Medicina
USA. Invecchiare, processo reversibile, mangiare il 30% meno il segreto
La conferma da uno studio US del SALK Institute pubblicato su CELL
‘Invecchiare non è più un processo irreversibile e soprattutto si può’ invecchiare in buona salute’ sono i principali risultati raggiunti da uno studio pubblicato ieri su CELL e realizzato da due coniugi ricercatori farmacologi e biologi, Concepción Rodríguez y Juan Carlos Izpisúa.
Mangiare meno , circa 30% delle calorie giornaliere è il segreto, riconosciuto da anni dagli scienziati, che permette a molte specie animali di vivere più a lungo del normale. Mediamente il doppio degli anni in un topo e il triplo per una scimmia che, a livello umano, corrispondono a circa 9 anni in più.
L'invecchiamento non è più un processo reversibile, secondo uno studio americano
L’invecchiamento non si può’ arrestare ma può essere vissuto in buona salute evitando malattie dell’età quali tumori, alzheimer e diabete.
‘Questo studio ha dimostrato-secondo il dr. Carlos Izpisua- che determinati cambi metabolici che portano ad accelerare il nostro ‘diventare vecchi’ possono essere riprogrammati in un modo abbastanza semplice, riducendo la quantità di quello che mangiamo con l’obiettivo non di essere immortali ma di vivere una vecchiaia in salute’.
Nello studio sono state analizzate, con l’analisi genetica, qualcosa come 200000 cellule di nove organi e tessuti dei topi.
In un gruppo sono stati messi topi che potevano mangiare di tutto e in un altro gruppo topi con un cibo ridotto al 30%.
Nello studio sono entrati solo animali adulti di età dai 18 ai 27 mesi equivalenti ai nostri 50 70 anni. Quello che si è notato, non solo in questo ma in altri studi sulle scimmie, è che i benefici del mangiare meno si riflettono sugli animali soprattutto nella seconda parte della vita.
L'invecchiamento non è più un processo irreversibile, secondo uno studio americano
‘ Siamo partiti dal considerare che l’infiammazione- ha sostenuto la ricercatrice Rodriguez- costituisce un meccanismo essenziale sviluppato nell’organismo durante l’evoluzione con l’obiettivo di aumentare la sopravvivenza della specie. Durante l’invecchiamento però il sistema immunitario si squilibra generando un’infiammazione cronica e malattie senili come l’alzheimer. La diminuzione delle calorie giornaliere in maniera significativa offre la possibilità di riprogrammare questo stato infiammatorio letale’.
Chiaramente saranno necessari ulteriori studi anche perché da tenere presente è la difficoltà di monitorare per anni migliaia di persone e controllarle sulla dieta più o meno calorica. Stanno cominciando adesso ad arrivare studi che confermano la possibilità di attaccare non una singola malattia ma il processo di invecchiamento usando ad esempio molecole come la metformina approvata contro il diabete.
Uno degli aspetti più interessanti svelati nello studio è il cambio molecolare di una proteina come la Ybx1 presente anche nell’uomo. La sua produzione , sui ratti analizzati, era alterata in 23 tipi cellulari differenti e questo un nuovo obiettivo su cui la ricerca potrebbe lavorare per un farmaco contro gli effetti nocivi dell’invecchiamento.
Lo studio alla fine dimostra che è possibile ridurre gli effetti dell’invecchiamento e mantenersi in salute riprogrammando le nostre cellule grazie ad un consumo di cibo inferiore più o meno del 30% dell’attuale.
Facile o difficile ottenerlo? Nove anni in più di vita valgono il sacrificio?