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Stefania Craxi parla di Maria Giovanna Maglie e del "craxismo"
Stefania Craxi si interroga sul "craxismo" in una intervista a La Verità
Maria Giovanna Maglie è una giornalista di lungo corso, con un passato di sinistra ed un arrivo a destra.
Ha iniziato nel 1979, lavorando all’Unità (soprattutto sull’America Latina) ed è stata assunta in Rai nel 1989, come ha coraggiosamente ammesso, grazie a Bettino Craxi:
Successivamente ha collaborato con Il Giornale, Libero, Radio Radicale, Il Foglio, Radio24 e da ultimo con il sito Dagospia, seguendo particolarmente le elezioni Usa di Donald Trump.
Dichiarata sostenitrice di Salvini, le è stato proposto dalla direttrice di Rai 1, Teresa De Santis, uno spazio di approfondimento giornalistico in onda dopo il Tg1 delle 20, dal titolo provvisorio “Striscia”.
Un orario molto particolare, delicato per l’informazione pubblica. Uno spazio che fu di Enzo Biagi, con il suo Il Fatto, tanto per far capire l’importanza e la delicatezza di questa fascia oraria.
Probabile data di inizio della trasmissione il 25 febbraio.
Tuttavia, da quando l’ipotesi ha cominciato a girare nel circuito mediatico, notevoli sono state le polemiche a cominciare dalla Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, che, tramite Vittorio Di Trapani, ha fatto notare, tra le altre cose, come la Maglie non sia più iscritta all’Ordine dei Giornalisti.
Ma le polemiche non sono state solo sindacali quanto politiche.
Quello che più si rimprovera alla Maglie è il fatto di essere stata “craxiana”.
Così una che di Bettino Craxi se ne intende, cioè la figlia Stefania, attualmente deputata di Forza Italia, ha concesso una intervista a Daniele Capezzone pubblicata su La Verità che sta facendo discutere.
Infatti, Stefania Craxi dice, nella intervista, come si stia utilizzando nei confronti della Maglie l’aggettivo “craxiano” come se si trattasse di un insulto.
Nell’intervista la figlia del leader socialista fa notare come se il problema fosse il “craxismo” allora giornalisti come Lilli Gruber ed Enrico Mentana non dovrebbero più lavorare. La prima, infatti, fu chiamata a Roma quando era una promettente cronista della sede Rai di Bolzano, da Antonio Ghirelli, allora direttore de L’Avanti! quotidiano socialista, mentre Mentana lavorava nella Rai appunto “craxiana” e la vicinanza a Craxi l’aiutò -continua la parlamentare- a dirigere il Tg di Canale 5.
Ma chi è che si erge a “giudice” della Maglie, chiede Capezzone?
La sinistra, o almeno una “certa” sinistra, risponde la figlia di Craxi. Una sinistra vecchia ed ideologizzata anche allora, quella che voleva la Tv in bianco e nero, quella della austerità a tutti i costi, quella che credeva, più o meno in cattiva fede, che Lenin e la Libertà fossero due termini non antitetici e poi fa un nome, un mostro sacro e inattaccabile della sinistra moralista di quei tempi, Enrico Berlinguer.
E Stefania Craxi, racconta un aneddoto. Gianni Bisiach l’aveva chiamata a collaborare a “Pillole di Storia” (ndr: in realtà, “Un minuto di Storia”) un programma Rai. Ebbene -dice la figlia- alla terza puntata dovette interrompere per le critiche velenose che erano piovute su Bisiach mentre -fa notare con una punta non sopita di perfidia femminile- il fatto che Bianca Berlinguer fosse la figlia del leader comunista non le ha impedito di essere la direttrice del Tg3, anzi l’ha agevolata.
Insomma, una intervista di cui si parlerà ancora perché la nomina della Maglie non è solo uno spunto per togliersi diversi sassolini dalle scarpe, ma anche un’occasione per interrogarsi su quello che Bettino Craxi, con la sua interpretazione di un socialismo moderno e il superamento della sinistra comunista, ha rappresentato per l’Italia.
Ora è passato abbastanza tempo per un’analisi che comincia ad avere i galloni della Storia e non si capisce la Seconda e la Terza Repubblica se non si comprende bene il periodo, appunto, “craxiano” che degli eventi successivi fu snodo imprescindibile.