Milano
Acqua? Un tema infuocato. Veolia: "I privati spariranno”
L'acqua è un tema infuocato. Il Movimento 5 Stelle ha iniziato un percorso parlamentare per la riforma dell'acqua un tema complesso che crea spaccature
Acqua? Un tema infuocato. Veolia: "I privati spariranno”
di Fabio Massa
E' un ossimoro, ma è la verità: l'acqua è un tema infuocato. Il Movimento 5 Stelle ha iniziato, fin dalle ultime elezioni, un percorso parlamentare per la riforma dell'acqua definita "acqua pubblica". La relatrice è Federica Daga, onorevole residente in Piemonte ma di origini sarde, che ha iniziato un percorso difficilissimo. Perché non solo va a toccare un tema complesso, ma perché scorre nella spaccatura tra maggioranza e minoranza interna al Movimento 5 Stelle, tra Fico e Di Maio. E a sua volta tra Lega e Movimento 5 Stelle. La storia è semplice: il provvedimento è voluto fortemente da Fico e Beppe Grillo. Di Maio lo deve accettare a tutti i costi. La Lega lo vede con il fumo negli occhi, ma sa che se si opponesse, potrebbe esplodere il M5S e dunque la maggioranza. Situazione complicata. Ma che cosa dice il provvedimento? Di fatto, enuncia un principio semplice: tutti i dividendi ricavati dall'acqua devono essere reinvestiti nell'acqua. E dunque si ipotizza la creazione di aziende speciali per la gestione dell'acqua.
L'effetto però sarebbe dirompente: "Questa legge di fatto, essendo una pubblicizzazione manda via tutti gli operatori privati. E non solo, poiché riscatta tutte le concessioni che non sono gestite da società speciali. Gli operatori privati, arrivati anni fa, se ne devono andare", spiega al Foglio Maria Vittoria Pisante, consigliere delegato di Veolia Water Technlogies Italia, una società che fa parte del gruppo francese Veolia. Fatturato che sfiora il 26 miliardi di euro l'anno e i 100 milioni di cittadini serviti da acqua potabile. L'idea di Pisante è che la legge elimina di fatto dal mercato i privati. "Non solo elimina dal mercato i privati, ma anche le società miste. Elimina tutte le società che abbiamo creato, lanciato, che abbiamo reso industriali. E che hanno una guida molto spesso pubblica, e tecnologia e know how invece fornito da noi privati - dice Maria Vittoria Pisante - Senza contare che poi c'è da fare la conta delle liquidazioni". Perché ovviamente i privati vanno ripagati del valore delle quote e degli indennizzi: "E' stata fatta una stima di circa 6 miliardi di euro. Dicono che li trovano, questi soldi. Ma anche se fosse, non è che se passa una legge andiamo allo sportello e ritiriamo la nostra quota. Ci saranno sicuramente contenziosi, difficoltà, incertezze. Ne faranno le spese sicuramente le aziende, la gente che ci lavora, e ovviamente gli utenti”.
La visione del consigliere delegato di Veolia è fosca. "L'onorevole Daga dice che fanno la legge per rilanciare gli investimenti. Peccato che i privati siano nelle aziende miste proprio per questo. Anni fa, a fronte di buchi, problemi eccetera, venne aperto il sistema che era completamente pubblico. Senza grandi vantaggi per le multinazionali peraltro. Si dice che l'acqua è un bancomat? Non per noi: non abbiamo visto un euro. Possiamo dire francamente che questa è una legge ideologica. La gestione è pubblica, nessuno paga l'acqua, i tubi sono pubblici. E poi i privati non sono solo la multinazionale ma anche e soprattutto i piccoli risparmiatori". Il che fare è difficile. "La legge deve ancora essere approvata. Ma se la legge si farà, i privati se ne andranno. Dopo ovviamente essere stati pagati come da contratto. E fin qui parlo come multinazionale. Da cittadina mi chiedo però: negli anni Novanta c'erano tutte aziende speciali. Si è deciso di superarle. Perché si sta decidendo di tornare indietro? E ancora: perché non lasciare ai territori la facoltà di decidere tra le tre forme, ovvero pubblico, misto e privato? Anche perché il sistema è regolato, mica decidiamo noi i prezzi". In tutto questo, c'è la Lega. Che qualche segnale l'ha dato: per esempio che la gestione deve avere una taglia regionale. Non c'è - secondo la linea leghista - una ragione economica per fare gestioni piccole o piccolissime: sono antieconomiche.
Ma torniamo sui costi. "La legge prevede a carico della fiscalità generale non solo i 6 miliardi di euro di cui abbiamo parlato prima - aggiunge Pisante - Ma anche altri 10 miliardi per i finanziamenti. E poi altri 5 miliardi l'anno per gli investimenti. Scenderanno sì le tariffe, dunque, ma aumenteranno le tasse e peraltro a carico solo di chi le paga. In pratica l'acqua la pagheranno tutti, con le tasse. Mentre con le tariffe si sa chi paga e chi no, con le tasse questo dato finirà nell'evasione". Insomma, non una bella strategia.
fabio.massa@affaritaliani.it