Affare Fatto

Con Green Match la moda sostenibile e solvent free diventa realtà

Una cordata lombarda, tutta al femminile, lancia la sfida ai solventi dannosi usati nella moda e non solo

Con Green Match la moda sostenibile e solvent free diventa realtà

di Debora Bionda

Lo indossiamo senza saperlo e più spesso di quanto si possa pensare. Lo si trova nelle giacche sportive, per esempio, ma anche nei reggiseni. Stiamo parlando del poliuretano, un polimero impiegato nella produzione di un’ampia varietà di materiali, la cui lavorazione ha un impatto negativo sulla salute dell’uomo e sull’ambiente.

Per fortuna, c’è chi non ci sta. C’è chi, pur lavorando proprio con questo polimero ha deciso di ridefinire completamente la sua elaborazione in un’ottica sostenibile. Nasce così Green Match, un progetto che vede come capofila l’azienda Framis Italia Spa e che ha potuto contare su un prezioso contributo dell’Assessorato RicercaInnovazione, Università, Export e Internazionalizzazione di Regione Lombardia, grazie ai fondi POR FESR 2014-2020. Abbiamo incontrato Isabella Marchese, project manager di Green Match, per farci raccontare in cosa consiste questo ambizioso, quanto importante progetto.

“La lavorazione del poliuretano, prodotto utilizzato in tantissimi settori, non solo nella moda, prevede – spiega Isabella Marchese - l’utilizzo di solventi che sono sostanze chimiche pericolose sia per l’uomo sia per l’ambiente. L’obiettivo di Framis Italia Spa, azienda che ha appena compiuto 40 anni e che opera nel settore moda top gamma, è quella di eliminare i solventi e ripensare completamente la propria produzione in un’ottica di sostenibilità. Allo scopo sono stati coinvolti un’azienda chimica della filiera, IMA Srl, che lavora i solventi “incriminati” per la produzione di pelli sintetiche, il Laboratorio di Materiali e Polimeri LaMPo del dipartimento di chimica dell’Università degli Studi di Milano e il centro di ricerca Centrocot, operante nel settore tessile.”

 A che punto è Green Match?

“Il progetto è quasi finito. Abbiamo iniziato nel gennaio 2017, l’approvazione del contributo da parte di Regione Lombardia è arrivata nel 2018 e il tutto si dovrebbe chiudere nel dicembre 2019.”

Ci sarà un brevetto?

“Sono state individuate diverse linee di ricerca perché si è deciso di provare tutte le strade possibili per arrivare all’obiettivo del progetto. Nell’ambito di Green Match, Framis ha per la prima volta sviluppato il prodotto tramite processi di estrusione e in quest’ambito è stato avviato il percorso di brevettazione a livello nazionale.”

Quali sono i tratti distintivi di Green Match?

“Una delle caratteristiche principali del progetto è che il team è composto per la maggior parte da donne che ricoprono anche ruoli apicali. L’amministratore delegato di Framis è una donna, così come la responsabile di IMA. Il resto del team è principalmente femminile. In secondo luogo, non bisogna dimenticare l’impatto occupazionale che il progetto ha generato; si sono aperte nuove posizioni, ricoperte in gran parte da giovani. Attualmente, il team di Green Match è composto per il 53,8% da donne (35 su 65) e per il 36,9% da giovani under 35 (24 su 65). Quest’ultimo dato risulta ancora più significativo se si includono anche le risorse che hanno compiuto 35 anni nel corso di realizzazione del progetto. Considerando anche queste risorse, la percentuale di giovani nel team sale al 40%. Il terzo aspetto caratterizzante è che stiamo parlando di un’innovazione che consentirà di ottenere un vantaggio competitivo importante perché si riuscirà a proporre un prodotto sostenibile, la cui sostenibilità si potrà misurare e certificare.”

Prepariamoci, dunque, a una rivoluzione nel settore tessile. Questa cordata lombarda, giovane, rosa è davvero determinata e non poteva che essere supportata da chi crede nello sviluppo a servizio della collettività come l’Assessorato RicercaInnovazione, Università, Export e Internazionalizzazione di Regione Lombardia, che seleziona scrupolosamente i progetti più meritevoli di ricevere finanziamenti che rendono possibile ciò che altrimenti non sarebbe possibile portare avanti visti gli elevati costi che implicano innovazione e ricerca.