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Libri & Editori
PAROLE IN PRESTITO, DI DANIELA PALMIERI, i Quaderni del Bardo Edizioni

di Alessandra Peluso


Daniela Palmieri non smette di raccontare del Salento, di questa terra dolce e amara, solare e ombrosa al contempo, e continua a farlo con il pamphlet pubblicato da i Quaderni del Bardo Edizioni “Parole in prestito”. Con amabile scrittura, nel suo stile sempre lindo, narra la storia di un luogo magico, incantato, la “Libreria Palmieri”, la storica e amatissima libreria di Lecce. Vissuta e attraversata da milioni di lettori.
Qui, Daniela prova coraggiosamente a mettersi a nudo e racconta in parte anche la sua vita. Eh sì, perché la voce narrante, l'autrice, è la figlia di Anna ed Edo, fondatori della Libreria.
E allora ha così cominciamento “lu cuntu”, il cosiddetto racconto: «Questa è una storia di fantasmi, un racconto di ombre e dissolvenze, dove il tempo si è ostinato a passare e noi nel mezzo a far finta di nulla, a non vederle le ombre sotto gli occhi, a non sentirla la pioggia, a sopportare il vento. Neppure il sole forte della calura estiva, il riflettersi dei raggi sulle vetrine, l'aria resa stagnante di scirocco o frizzante di primavera, indifferenti alle stagioni e attenti ai libri, quei “maledetti” libri così amati»; in siffato modo, si delinea la narrazione dai toni pacati ma fortemente commoventi, da sentire il cuore stretto in una morsa.   

Si assapora in “Parole in prestito” il labor limae di una libreria, le parole che creano magicamente vite appassionanti, ma soprattutto i sentimenti di chi ama i libri, e si lega ad essi come fossero figli, nipoti, o teneri figliocci, proprio come hanno fatto i genitori di Daniela e continua ancora oggi a fare lei con la madre.  
Il modo di raccontare di Daniela Palmieri è stato paragonato dal giornalista Raffaele Gorgoni a quello della scrittrice danese, Karen Blixen. A ragione di ciò, una riflessione di Blixen che sembra quantomai appropriata alle narrazioni di Daniela: «Bisogna scrivere una storia semplice con la massima semplicità possibile. Nella semplicità di una storia ci sono già abbastanza complessità, ferocia e disperazione». E infatti, nella semplicità del libro “Parole in prestito” soprende il profondo dolore che aleggia senza disturbare il fluire delle parole.
“Ed ecco la città... che d'agosto diveniva terra incendiata e deserta, ora radiosa di turisti e in una sera, per le strade della “zona” nuova, dopo la partita i tifosi che riempiono la fontana. Non ho avuto neppure vent'anni e già il tempo mi premeva alle spalle, il tempo che era stato già di mio padre. Gli occhi degli altri che spiavano nel mio volto il suo e se ne commuovevano” e “i libri, armata silenziosa che usciva dagli scaffali per tenere compagnia a noi che avevamo smarrito il mondo” (p. 22 e ss.). Queste sono pagine che avvalorano l'idea che i libri regalano vita, dove sembrano parlare gli stessi, attraverso le descrizioni ammalianti dell'autrice.

È davvero ammirevole il suo raccontare, è come se il lettore fosse lì, accanto a lei e attento, ascolta, in ossequioso silenzio e poi, al momento opportuno esclama un “oh!”: ed è meraviglia. Forse almeno quanto lo è stato per Roberto Cotroneo che sulla “Libreria Palmieri” e sull'amore di Anna ed Edo ha scritto giustappunto “Questo amore” (Mondadori, 2006): «La libreria di Anna ed Edo Palmieri, è un luogo facile da raggiungere, perché dentro ognuno di noi c’è una bussola che ci permette di navigare tra i libri». 
E con semplicità, con questa per l'appunto, utilizzando un dimostrativo che specifica e mostra come la semplicità della storia raccontata da Daniela Palmieri non sia semplificativa, ma di qualità, pura, che il lettore avrà modo di  scoprire nell'immediato.
E allora, con una dolce nostalgia, tra assenze e presenze, come quelle dei libri che sono sempre lì racchiusi in un prezioso scrigno, mai intaccato dal tempo o dall'economia globale, nella via Salvatore Trinchese, luccicante e lussuosa arteria principale della centralissima Piazza Mazzini a Lecce, “Parole in prestito” di Daniela Palmieri protegge e fa rivivere delicatamente un passato che ha tracciato la storia. Una parte del presente, solida, affinché possa costituire un ricordo anche nel futuro. Un “prestito”, insomma, senza limite di tempo.   
 

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