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Gruber che barba che noia: a Otto e Mezzo i soliti ospiti, le solite facce

Marco Zonetti

La sacerdotessa Lilli Gruber officia ogni sera la sua "messa" nel suo salotto, dove i chierichetti sono sempre gli stessi e le donne poche

Otto e mezzo di sera, dal lunedì al venerdì: su La7 la sacerdotessa Lilli Gruber, rossa e sfolgorante di luce, introdotta da due pause pubblicitarie ravvicinate di un quarto d'ora circa complessivamente, officia la sua messa con i soliti chierichetti. Sempre gli stessi. A turno, Massimo Cacciari, Beppe Severgnini, Alessandro Sallusti, Massimo Giannini, Andrea Scanzi, Marco Travaglio, Antonio Padellaro, Massimo Franco, talvolta (ma meno degli altri) Alessandro De Angelis. 

Tutti maschi, poiché malgrado sia una paladina del "potere femminile", la Lilli nel suo salotto invita poche donne come fece notare l'acuta Luisella Costamagna tempo fa. Le giornaliste colleghe della Gruber, soprattutto, sono ridotte al lumicino (ovviamente la Costamagna a Otto e Mezzo non viene mai invitata, forse perché troppo libera e al tempo stesso troppo telegenica? Honni soit qui mal y pense). C'è spesso Marianna Aprile, mite e timida, che senz'altro non toglie la scena alla sacerdotessa. Altrimenti si tratta di esponenti politiche (che spesso vengono massacrate come accadde alla povera Giorgia Meloni, sbranata da tre mastini), oppure vi sono attrici come Jasmine Trinca o Valeria Golino, invitate per presentare il loro film a fine trasmissione e interrogate sui massimi sistemi politico-istituzionali. Spesso, come nel caso della Golino, con risultati imbarazzanti. Piuttosto di frequente in studio si assiste all'epifania di Evelina Christillin, che non si comprende a quale titolo venga invitata a discettare di temi politici visto che, a ogni piè sospinto, dichiara di non intendersi di politica.

In ogni caso, maschili o nei pochi casi femminili, a Otto e Mezzo le facce sono sempre le stesse, e spesso si ripetono gli stessi terzetti o quartetti che discettano su tutto e tutti, finendo - dal momento che si tratta sempre degli stessi commentatori - per ripetere sempre le stesse cose. Otto e Mezzo è senz'altro il talk più seguito di La7 (quest'anno Giovanni Floris con il suo DiMartedì soffre e non fa i risultati dell'anno scorso, trasformato sempre più in una sitcom subissata di scrosci di applausi random), ed è spesso il terzo programma più visto in access prime time dopo I Soliti Ignoti su Rai1 e Striscia la Notizia su Canale 5. Ma senz'altro quei picchi dell'8% di share che ogni tanto la trasmissione raggiunge potrebbero salire se il telespettatore, cambiando canale, si trovasse di fronte ogni tanto una faccia nuova, un commentatore nuovo, un'opinione nuova, un punto di vista nuovo rispetto alla consueta minestra con i consueti ingredienti, anziché relegarli al sabato neanche fossero in castigo, quando la trasmissione è meno vista. 

In conclusione, ci si domanda se il valzer dei soliti noti a Otto e Mezzo non sia un messaggio subliminale: può cambiare il vento, può cambiare il governo, può cambiare l'Italia, ma noi saremo sempre qui appoltronati nello studio di Donna Lilli, Madame Verdurin altoatesina con la sua piccola corte ciarliera, nella fatuità mondana del chiacchiericcio politico il quale, che barba che noia, a Otto e Mezzo ha sempre le stesse forme, lo stesso linguaggio e le stesse facce.