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Forteto, dure motivazioni sentenza Cassazione Intreccio tra comunità e coop
Forteto, motivazioni sentenza Cassazione. Parole durissime sull'intreccio tra comunità e coop protetta dall'esterno. Qualcuno chiede il commissariamento ma...
Sono 295 le pagine con le quali la Cassazione ha motivato la sentenza di condanna del “profeta” della cooperativa il Forteto, Rodolfo Fiesoli, il capo della comunità/cooperativa di Vicchio (Firenze) che per 30 anni è stato il centro di violenze e orrori su bambini affidati.
Oggi Fiesoli è l'unico in carcere per le condanne. Ma le pagine durissime della Cassazione fugano ogni dubbio sull'intreccio fra comunità e cooperativa, facendo emergere un contesto malato e deformato: "Un coacervo fra lavoro agricolo e nel caseifico e gestione collettiva di minori disadattati in affidamento".
I magistrati dei minori assegnavano alla cooperativa bambini in difficoltà, tolti alle famiglie, che poi venivano sottoposti a violenze fisiche, psicologiche, sessuali e morali. I ragazzini in affido, anche con la sindrome di down, venivano assegnati non a coppie vere ma a due “genitori funzionali” intercambiabili. L'omosessualità era rappresentata come liberatrice dalla materialità e i rapporti eterosessuali venivano banditi, “nella pratica dell'omosessualità, intesa quale mezzo per risolvere i problemi sessuali nell'infanzia dovuti all'omosessualità latente e nella predicazione della inferiorità delle donne rispetto agli uomini perché 'impure e puttane'”, scrivono i giudici.
Una coop che in più non aveva alcuna credenziale a ricevere i minori in affido è stata per decenni protetta da un sistema, spiegano i togati. La sentenza parla di una "cortina di protezione dall'esterno" che impediva di controllare sugli illeciti. Fugato anche il tentativo dei legali di Fiesoli di far valere la "teoria del complotto" nei confronti del "profeta", che a loro dire sarebbe stato vittima, fin dal primo processo alla fine degli anni '70, di un accanimento processuale. Tesi, come si è visto dall'emersione dei fatti, avallata anche da alcuni magistrati che hanno continuato negli anni ad affidargli i minori. Nonostante proprio alla fine degli anni '70 Fiesoli fosse stato arrestato e condannato per violenza sessuale, corruzione di minorenne e maltrattamenti. Con lui il suo braccio destro Luigi Goffredi.
Dalla sua costituzione, il 1977, la cooperativa Il Forteto “era rimasta inalterata” e ferma “la costante natura maltrattante delle regole di vita”, scrivono i magistrati. La comunità/cooperativa tendeva a distruggere i rapporti con la famiglia di origine. I giudici riportano anche la testimonianza terribile di un ospite finito poi suicida, e che parla di “insopportabili condizione di assoggettamento fisico e psicologico dei bambini” che venivano "sfruttati come piccole operai agricoli, con orari e turni di lavoro massacranti”.
Un delirio che aveva come prassi quella di “svalutare e denigrare le famiglie di origine limitanti per la crescita individuale, nell'impedirne o comunque limitarne i contatti, al fine di cessare ogni legame affettivo con la voluta conseguenza di proporsi come unico modello di riferimento all'interno della comunità”.
Fiesoli non era solo, alcuni coimputati si sono salvati grazie alla prescrizione. La sentenza potrà ora sbloccare ed accelerare una serie di procedimenti aperti, a partire dal "Forteto bis" che vede coinvolto soltanto Fiesoli come imputato. E sancendo la veridicità delle testimonianze rese dalle vittime al processo, far scattare per alcuni le accuse di falsa testimonianza sulle dichiarazioni rese al processo di primo grado.
A gennaio di quest'anno, dopo la condanna definitiva di Fiesoli, avevamo intervistato il presidente della commissione d'inchiesta regionale, il dem Paolo Bambagioni che aveva chiesto un intervento per fermare la coop di Vicchio. “Commissariate il Forteto! La cooperativa è nelle mani dei fedelissimi di Fiesoli!”, aveva detto. La commissione d'inchiesta della Regione Toscana aveva approvato all'unanimità una relazione di condanna dove si raccontavano gli orrori e i misfatti del sistema Fiesoli. Quello di Barbagioni era anche un invito al Parlamento e al Governo (al Mise, ministero dello sviluppo economico che può esercitare un controllo sulle cooperative), in quel momento della stessa parte politica, a rivalutare l''ipotesi di commissariare la cooperativa agricola. Col risultato però che Bambagoni venne attaccato da un altro esponente toscano del suo stesso partito. La stessa richiesta di commissariamento era stata avanzata precedentemente da Stefano Mugnai di Forza Italia, anche lui in passato presidente della commissione. Ma a tutt'oggi la coop resta in sella senza interventi di sorta.