesticidi pericolosi. Anche pesche e fragole hanno registrato un alto grado di contaminazione: il 79% dei campioni esaminati risultava positivo per 19 pesticidi. Infine, albicocche e ciliegie hanno mostrato percentuali elevate di contaminazione, con il 75% e il 73% dei campioni rispettivamente.