Affare Fatto
Lotta alle disabilità croniche, la riabilitazione in Lombardia è partecipativa
In Lombardia nasce un hub dedicato alla riabilitazione di pazienti affetti da disabilità croniche: obiettivo migliorarne la qualità della vita
Lotta alle disabilità croniche, la riabilitazione in Lombardia è partecipativa
L’aspettativa di vita aumenta, un’ottima notizia a cui si affianca inevitabilmente però l’aumento di patologie croniche dovute all’invecchiamento della popolazione. E allora che fare? Unire le forze per una battaglia comune. Sembra proprio questo lo spirito che anima il progetto SMART&Touch-ID, un hub territoriale al servizio di chi soffre di disabilità croniche, che siano cardiache, polmonari, motorie o neuronali.
Un progetto che vede l’unione di realtà eterogenee ma unite da un unico obiettivo: contribuire a rendere i percorsi di riabilitazione più efficienti, intelligenti ed economici e che per questo è stato selezionato dal bando “Call Hub Ricerca e Innovazione” promosso dall’Assessorato Ricerca, Innovazione, Università, Export e Internazionalizzazione di Regione Lombardia e che dunque potrà contare su un prezioso sostegno economico dell’ammontare di 2.914.253,54 euro (su un valore complessivo di 6.647.699 euro) grazie a fondi POR-FESR 2014-2020.
SMART&Touch-ID parte da un’idea ambiziosa e fondamentale per aumentare la qualità della vita di persone affette da disabilità croniche non trasmissibili: la creazione di sistemi riabilitativi innovativi (SMART), connessi a bisogni e territorio (Touch), personalizzabili (ID) e sostenibili. Il progetto nasce dall’unione delle competenze di IRCCS Fondazione Don Carlo Gnocchi (capofila), Astir Srl, Università Carlo Cattaneo LIUC, ETT SpA, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Open Lab Srl, IRCCS Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli.
“Questo hub – spiega la dottoressa Francesca Baglio della Fondazione Don Gnocchi – di fatto vede la collaborazione di quattro diversi grandi attori: quelli ‘smart’ che sono le industrie che implementano le soluzioni riabilitative, gli attori ‘touch’ ovvero i pazienti-cittadini che manifestano i loro bisogni, gli attori ‘ID’ che si occupano della personalizzazione delle soluzioni, ovvero i centri di ricerca, infine ci sono gli attori ‘governance’ con l’università LIUC che si occuperà di valutare la sostenibilità dei costi. Quel che andremo a fare è rafforzare la riabilitazione cercando di portarla sul territorio, nelle case delle persone, mettendo in relazione tramite l’hub industrie, centri di ricerca, pubblica amministrazione e cittadinanza attiva. Come lo faremo? Operando in modalità smart. Realizzeremo un portale web per andare a setacciare tutti questi attori e li faremo interagire fra loro all’interno dell’hub. Il motore che darà il via al dialogo è il lancio di sfide (challenge) che verranno proposte sul sito dell’hub e che si rivolgono proprio al care riabilitativo e quindi saranno delle vere e proprie call finalizzate a trovare delle soluzioni su particolari criticità che aiuteranno e le persone a migliorare e ad affrontare il percorso riabilitativo in un modo nuovo e più funzionale.”
“Chiederemo ai pazienti-cittadini – prosegue la dottoressa Baglio - di partecipare al progetto esprimendo un parere su una soluzione riabilitativa proposta. Questo co-design partecipativo fra paziente che testa le soluzioni e innovator che le realizza o riadatta sarà determinante per valutare l’efficacia della soluzione. I pazienti-cittadini potranno inoltre suggerire l’implementazione di soluzioni non ancora esistenti e di cui sentono l’esigenza”.
“Un aspetto particolarmente interessante del progetto – sottolinea Federico Granata, Area Ricerca dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca - è l’eterogeneità delle realtà che collaborano a stretto contatto in questo hub. Oltre alla classica collaborazione università-impresa, in questo hub abbiamo una forte contaminazione trainata dalla presenza dei centri di ricerca, anch’essi fra loro molto diversi. Basti pensare che solo nell’Università Bicocca collaborano al progetto quattro gruppi di ricerca di quattro dipartimenti differenti (Scienze della Formazione, Psicologia, Informatica e Sociologia). Nonostante la grande eterogeneità di competenze e specificità siamo riusciti a trovare un terreno comune in cui tutti i partner si possono esprimere al meglio e dare dei contributi essenziali. Mettere insieme teste e linguaggi diversi è stato formativo e edificante.”
Il progetto si inserisce perfettamente non solo nella grande sfida dell’OMS di promuovere la salute mentale e il benessere dei pazienti affetti da disabilità croniche, patologie che sono responsabili di circa il 70% della mortalità nel mondo, ma anche nella grande sfida di promuovere e garantire la riabilitazione ai tempi della pandemia da Covid19. Nella sola Lombardia si contano ben 3 milioni di malati cronici che assorbono il 70% delle risorse del Fondo Sanitario Regionale, per un costo annuo di indicativamente 14 miliardi di euro, e che attualmente non riescono ad accedere ai percorsi riabilitativi in clinica. Non resta che aspettare di vedere i frutti di questa straordinaria contaminazione di competenze che rema nella stessa direzione: il miglioramento della qualità della vita di chi soffre di patologie sempre più diffuse.