Medicina

Sesso e salute: 1 italiano su 3 fatica a parlare d'intimità con il medico

Metà degli italiani non parla di sesso in famiglia e solo il 31% ha cambiato le sue abitudini nell'intimità durante l'emergenza Coronavirus

Giornata del benessere sessuale: il sesso è ancora un tabù per la metà degli italiani, anche quando è legato alla salute

Benessere sessuale. Questo particolare tema sembra sia ancora un tabù per molti italiani, come conferma un'indagine condotta su 1.000 utenti da Dottori.it in occasione del 4 settembre, che l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) promuove come Giornata mondiale del benessere sessuale. La metà del campione non parla di sesso in famiglia e ben 1 su 3 afferma di provare imbarazzo a condividere dettagli sulla sfera sessuale perfino con il medico.

Salute e sessualità: gli uomini sono i più restii ai controlli sanitari

In fatto di prevenzione il gap tra donne e uomini è ancora molto evidente: il 68% del campione femminile dichiara di essere stato almeno una volta nella vita dal ginecologo per una visita al solo scopo preventivo. Inoltre, più della metà (53%) delle utenti si sottopone annualmente a un controllo. Al contrario, tra gli uomini il tema non è ancora così sentito: oltre la metà (51%) ha ammesso di non essere mai stato da un andrologo per una visita di prevenzione e sette uomini su dieci hanno dichiarato di rivolgersi a uno specialista solo in caso di malessere.

Giornata del benessere sessuale: la prevenzione riguarda soprattutto gli adulti

Maggiore è l’età dei pazienti e maggiore appare l’attenzione alla prevenzione: se tra i 18 e i 25 anni solo 1 rispondente su 4 dichiara di effettuare almeno una visita di controllo annuale per le patologie legate alla sfera sessuale, tra i 26 e i 35 anni la percentuale sale al 43%. In generale, guardando a tutto il campione esaminato, è emerso che il 41% dei rispondenti si sottopone ad una visita medica solo in caso di necessità, percentuale seguita da quelli (35%) che sostengono di effettuare almeno una visita di controllo all’anno e da coloro che si fanno visitare ogni due anni (19%).

Salute e sessualità: l'educazione deve iniziare da giovani

La consapevolezza e l’educazione sessuale iniziano dalla giovane età e in Italia i numeri dimostrano che si sta lavorando in questa direzione: il 52% degli utenti tra i 18 e i 25 anni ha dichiarato infatti di aver seguito lezioni di educazione sessuale. Tra i 36 e i 45 anni la percentuale scende al 32% e tra coloro che hanno tra i 46 e i 60 addirittura al 18%.

Nonostante ciò, gli italiani si reputano consapevoli, soprattutto in tema di malattie sessualmente trasmissibili: il 61% dei rispondenti all’indagine infatti sostiene di conoscere quelle più comuni. La fonte di informazioni per oltre la metà del campione (54%) rimane il web, preferito al medico almeno per una prima diagnosi di problemi di natura sessuale.

Coronavirus-sessualità: solo il 69% ha cambiato le proprie abitudini sotto le lenzuola

In tempo di Covid, in cui ci si aspetterebbe un atteggiamento più prudente in tema di rapporti fisici con gli altri, il 69% dei rispondenti ha dichiarato di non aver modificato le proprie abitudini sessuali. Lo stress causato dall’epidemia ha contribuito in alcuni casi al calo del desiderio: questo è vero in particolare per i giovanissimi (5%) e per gli utenti tra i 46 e 60 anni (4%).