Medicina
Zika provoca ritardo mentale nel feto: c'è la prova
Uno studio pubblicato oggi sul giornale Cell Stem Cell dimostra per la prima volta che il virus Zika attacca e distrugge le cellule cerebrali umane in via di sviluppo. La ricerca è stata condotta in laboratorio da ricercatori americani ed è la prima prova scientifica che potrebbe spiegare l'aumento significativo di casi di microcefalia del feto in alcuni Paesi toccati dall'epidemia, come il Brasile.
Zika: ginecologo, microcefalia? Non c'e' diagnosi precoce - La microcefalia e' una malformazione del cranio che causa, in primis, ritardo mentale nel feto. Una diagnosi precoce in gravidanza non e' possibile: solo verso la fine del secondo trimestre o l'inizio del terzo puo' essere rilevata con certezza. Per proteggersi dal virus Zika, la cui connessione con questo tipo di malformazione appare sempre piu' certa, la prima raccomandazione e' evitare le zone a rischio. "E' una malformazione del cranio dovuta a un mancato sviluppo del cervello", ha spiegato di recente all'Agi Salvatore Forleo, ginecologo ed esperto di diagnosi prenatale. "In fase di diagnosi prenatale viene rilevata attraverso la misura della circonferenza del cranio e ne esistono di due tipi: una di media entita', quando la circonferenza cranica e' al di sotto del quinto percentile, e una di grave entita', inferiore al terzo percentile. In quest'ultimo caso, ad esempio, se la circonferenza cranica di un feto e' al di sotto del terzo percentile vuol dire che 97 feti su 100 hanno una circonferenza cranica piu' grande". Ma cosa comporta la microcefalia? "Ritardo mentale, convulsioni, ritardo nello sviluppo, problemi motori, sordita' e problemi visivi. Il cervello si ferma, il virus attacca le cellule neuronali impedendone lo sviluppo o distruggendole. Purtroppo e' incurabile, esistono solo trattamenti palliativi; ad esempio per le convulsioni o i disturbi del comportamento". Il momento in cui la donna in gravidanza rischia di piu', prosegue l'esperto, e' "sicuramente il primo trimestre e la fase iniziale del secondo" mentre la "diagnosi prenatale e' possibile a partire dalla 18esima-20esima settimana, attraverso esami 'seriati', cioe' ripetuti. Parliamo della tarda fase del secondo trimestre o l'inizio del terzo" mentre "quando si effettua l'ecografia morfologica puo' venire il sospetto ma alcuni casi di microcefalia possono non essere rilevati". "L'incidenza della microcefalia e' di 2-12 casi ogni 10mila nati", precisa ancora Forleo. "Numeri piuttosto modesti che fanno apparire come significative le 5mila segnalazioni di microcefalia arrivate al centro di controllo di Atlanta (Cdc), negli Usa. Di queste, 500 circa sono state correlate, ovvero sono state legate specificamente al virus Zika". Al momento non ci sono test commerciali" per diagnosticare lo Zika, i test sono disponibili solo presso i centri di prevenzione nazionale. Va detto che esistono molti altri fattori che possono causare microcefalia: "Puo' essere dovuta a cause genetiche, cioe' alterazioni cromosomiche e geniche. Puo' essere determinata da infezioni, come il citomegalovirus, la toxoplasmosi o la rosolia. Altri fattori sono di origine disfunzionale e derivano dalla mancata irrorazione dell'encefalo del feto. L'uso di droghe o l'eccesso di alcol possono per esempio provocare, appunto, danni vascolari", spiega Forleo.