L'Unità nei guai (di nuovo). E Renzi se la prende con i circoli
L'Unità è già morta un paio di volte. La prima nel 2000, la seconda nel 2014. In questa seconda occasione, la bancarotta del giornale aveva lasciato sul tavolo 125 milioni di debiti. Per assicurare la rinascita (avvenuta il 30 giugno 2015) Renzi ci ha messo la faccia (propria) e i soldi (107 milioni di risorse pubbliche). Ecco perché, quando ha saputo che anche il nuovo corso sta aprendo buchi di bilancio preoccupanti, si sarebbe adirato con il tesorirere del Pd e con i circoli. Ma partiamo dai conti.
L'Unità starebbe perdendo 200 mila euro al mese. Cioè 2,4 milioni alla fine del primo anno della nuova vita. Le 60 mila copie stampate sono troppe e aver dimezzato la redazione (oggi composta da 30 giornalisti) non è servito.
Le ragioni sono diverse. Alcune riguardano tutti i giorni cartacei in Italia: i lettori calano e la pubblicità anche. In più, il pubblico tradizionale de l'Unità si riferisce a un pubblico sempre più esiguo (anche per ragioni anagrafiche), senza essere stata capace di conquistare nuovi lettori. In altre parole: il nuovo direttore Erasmo D’Angelis ha creato un foglio appiattito sulle posizioni del governo. Una scelta che non è piaciuta ai lettori tradizionali, mentre il Pd ha constatato l'assenza di un pubblico compatto di lettori “renziani”.
Renzi però lo aveva previsto. E si era giocato la carta di un giornale di partito duro e puro. Anche a costo di sacrificare pubblico. Come? Il paracadute stava nei circoli, cui ul segretario aveva indicato di sottoscrivere un abbonamento. Uno per ogni sezione, cioè 9 mila abboanamenti circa. Una eccellente base. E invece, a quanto pare, neanche i circoli del Pd comprano l'Unità. Se le buone maniere non sono servite, Renzi – scrive il Corriere – avrebbe deciso di passare a quelle forti: il partito nazionale avrebbe bloccato un milione di euro incassato con il due per mille e destinati ai circoli locali.