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Lascia anche Corrado Augias. "Basta, vado a La7. Questa Rai non mi piace più"
Augias

Rai, se ne va anche Augias: "Vado a lavorare con persone che mi piacciono di più"

La fuga dalla Rai continua, lascia anche Corrado Augias, lo stoico professore di viale Mazzini. Il suo é un addio sofferto e le sue motivazioni non lasciano spazio alle interpretazioni. "Passo a La7. Da lunedì 4 dicembre. Ho ceduto - dice Augias ad Aldo Cazzullo de Il Corriere della Sera - dopo anni al corteggiamento di Urbano Cairo e poi anche del direttore Andrea Salerno. Per il gusto della sfida. Condurrò un programma settimanale in prima serata: La torre di Babele. Un'ora di tv, dopo Lilli Gruber. Ci sarà uno spirito-guida, un ospite ad alto livello, a cominciare da Alessandro Barbero, e alla fine un personaggio a sorpresa, per tirare le somme. Su La7 parlerò di cultura. Nessuno mi ha cacciato, ma nessuno mi ha trattenuto. A 88 anni e mezzo devo lavorare in posti e con persone che mi piacciono; e questa Rai non mi piace".

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Augias svela anche dettagli inediti sulla sua vita privata. "Mie esperienze con i figli dei fiori? Derivano dai miei trascorsi a New York. Loro erano nudi, cosa dovevo fare? Mi spogliai anch’io. E scoprii gli hippy. Poveri ragazzi, ingenui, sbandati. Sognavano una parodia di Arcadia, con le caprette e le chitarre. L’odore di marijuana era fortissimo. Io l'ho provata una volta, senza grandi effetti. Un'altra volta ho provato un po' di cocaina: effetti zero. Forse l’ho inalata male. Ho provato anche l'amore omosessuale, l'atto no, la tentazione sì. Amitiés amoureuses. Quelle amicize amorose in cui senti che l’altro ti completa".

La situazione a Viale Mazzini si fa sempre più preoccupante anche da un punto di vista finanziario. Chi guida la tv pubblica deve fare i conti con un taglio del canone, deciso dal governo in modo unilaterale, seguendo solo una logica elettorale. O con i pessimi dati di ascolto di alcuni nuovi (e costosi) programmi, inseriti nei palinsesti per agevolare la narrazione cara alla destra di governo. O, ancora, - riporta La Stampa - con l’atteggiamento inquisitorio della maggioranza in commissione di Vigilanza Rai, che ha imposto la convocazione del "nemico" Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, per un'audizione che a molti sembra un tentativo di intimidazione.

Mettendo in fila tutti i condizionamenti politici subiti negli ultimi mesi, è prevedibile che ai piani alti di viale Mazzini qualcuno non nasconda il timore di "andare a sbattere", soprattutto dal punto di vista economico. Il capogruppo del Pd in commissione di Vigilanza Rai non nasconde tutta la sua preoccupazione: "Per uno scambio politico tra Meloni e Salvini - dice Stefano Graziano - si rischia di far diventare la Rai la nuova Alitalia". Gasparri di Forza Italia prova a rassicurare sui dati di ascolto negativi dei nuovi programmi: "Succede ogni anno e questa è una stagione di grandi cambiamenti, quindi è fisiologico - assicura - poi, se una trasmissione non va bene, verrà sostituita da un'altra".

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