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Mostro di Firenze, il pm: “Serie tv con Banderas? Diffamante per me, non fare”

Giuliano Mignini ha inoltrato diffida a non produrre la serie tv con Banderas sul Mostro di Firenze perché basata su un libro “diffamante” nei suoi confronti

Un magistrato ha inoltrato una "formale diffida a non produrre e/o distribuire" la serie tv in produzione "The Monster of Florence" di cui sarà protagonista l'attore Antonio Banderas. A promuovere l'azione legale, con eventuale richiesta risarcitoria milionaria, contro Studiocanal, il regista danese Nikolaj Arcel e lo sceneggiatore danese Anders Thomas Jensen - informa l'Adnkronos - è l'ex sostituto procuratore di Perugia Giuliano Mignini, che indagò sul medico perugino Francesco Narducci, sospettato di essere il killer delle coppiette nei boschi nei dintorni di Firenze, e in seguito sull'omicidio di Meredith Kercher.

Mangini ha appreso con "sommo sconcerto" l'idea che si possa girare una fiction da Dolci colline di sangue (Rizzoli, 2006), libro scritto a quattro mani dall'ex giornalista de La Nazione Mario Spezi, deceduto nel 2016, e dallo scrittore statunitense Douglas Preston e che lo vedrebbe tirato in ballo in maniera diffamatoria.

Secondo l'articolo di Variety, che riprende il contenuto del libro, Spezi (che avrà il volto di Banderas) e Preston avrebbero identificato il killer in un uomo che sarebbe il nipote di Francesco Vinci, certo Antonio Vinci nato nel 1959, ma ciò avrebbe provocato la "ritorsione" di un magistrato, che, nella serie tv, dovrebbe essere proprio Mignini che avrebbe accusato Spezi di partecipare a "riti satanici" e poi arrestato lo stesso con l'accusa di essere il "Mostro di Firenze".

Per queste affermazioni "massimamente lesiva dell'onore e della reputazione" del magistrato sarà presentata querela per diffamazione. Nell'atto di diffida, firmato dall'avvocato perugino Michele Antognoni, si afferma che si tratta di "due gravissime affermazioni, palesemente false, ultime di una lunga serie di false affermazioni, pervicacemente ripetute dalla coppia Spezi-Preston e ora, dopo il decesso del primo, dal secondo che ne continua l'opera, senza conoscere una virgola della vicenda del cosiddetto 'Mostro di Firenze' e senza aver subito il benché minimo danno dall'essere stato prima indagato e poi archiviato", su diretta richiesta dello stesso ex pm Mignini. 

L'avvocato Antognoni ricorda nell'atto di diffida che il suo assistito Mignini "non ha avuto il tempo, purtroppo, di sporgere tutte le querele che sarebbero state necessarie per vedere tutelata la propria reputazione di uomo e di magistrato e, soprattutto, non ha sporto querela per il libro Dolci colline di sangue, poi tradotto in lingua inglese con il titolo The Monster Of Florence: A True Story perché pensava che il suo contenuto di palese falsificazione della vicenda sarebbe stato riconosciuto dai lettori ma, purtroppo, così non è stato".

L'avvocato Antognoni fa presente che "d'ora in avanti il dottore Giuliano Mignini non tollererà più che Preston e i suoi collaboratori continuino a deformare la realtà come hanno fatto finora e ad infangare impunemente, su scala planetaria, l'onore e la reputazione del dott. Mignini". Si legge nell'atto di diffida: "Per amore di verità si rappresenta in sintesi" come Spezi "ed altri soggetti sono stati accusati di calunnia per avere denunciato alla Squadra Mobile della Questura di Firenze e tentata calunnia reale (per avere tentato di far rinvenire oggetti provenienti dai delitti attribuiti al cosiddetto 'mostro di Firenze' a Villa Bibbiani di Capraia e Limite), ai danni di Antonio Vinci. A dimostrazione dell'assoluta infondatezza e falsità della denuncia fatta da Spezi, Antonio Vinci non è stato, a quanto se ne sa, neppure indagato dalla Procura di Firenze". 

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