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Milano
Acido, il bambino di Alex e Martina è adottabile: "Incapacità genitoriali"
Martina Levato e Alexander Boettcher

Coppia dell'acido, l'Appello conferma: "Il figlio di Alexander Boettcher e Martina Levato è adottabile"

 

La Corte di Appello ha confermato in appello la sentenza con la quale i giudici del primo grado avevano stabilito l'adottabilita' del bimbo nato dalla relazione tra Alexander Boettcher e Martina Levato, i due giovani accusati e condannati per alcuni blitz con l'acido. A presentare ricorso contro il verdetto del 6 ottobre 2016 erano stati mamma e papa' del piccolo. Viene quindi ribadita la necessita' di dare in adozione il bimbo a una famiglia estranea a Boettcher e Levato perche' neppure i nonni sono ritenuti in grado di accudirlo.

Ai due genitori resta comunque la possibilita' di ricorrere in Cassazione, ultimo grado per vedere riconosciuta la potesta' genitoriale. In primo grado, i giudici del Tribunale dei Minorenni scrivevano che la coppia aveva vissuto "dentro una tensione perversa" e che il loro legame era stato "fondamentalmente malefico" nell'ambito di una "relazione distruttiva". Levato, si leggeva nelle motivazioni al provvedimento, aveva "subordinato il suo progetto di diventare madre al programma criminale" senza curarsi delle conseguenze per il piccolo. La decisione era stata presa anche sulla base di una corposa perizia che sottolineava l'incapacita' dei giovani, condannati in diversi processi non ancora in via definitiva, di provare alcun senso di colpa. Il bimbo era nato il 15 agosto 2015 alla clinica Mangiagalli di Milano dopo che l'ex broker e la studentessa universitaria erano gia' stati condannati in primo grado a 14 anni di carcere per avere aggredito e sfigurato con l'acido un ex compagno di liceo della ragazza, Pietro Barbini.

Coppia dell'acido, le consulenti: "Preoccupanti incapacità dei genitori e dei nonni con il piccolo"

 

Le consulenti chiamate a dare una valutazione sulle capacita' genitoriali di Alexander Boettcher e Martina Levato sottolineano "preoccupanti incapacita' dei genitori e dei nonni di intrattenere col piccolo relazioni corrispondenti alle sue manifestazioni e ai bisogni espressi". Lo riportano i giudici della Corte di Appello di Milano che hanno ribadito in appello l'adottabilita' del piccolo nato dalla relazione tra i due giovani ritenuti autori, in base a sentenze non ancora definitive, di diversi blitz con l'acido. A fronte di questo, i magistrati evidenziano da parte del bimbo "aspetti di curiosita' e tranquillita' di fronte anche a persone nuove".

Quanto a Levato, in particolare, il giudizio che la riguarda, "oltre ad essere necessariamente avvinto dalla gravita' delle condotte penali da lei poste in essere e dalla mancanza di un vero e proprio cambiamento, consegue non gia' dalle sole osservazioni compiute dalla consulenza tecnica ma piu' in generale dall'esame compiuto dalle operatrici della cooperativa" in cui e' stato ospite il bambino. Nel rapporto col figlio, le operatrici osservano che i comportamenti di Martina non sono "adeguati rispetto al figlio".

Quando il piccolo "inizia a mostrare segni di irrequietezza, Martina non e' in grado di cambiare strategia, non coglie i possibili bisogni fisici (...) e appare visibilmente a disagio. (...) Sembra cercare una relazione quasi alla pari in un accudirsi a vicenda all'interno di una relazione che riporta a una non interiorizzazione di una capacita' di ascolto". Su Boettcher, i giudici spiegano che "e' impressionante la acriticita' con cui si pone tuttora di fronte al suo spaventoso passato". Nella consulenza vengono riportate anche le sue "agghiaccianti parole" su come risponderebbe al figlio se questi dovesse chiedergli conto del suo passato. "Beh, io spero che non provi rabbia... E se comunque sara' un pochino arrabbiato avra' anche magari tutti i motivi per esserlo.. La vita va anche diversamente da come ce l'aspettiamo... E' una cosa di cui bisogna prendere atto... quindi spero che poi... mi possa perdonare insomma".

Ritenere che, "tolto Alexander" Boettcher, al quale la ragazza non e' piu' legata, il "rapporto" tra Martina Levato e il bimbo "possa partire e proseguire sui giusti binari non tiene conto del fatto che il bambino subira' per sempre il marchio di una famiglia cosi' segnata da atroci violenze". E' un passaggio delle motivazioni al provvedimento col quale i giudici della Sezione minori e famiglia della Corte d'Appello di Milano (e non del Tribunale dei minorenni, come scritto in precedenza) hanno ribadito lo stato di adottabilita' del figlio dei due giovani condannati per una serie di blitz con l'acido. Quanto al "tentativo di tutti i nonni di recuperare il rapporto col bimbo", esso "costituisce una soluzione superficiale e improvvisata, per nulla maturata su un serio e meditato ripensamento della gravita' delle condotte che i figli hanno posto come premesse quanto mai destabilizzanti di normali rapporti familiari".

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