Milano
Addio a Francesco Forte, scrittore e ministro con Fanfani e Craxi

Si è spento a 92 anni Francesco Forte: professore, scrittore e Ministro delle Finanze e degli Affari Esteri con Fanfani e Craxi
Addio a Francesco Forte, scrittore e ministro con Fanfani e Craxi
Lutto nel mondo della politica italiana e valtellinese: è morto nei giorni scorsi a Torino, all'età di 92 anni Francesco Forte.
Nato a Busto Arsizio nel 1929 si traferì in Valtellina con la famiglia poiché il padre fu chiamato a ricoprire il ruolo di procuratore capo a Sondrio.
Forte, dopo gli studi al Liceo Piazzi di Sondrio e quelli universitari a Pavia, iniziò una brillante carriera accademica che lo portò a essere anche assistente e supplente di Ezio Vanoni.
Forte sposò le idee socialiste e intraprese la carriera politica che lo portò a ricoprire il ruolo di ministro delle finanze e degli affari europei nei governi Fanfani e Craxi e, in Valtellina, a essere eletto sindaco di Bormio tra il 1988 e il 1991.
Casellati: "Analisi lucide e originali della realtà"
“Mi rattrista profondamente la scomparsa di Francesco Forte, economista e politico, senatore per due legislature, che nella sua lunga e poliedrica attività di parlamentare, ministro, accademico, editorialista, è stato un punto di riferimento della cultura liberal-riformista in Italia. Le sue analisi ,mai scontate, erano lucide e originali elaborazioni della realtà, che univano il rigore della scienza delle finanze alla capacità visionaria e idealista, con un respiro che travalicava i confini nazionali. Esprimo la mia vicinanza alla famiglia”. Così il Presidente del Senato, Elisabetta Casellati
Per raccontare Francesco Forte, c'è bisogno di una enciclopedia che raccolga la sua ricchissima biografia di studioso e di politico. Basti ricordare la designazione di Luigi Einaudi negli anni '70 alla succesione nella cattedra di Scienza delle Finanze di Torino, già incarico occupato dall'ex Presidente della Repubblica che iniziò la sua carriera giornalistica e politica tra i socialisti di Palazzo Campana e sulle colonne di Critica Sociale con Turati ai primi del '900.
E il suo rapporto di amcizia con il Nobel Oliver Williamson che inaugurò negli Usa la disciplina cosiddetta "Law and Economics" (Analisi economica del diritto) che intreccia la dinamica economica con il progresso delle norme e delle istituzioni pubbliche fino a giungere a forme di autogoverno: supposta l'idea-tipo della concorrenza perfetta tale disciplina viene impiegata per comprendere i fallimenti del mercato e il ruolo del diritto nel risolvere o nel generare tali fallimenti.
La dedizione di Forte per Ezio Vanoni
Non va assolutamente dimenticato la dedizione di Forte per Ezio Vanoni, tra gli estensori, con Pasquale Saraceno, del cosiddetto "Piano" di ricostruzione dell'Italia nel dopoguerra, frutto degli studi del gruppo di Camaldoli, promosso dall'allora segretario di Stato vaticano, Montini, e fucina della rinascita della DC. Vanoni fu chiamato ad elaborare il progetto finanziato dal piano Marshall pur essendo cresciuto nelle fila del socialisnmo di Turati e Matteotti per la sua competenza derivata dalla scuola liberalsocialista della Critica Sociale. Come diceva ridendo Francesco Forte, Vanoni si ritovò così a "buscarle dai fascisti e dai comunisti" allo stesso tempo. Socialdemocratico, non aderì al Fronte voluto da Nenni.
Il Comitato scientifico per il rilancio della Critica sociale
Al momento della sua morte Francesco Forte aveva definito un Comitato scientifico di prim'ordine per il rilancio di Critica Sociale a cui era particolarmente legato per la sua stessa formazione, come fu la Rivista scuola anche per la formazione del suo maestro, Einaudi.
Nulla può esaurire la esposizione della sua vastissima esperienza e cultura. E' necessario almeno ricordare che partecipò e contribuì alla stesura del Rapporto per la riduzione del debito del Terzo Mondo per conto di Bettino Craxi incaricato dall'ONU per questo progetto giunto al suo termine, purtoppo, alla vigilia della fase storica opposta, ovvero alla vigilia della globalozzazione che si nutrì di debito pubblico internazionale.
Va anche detto che la sua scomparsa ci priva di un "bon-bon", ovvero del puro piacere mentale di creare con la logica applicata all'esperienza, soluzioni spesso irrealizzabili ma non inverosimili su cui era uno spasso intrattenersi con Franceso nelle interminabili conversazioni personali o telefoniche. Un tratto umano inscindibile dalle sue straordinarie capacità di analisi e genialità creativa.