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Insieme alla plastica le alghe assassine ammazzano i mari dei Caraibi

Daniele Rosa

L’alga dei sargassi, dal 2014, sta soffocando la natura marina e colpendo il turismo

Non solo la plastica sta soffocando il mare, nei Caraibi vi è un altro mostro, nato dal surriscaldamento, che sta soffocando le acque e le spiagge caraibiche.

 

Il mostro è rappresentato dalle alghe del Mar dei Sargassi che già da qualche anno stanno invadendo il Caribe.

Dal 2014 infatti una marea di alghe marroni arriva dal mare, si decompone sulle spiagge e minaccia turismo e ambiente.

Le alghe assassine che soffocano il Caribe

E come è successo?

Il riscaldamento del pianeta ha provocato due fattori: il primo è quello di aver alzato la temperatura degli oceani contribuendo ad aumentare gli elementi nutritivi per questo tipo di alga e secondo di aver modificato le correnti marine.

 

E così dalle coste del Brasile un oceano di alghe si è allargato anche nei Caraibi.

 

Molti i Paesi coinvolti, dal Messico alla Guadalupe, comprendendo anche le spiagge di Miami, molte stupende isole caraibiche sono state invase da una quantità di alghe inimmaginabile.

 

Il ‘sargasso’, l’alga che prende il nome dal mar dei Sargassi da dove nasce, approfitta dell’acqua ricca di nutrienti per riprodursi con estrema facilità.

La forte concentrazione di catene alberghiere e la cattiva gestione delle acque residue hanno contribuito a peggiorare il problema.

Le alghe assassine che soffocano il Caribe

Quando il ’sargasso’ arriva alla spiaggia si decompone e rilascia nell’acqua,oltre ad un odore mefitico, un eccesso di nitrogeno e fosforo. Questi elementi aiutano la crescita di altre alghe in un circuito perverso.

 

Inoltre la marea marrone sta rovinando pure il mare poiché riduce il passaggio della luce e la concentrazione di ossigeno.

 

Solo un paio di osservazioni per dimensionare il problema : in un anno è stato perso il 40% dei coralli del caribe messicano senza contare che tartarughe, pesci e mangrovie già soffocate da tonnellate di plastica stanno soffrendo ulteriormente questa crisi ambientale. Per non parlare della diminuzione , in alcuni paesi, come il Messico, del turismo.

 

Al momento la battaglia contro l’invasione delle alghe è stata fatta praticamente solo dalle catene alberghiere preoccupate dei riflessi sui clienti. Soltanto la Francia ha investito cifre importanti per cercare di soluzione il problema nelle sue isole caraibiche. Ma al momento si usano lavoratori per pulire le spiagge alla mattina presto, barche per raccogliere le alghe in mare e barriere di plastica.

Un po’ come prendere l’aspirina per curare un tumore.

 

Fino ad ora la maggior parte dei turisti, americani e canadesi, non ha percepito totalmente il problema, affascinati ed incantati come sono dalle delizie degli ‘all inclusive’, con self service e bevute a volontà nelle grandi piscine dei resort.

 

Sicuramente però i turisti europei abituati alle coste italiane e a quelle spagnole digeriscono male il non poter nuotare ( soprattutto in luglio e agosto) nei mari da sempre sognati, dopo essersi fatti 10000 km di volo.

 

La mucillagine per le spiagge emiliane fu una disgrazia per qualche anno, poi il problema scomparve quasi del tutto, ma nei Caraibi le alghe sembrano qualcosa di molto molto più complesso.

Un avvertimento drammatico che la natura ci sta dando?