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Cop26: un fallimento annunciato. Tra assenze e lacune, è il solito bla bla bla
La conferenza di Glasgow, ancora prima di cominciare, non suscita alcun entusiasmo. Quali sono le ragioni profonde della freddezza verso i temi ambientali?
Ma torniamo alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di domenica. Intervistato da “Bloomberg”, il primo ministro britannico Boris Johnson, che ospiterà il convegno, prevede colloqui “estremamente difficili”. Infatti, il governo britannico si aspetta di accogliere a Glasgow circa 120 capi di Stato e di governo. Ma la situazione non è delle migliori. Considerando quanto detto prima, peseranno alcune assenze illustri: prima tra tutte quella della Regina Elisabetta, che per problemi di salute non potrà aprire l’evento come “padrona di casa”.
Enormemente significative anche le assenze dei presidenti di Cina e Brasile, Xi Jinping e Jair Bolsonaro, e del primo ministro del Giappone, Fumio Kishida. Incerta anche la partecipazione di Narendra Modi, primo ministro dell’India, terzo Paese al mondo per emissioni di gas serra e, dunque, tra i maggiori imputati all’insorgere del climate change. Da parte sua, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden prenderà parte alla Cop26, ma l’inviato Usa per il Clima, John Kerry, ha moderato le aspettative in vista dell’evento in occasione di una intervista la scorsa settimana.
I fondati timori, dunque, sono quelli di trovare una Cop26 senza il minimo entusiasmo, e senza quella voglia collettiva di combattere il problema che noi stessi abbiamo creato.
Perché se la prima e la terza nazione più inquinante non saranno presenti, sarà la prova del fatto che non c’è un interesse profondo in questo piano globale verso la sostenibilità e che, dunque, le possibilità di vedere gli obiettivi realizzati entro il 2050 sono sicuramente sconfortanti.