Antonio Polito e la lode (falsa) del modernismo
Antonio Polito fa parte di una elité e pontifica sul mondo
Antonio Polito apre oggi il Corriere della Sera con un editoriale -dal titolo “Bel mondo antico” - che vorrebbe essere ironico nei confronti del governo giallo - verde, che vuole la chiusura dei negozi la domenica, il caffè italiano e la naia obbligatoria.
Polito, che è giornalista acuto ma anche furbo, vuole farci credere che la modernità consista solo ed unicamente di vantaggi. Ed è vero che il “mondo moderno” presenta grandi comodità e grandi opportunità, anche di conoscenza, ma è veramente tutto bello? Oppure ci sono, come in ogni cosa che attiene all’umano, sia luci che ombre, sia opportunità che pericoli?
Polito attacca, ad esempio, Salvini che è contrario alla apertura milanese di Starbucks. Ma siamo veramente sicuri che il caffeone lungo made in Usa sia veramente un progresso rispetto al classico espresso o cappuccino italiano per cui siamo giustamente famosi nel mondo?
Oppure non si tratta solo dell’ennesima moda di scimmiottamento di un prodotto made in Usa?
È come se un italiano andasse negli Usa a vendere hamburger e patatine fritte fatte sotto il Vesuvio e gli americani facessero la fila nel deserto del Nevada per gustarli.
E poi ancora, Internet, il Web, i Social, le email, inizialmente sono sembrati un eldorado per l’umanità. Finalmente l’abbattimento di qualsiasi confine culturale e di mercato, tutti si possono conoscere, tutti possono vendere tutto a tutti, ma…poi abbiamo scoperto che Facebook e Twitter sono pieni di anonimi insultatori (quando va bene), che Wikipedia è faziosa, che Google fa come gli pare e chi più ne ha più ne metta. Il cellulare è bellissimo, ci permette un contatto continuo con il mondo, ma…anche qui c’è un “ma”. Siamo proprio sicuri che vogliamo essere sempre in contatto con tutti? E non vale spegnere il cellulare perché poi potremmo essere accusati di averlo spento.
Che belli i tempi in cui si usciva e nessuno ci poteva rompere le scatole. I guai sono iniziati con la segreteria telefonica…
Insomma la tecnologia come la scienza è neutra, può dare grandissimi vantaggi, ma anche grandissime seccature.
Polito fa la retorica dell’esame di maturità del 1967 con la prova scritta di latino. Ci sono, nella foto bianco e nero pubblicata, tante signorine con gli occhiali, ben vestite e tanti “signorini” con la cravatta, tutti chini sui compiti con il vocabolario accanto. E chi ha detto che fossero più infelici di quelli di adesso con il cellulare e Cicerone che balla la samba su una spiaggia di Honolulu? E poi c’è una foto, sempre in rigoroso bianco e nero di “90° minuto” e cioè di quando la Tv, soprattutto sportiva, era pacata e non commentata da demoni urlanti come in una taverna dei pirati dei caraibi come è adesso.
E poi ancora una foto di soldati alla leva su un carro armato. Siamo proprio sicuri che i giovani debosciati che vediamo ora girare come zombi per le nostre strade con lo sguardo perduto nel cellulare siano meglio?
Quella che Polito ci presenta è una falsa immagine di felicità.
Nel presente si sono persi completamente i valori e sono solo quelli che danno senso all’esistere.
Polito ci fa il peana del moderno, ma i nostri genitori avevano il posto fisso. Non c’era l’Europa a bacchettarci ogni volta che volevamo stare un po’ meglio. Ora c’è solo il lavoro precario, quando un giovane lo trova tramite raccomandazione. E poi una volta c’era lo Stato, e l’Autorità aveva un senso. Ora se uno studente va male a scuola, perché è un emerito asino, i genitori se la prendono con l’insegante, non con lo studente. C’è stato un ribaltamento totale dei valori. E questo, caro Polito, che spiega perché quello che lei chiama “populismo” e “sovranismo” hanno vinto nel mondo. E se continuano a vincere è lei si dovrà preoccupare, che fa parte di una élite, e non i miliardi di persone che nel suo Eden immaginifico mai potranno entrare.
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