Medicina
Malattie croniche: una questione sanitaria ed economica
HIV, tumore e patologie epatiche: occorre trovare modelli innovativi per la presa in carico di questi pazienti
In una società che invecchia progressivamente e le cui esigenze sono finite in secondo piano a causa dell’emergenza del Covid-19 il tema della cronicità è di centrale importanza. Le malattie che si cronicizzano comportano elevati costi, sia sul piano sociale che su quello economico. E’ quindi necessario pensare a nuovi modelli per la presa in carico dei pazienti con cancro, HIV e patologie epatiche, una popolazione dai numeri davvero rilevanti.
Ogni anno ci sono circa nuovi 377.000 pazienti oncologici, nuovi 2.530 pazienti Hiv e nuovi 100.000 pazienti con malattie epatiche croniche: una situazione che sollecita nuovi protocolli di presa in carico del paziente cronico ad alta complessità.
Se ne è parlato ampiamento nella sessione “Innovazione e cronicizzazione di malattie ad alto impatto socio-assistenziale: oncologia, l’Hiv, malattie epatiche croniche” della SUMMER SCHOOL 2021 organizzata da Motore Sanità.
Nei confronti delle malattie infettive, la loro gestione si può affrontare attraverso nuovi modelli organizzativi, come ha evidenziato Francesco Menichetti, Direttore U.O. Malattie Infettive, Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, Presidente GISA (Gruppo italiano per la stewardship antimicrobica).
“L’esperienza del Covid ha evidenziato la necessità di creare nuovi modelli organizzativi per la gestione delle malattie infettive, in particolare per l’implementazione dei piani di eliminazione dell’Epatite C, che hanno subito un rallentamento a causa della pandemia, nuovi modelli di presa in carico dei pazienti con Hiv e la necessità di investire in ricerca per l’eliminazione delle infezioni ospedaliere”.
Felice Alfonso Nava, Direttore della U.O. Sanità Penitenziaria e Area. Dipendenze dell'Azienda ULSS 6 Euganea di Padova ha portato al tavolo di discussione il modello veneto di eradicazione dell’HCV.
“La regione Veneto già nel 2018 ha attivato una cabina di regia al fine di implementare un piano di eradicazione dell’Epatite C, anche alla luce dei finanziamenti per lo screening definiti nel Decreto Mille proroghe. Sicuramente un aspetto vincente del modello veneto è la collaborazione multiprofessionale tra specialisti e territorio, un modus operandi già consolidato in ambito oncoematologico. Nei prossimi mesi riprenderanno le attività previste dal piani di eliminazione Hcv”.
Dalle malattie infettive ai tumori. Secondo Giordano Beretta, Presidente Nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), la cronicizzazione dei tumori è una grossa sfida, preceduta solamente dal fatto di essere un grosso risultato.
“In oncologia è cambiato il mondo – ha proseguito - Patologie metastatiche che prima avevano una sopravvivenza di qualche mese, adesso si riescono a cronicizzare arrivando a sopravvivenze così lunghe da ipotizzare la guarigione per pazienti metastatici, mi riferisco per esempio al melanoma. Cambia la prognosi di questi pazienti e l’approccio al sistema. Il fatto di avere cronicizzato questa malattia crea la necessità di gestire in un modo diverso la storia del paziente oncologico: dal punto di vista dei follow up, dei trattamenti, la sua gestione - più territoriale che a livello ospedaliero. Tutto ciò richiede la necessità di modificare il sistema rete dell’oncologia: arrivare a creare un percorso di collaborazione su base organizzata”.
Sempre in oncologia “c’è bisogno di gestire la cronicità attraverso team multidisciplinari” come ha spiegato Gianni Amunni, Direttore Generale ISPRO e Responsabile Rete Oncologica Regione Toscana.
“La gestione della cronicità per quanto riguarda l’oncologia evidenza la necessità di team multidisciplinari che lavorino in sinergia all’interno delle reti oncologiche per ottimizzare anche l’utilizzo delle risorse e l’appropriatezza d’uso delle terapie ad alto costo. Inoltre non si possono avere vecchi modelli organizzativi per gestire i nuovi bisogni del paziente oncologico cronico”.
Ha fatto il punto sugli alti costi sanitari legati alla cronicizzazione dei tumori, Alberto Bortolami, dell’Area Sanità e Sociale Direzione Farmaceutico-Protesica-Dispositivi Medici.
“In questo momento abbiamo più pazienti che accedono alla terapia medica oncologica. Abbiamo nuove opzioni diagnostiche terapeutiche e questo è un aspetto innovativo. Fortunatamente poi la malattia si cronicizza sempre di più, fin verso una guarigione. Tutto ciò comporta però costi sanitari crescenti: 25% dei farmaci oncologici sul totale della spesa. Il rapporto AIFA mostra che nel 2014 un paziente costava 34,8 euro, oggi invece un paziente costa 65,3 euro, quindi l’87% in più. Questo è un aspetto di sostenibilità che il sistema sanitario nazionale deve in qualche modo governare. Per l’oncologia spediamo 4 miliardi di euro".
“Oncologia, HIV, malattie epatiche croniche sono malattie ad alto impatto sociale e assistenziale che rappresentano esempi paradigmatici di cronicità ad alta complessità – ha spiegato Lucia Ferrara, Lecturer di Healthcare Management presso SDA Bocconi School of Management -. La complessità di queste patologie è legata alla compresenza di più condizioni croniche, tecnologie ad alto costo e una expertise specialistica da preservare nelle scelte diagnostiche e/o terapeutiche”.
Secondo la Ferrara, esistono oggi alcune spinte al cambiamento che stanno caratterizzando il dibattito e la trasformazione dei servizi per tali patologie e l’elaborazione di modelli ad hoc.
La prima riguarda l’uso dei numeri e i modelli Population Health Management.
“Sviluppare approcci di popolazione richiede l’identificazione della popolazione attraverso i big data e i database amministrativi aziendali, nonché segmentare la popolazione e identificare modelli deliberati di presa in carico differenziati per target di bisogno. Vanno in questa direzione le esperienze che si stanno diffondendo in diversi contesti regionali, come l’ACG del Veneto e il Governo della domanda in Lombardia, per connettere i livelli più centrali a quelli più aziendali che generano le informazioni” ha spiegato.
Un secondo elemento è la digitalizzazione e i modelli multicanale. Nel corso del 2020 si sono sviluppate numerose esperienze artigianali di telemedicina, teleassistenza, telemonitoraggio.
“Il management della multicanalità richiede un cambiamento di paradigma, da un unico modello di offerta a modelli di offerta differenziati per target di pazienti. Questo si porta dietro una questione clinica rispetto a quali casi e quali condizioni possono beneficiare maggiormente delle prestazioni da remoto e una questione manageriale, cambia infatti l’organizzazione e la suddivisione del lavoro e occorre ripensare le condizioni operative”.
Infine, occorre una declinazione concreta e operativa della presa in carico.
“La presa in carico come governo della filiera richiede la capacità di connettere la sequenza di attività e la relazioni tra i servizi e la possibilità per il paziente di beneficiare di un modello integrato di risposta” ha concluso Lucia Ferrara.