Medicina

Un consumo moderato di caffè riduce il rischio di sindrome metabolica.

Daniele Rosa

Il nuovo rapporto di ISIC conferma i vantaggi del caffè, nel ridurre rischi cardiovascolari

Così come ‘una mela al giorno toglie il medico di torno’ così anche il ’ caffè in misura equilibrata ( da 1 a 4 tazzine al giorno) riduce alcuni importanti rischi cardiovascolari’.

 

E’ quanto emerge nel nuovo rapporto di ISIC 'Coffee and Metabolic Syndrome’. 

Lo studio dell’Institute far Scientific Information on Coffee sottolinea il ruolo importante del caffè nel ridurre il rischio di sviluppo di sindrome metabolica.

 

Una patologia, quella della sindrome metabolica, che si stima colpisca più di un miliardo di persone in tutto il mondo e che può aumentare il rischio di problemi cardiovascolari, comprese le cardiopatie coronariche e l'ictus.

Il consumo moderato di caffè riduce il rischio di sindrome metabolica

La sindrome metabolica è un quadro clinico complesso, determinato dalla presenza simultanea di tre condizioni: diabete, pressione alta e obesità. Ognuna di queste condizioni, considerate singolarmente, è un riconosciuto fattore di rischio per cuore e vasi sanguigni; la loro combinazione aumenta in modo significativo la probabilità di essere colpiti da problemi cardiaci, ictus e altri disturbi vascolari.

 

Il rapporto riassume i risultati della ricerca discussa in un simposio di ISIC durante la 13esima Conferenza Europea sulla Nutrizione organizzata dalla Federation of European Nutrition Societies (FENS) a Dublino in Irlanda.

 

Durante il simposio, il professor Giuseppe Grosso dell’Università di Catania ha illustrato le proprie ricerche scientifiche sull'associazione tra consumo di caffè e la sindrome metabolica.

 

Le ricerche evidenziano che un consumo moderato di caffè è associato ad una riduzione di mortalità per tutte le cause, patologie cardiovascolari e cancro, così come una riduzione del rischio di ipertensione e diabete di tipo 2.

Il consumo moderato di caffè riduce il rischio di sindrome metabolica

A questo proposito, il professor Grosso sottolinea che “Ci sono molteplici evidenze che suggeriscono la possibilità di numerosi benefici sulla salute associati ad un consumo moderato di caffè. Comunque, ulteriori studi andrebbero condotti per personalizzare al meglio il consumo ideale di caffè (i “metabolizzatori lenti” della caffeina godono in minor misura di tali benefici) e i reali effetti dei vari tipi di caffè (gran parte delle ricerche sono condotte sul caffè “tradizionale”, non sull’espresso o da moka, che sono quelli più comunemente consumati in Italia).” A questo proposito è utile sottolineare che quando si parla di ‘caffè tradizionale’ si ragiona sul caffè tradizionalmente consumato nel mondo, quello che noi consideriamo caffè lungo o americano.

 

Nella stessa occasione la professoressa Estefania Toledo dell’Università di Navarra ha presentato ulteriori evidenze da studi condotti su una popolazione spagnola.

I risultati mostrano l’associazione tra il consumo di caffè e la sindrome metabolica. La sua ricerca ha coinvolto 22.000 persone e ha preso in considerazione, in particolare, il caffè con caffeina e decaffeinato.

Anche in questo caso si conferma che, per entrambi i tipi di caffè, un consumo moderato è associato ad un rischio ridotto della patologia.

 

La sintesi delle ricerche conferma che un consumo moderato di caffè sembra essere associato ad un rischio ridotto di sindrome metabolica.

Le condizioni specifiche della patologia, quali diabete di tipo e ipertensione, sono inversamente associate al consumo di caffè. mentre l’associazione con l'obesità è meno chiara.

Ed infine, ed almeno qui è evidente la parità di genere,l’associazione inversa tra consumo di caffè e sindrome metabolica è stata dimostrata sia negli uomini che nelle donne.