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La corsa verso il nulla. Dieci lezioni sulla nostra società in pericolo
di Alessandra Peluso
Con l'inconfondibile ironia e spiccato acume intellettuale che gli si confà, Giovanni Sartori scrive "La corsa verso il nulla. Dieci lezioni sulla nostra società in pericolo". Non si può non leggere un libro con questo titolo "La corsa verso il nulla"; induce, infatti, immediatamente ad aizzare uno spirito critico, ossia filosofico e, dunque, di ricerca.
Perché si corre, se la direzione è il nulla?
Non si tratta di un dubbio amletico, leggendo il libro appare evidente, ma di una radicale affermazione sotto le mentite spoglie di un interrogativo retorico.
La società europea, quelle occidentali, la società italiana in particolare è in pericolo, perché appunto non ci sono idee e "senza nessuna idea di come andare avanti, si va allo sfascio".
Una chiara sintesi, forse nichilistica, potrebbe asserire qualcuno, di Sartori che, analizzando in modo chiaro, se pur brevemente, temi scottanti come le "rivoluzioni", le "guerre", la "politica e il sistema elettorale", le "religioni", sorprende e dimostra come si sia contraddittori in un agire privo di pensiero e volontà, direbbe Hannah Arendt. L'uomo politico, l'individuo italiano pare non sognare più, vive di amare contraddizioni e subisce gli ammutinamenti culturali imposti dall'alto. Non c'è "vision", dunque, non c'è il sogno, una proiezione al futuro. E allora, il titolo di Sartori è quanto mai azzeccato. Il "bipede implume", come lo definisce nel testo l'autore, segue una parabola, discendente.
Non si percepisce una nuova rinascita, leggendo "La corsa verso il nulla", ma è chiaro che ci sia una venatura di disillusione da un celeberrimo studioso, un uomo che ha vissuto l'Italia e gli italiani e li racconta con una straordinaria chiarezza ed efficacia raggelante. È sufficiente, per questo, soffermarsi su alcune delle questioni argomentate nel libro, come quelle bioetiche, poco dibattute in modo laicamente etico, e ahimè scarsamente conosciute. Sartori affronta il significato di embrione, di persona, di contraccezione e - ponendo una tesi e di contro un'antitesi - invita a pensarci, a considerare in modo non puramente intenzionale ma con responsabilità le tematiche affrontate.
Certamente ironica, ma non per questo da non prendere in considerazione, è poi la proposta che pone per risolvere il debito pubblico italiano. Italiano sì, certo, occorre però ribadire di non essere stato generato dagli italiani, ma da chi ha attuato una fallimentare e deplorevole politica, da moltissimi anni oramai.
La proposta di Sartori è la seguente: "Il Vaticano possiede moltissimi conventi quasi vuoti, chiese chiuse perché non ha abbastanza sacerdoti per tenerle aperte, e una collezione di statue … opere d'arte. Non siamo cattolici, e cioè universali? Se tutto può circolare dappertutto, e se noi italiani non abbiamo "tesoretti", ma anzi un nuovo buco di 5 miliardi di euro, il Vaticano potrebbe provvedere. È una buona idea? Chissà" (p. 87).
Ecco sì, chissà, potrebbe essere un'idea, risolutiva forse, anche se per certi versi né politicamente né giuridicamente accettabile, in quanto il debito pubblico dovrebbe essere sanato da chi lo ha causato. Mentre, tutti o i più, soggiacciono e tacciono.
Pertanto, "uno studioso è soprattutto tenuto a dichiarare quel che pensa, e io penso che una realtà non può essere cancellata cancellando la parole che la denotano" (p. 56); non si tratta per l'appunto di parole scritte con un gesso su di una lavagna. Spesso infatti, gli accadimenti incidono talmente in profondità, da lasciare tracce persino indelebili.
E dunque, "La corsa verso il nulla. Dieci lezioni sulla nostra società in pericolo" di Giovanni Sartori, è come un segnale di pericolo che si vede sulle strade della penisola italiana, ignorarlo sarebbe rischioso.