Milano
Afol, rivoluzione rinviata: lo strano caso del dg Zingale
Rinviata l'approvazione di un documento con il quale i sindaci di Città metropolitana chiedevano ad Afol un rinnovamento profondo. Anche ai vertici...
Di MaTS
I sindaci avevano chiesto una cosa precisa: “Rinnovare la direzione dell’Azienda anche attraverso la nomina di un nuovo Direttore generale, di alto profilo, che sappia interpretare la mission, nel rispetto del ruolo degli enti locali soci, e operare per il rilancio dell’immagine per il raggiungimento di obiettivi precisi”. Un’idea di rinnovamento ampia per dare un volto nuovo ad un’azienda pubblica in crisi e per ridurre l’utilizzo del lavoro precario.
Fuori dal politichese però c’era un’intenzione: cambiare i vertici di Afol, a partire dal numero uno Giuseppe Zingale, il cui nome, fra l’altro, era emerso in alcuni stralci dell’indagine della Dda Milanese per tangenti a livello regionale. Modificare i quadri dirigenti era un’esigenza che non derivava soltanto dall’opportunità politica all’indomani delle vicende giudiziarie (che sono tutte, va detto, da dimostrare), ma da un indirizzo generale iniziato con il cambiamento di altri membri del consiglio di amministrazione scelti fra persone esperte in materia di lavoro.
L’ordine del giorno citato - e di cui Affaritaliani.it Milano ha potuto leggere alcuni passaggi - è stato presentato ieri mattina nel corso di una riunione a cui hanno preso parte i sindaci della città metropolitana. L’assemblea dei primi cittadini ha scelto come portavoce la sindaca di centrosinistra di Pioltello, Ivonne Cosciotti. Ma fra i promotori del documento c’era anche il collega di Pieve Emanuele, Paolo Festa, del Pd e la prima cittadina di Arese, Michela Palestra. Il documento tuttavia non ha visto la luce dell’approvazione: è stato infatti chiesta dapprima una modifica, poi il rinvio. Pressante il disaccordante dei sindaci del centrodestra, che non lo avevano condiviso. Ad opporsi però sarebbe stato anche il comitato territoriale, uno degli organi paralleli che ha su Afol funzioni soltanto di indirizzo strategico. Alcuni membri dell’organo, infatti, avrebbero eccepito di non aver letto prima il testo dell’odg e di volerlo visionare prima dell’approvazione.
La sindaca di Pioltello, Cosciotti, raggiunta al telefono, ha confermato che “comunque il documento ha un indirizzo politico e dunque non deve passare dal comitato territoriale” e che la discussione sarà aggiornata “fra una decina di giorni”.E’ stata così rimandata per l’ennesima volta una questione sulla quale la Città metropolitana e il suo sindaco, ovvero il primo cittadino milanese, Giuseppe Sala, avrebbero voluto chiudere il cerchio.
Particolarmente sgradito sarebbe stato poi il diniego all’ordine del giorno da parte di un altro degli attuali componenti del cda, ovvero un dirigente del comune capoluogo, che si è riservato di rileggere il testo e di condividerlo con la sua amministrazione, prima di approvarlo. Condivisione che, a dire il vero, avrebbe dovuto essere già pacifica al momento della presentazione. Una barricata contro un documento politico da parte di un tecnico, che non si spiega, e che alcuni hanno interpretato come un segnale di disaccordo interno ad alcune amministrazioni. Da parte di chi ha condiviso quell’odg c’è comunque la certezza che la falla si sanerà entro la data formalizzata per il voto.
Dopo la nomina di Pietro Ichino, comunque, nel corso del vertice di ieri è stato formalizzato anche il secondo nome anticipato da Affaritaliani.it Milano, ovvero quello di Marco Leonardi, unico componente ancora mancante per completare il quadro dirigenziale. Nel corso della seduta inoltre è stato approvato il bilancio dell’anno passato, ma nemmeno questo è servito a placare le tensioni fra le parti. E’ naufragata infatti anche l’ipotesi di integrare gli stessi membri del comitato territoriale, vista l’assenza di nomi su cui trovare una convergenza.