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Norvegia, balene come cavie: l’ira di scienziati e ambientalisti contro i test

Secondo 50 scienziati internazionali ed esperti di fauna selvatica gli esperimenti provocheranno attacchi di panico e stress "inutili e inaccettabili"

50 scienziati e ambialisti norvegesi non ci stanno: gli esperimenti sulle balenottere minori autorizzati nel programma per la sicurezza alimentare dalle autorità norvegesi, sono "invasivi, rischiosi e totalmente inaccettabili dal punto di vista della conservazione, scientifico e del benessere degli animali”. In base al piano infatti giovani balene saranno catturate in uno stretto di Vestvagoy, sulle isole Lofoten (contea di Nordland), dove transitano per raggiungere il Mare di Barents, in cerca di cibo. Lungo la loro rotta migratoria, per due stagioni consecutive, una dozzina di esemplari giovanili verrà bloccato tra due zattere per un massimo di sei ore: elettrodi attaccati sotto la pelle studieranno come il loro cervello risponde alle diverse frequenze del rumore dell'oceano. Gli animali verranno quindi identificati via satellite e poi rilasciati nuovamente in mare.

L’obiettivo dell’Istituto di ricerca per la difesa norvegese, il cui studio è finanziato dalla Marina Usa, è quello di misurare il livello di tolleranza della specie ai rumori, in particolare l’impatto dei sonar navali e i suoni emessi durante l'esplorazione di petrolio e gas. Gli esperimenti, secondo 50 scienziati internazionali ed esperti di fauna selvatica, provocheranno attacchi di panico, stress e potrebbero ferire le balenottere, fino a causarne la morte. Per questo motivo hanno chiesto a Oslo di cancellarli, con una lettera indirizzata alla premier Erna Solberg, firmata dall’organizzazione per la Conservazione delle balene e dei delfini (Wdc), da esperti di Canada, Perù, Australia e Gran Bretagna. Una petizione per lo “stop al crudele programma” ha già ottenuto oltre 59 mila adesioni. Gli esperimenti erano stati programmati dal 15 maggio al 22 giugno, ma sono stati rinviati per le cattive condizioni meteo. Finora né il governo norvegese né l’ente di ricerca organizzatore hanno risposto alla missiva e all’ondata di critiche.