Milano

Agente di polizia penitenziaria si toglie la vita in un centro commerciale

Redazione

Il 47enne lavorava nel carcere di Bollate ed era rappresentante sindacale. Lascia una bambina piccola

Agente di polizia penitenziaria si toglie la vita in un centro commerciale

Un agente di polizia penitenziaria che lavorava nel carcere di Bollate si è tolto la vita mentre era fuori servizio, lanciandosi dal secondo piano di un centro commerciale di Milano. Il 47enne era anche rappresentante sindacale, sposato con una collega e con una figlia piccola.

Donato Capece, segretario generale del Sappe, denuncia che "quello dei poliziotti penitenziari suicidi è un dramma che va avanti da troppo tempo senza segnali concreti di attenzione da parte del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell' Amministrazione Penitenziaria. I poliziotti penitenziari sono lasciati abbandonati a loro stessi, mentre invece avrebbe bisogno evidentemente di uno strumento di aiuto e di sostegno".

Il cordoglio dei sindacati di Polizia penitenziaria

"Tutto il Coordinamento della Fp Cgil Polizia Penitenziaria esprime profondo cordoglio alla moglie e alla figlia piccola del collega e nostro rappresentante sindacale Bruno P. che oggi ha deciso di togliersi la vita gettandosi all'esterno di un centro commerciale di Milano. Era in servizio nella Casa di Reclusione di Milano Bollate. Siamo addolorati. Il gesto tragico di Bruno ci impegna a perseguire con tenacia il compito di ascolto delle lavoratrici e dei lavoratori", affermano Fp Cgil Milano, Fp Cgil Lombardia e il Coordinamento Polizia Penitenziaria Fp Cgil Lombardia.

"Servono maggiore monitoraggio, prevenzione e sostegno"

Mirko Manna, coordinatore nazionale, commenta: "Il collega era anche il Vice Coordinatore per la Fp Cgil Polizia Penitenziaria della Lombardia, per questo avvertiamo un peso maggiore e una avvertiamo la responsabilità del dubbio di non aver fatto tutto il possibile. Le motivazioni di un gesto così estremo sono sempre imperscrutabili, ma è dovere di tutti noi appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria cercare di prevenire e sostenere i nostri colleghi nei momenti difficili che la vita propone e che il nostro lavoro esaspera. Fino ad ora l'amministrazione penitenziaria non è riuscita a portare avanti alcuna procedura di monitoraggio, prevenzione e sostegno per casi come quello di oggi che ci lascia sgomenti e ci colpisce come Poliziotti, come sindacalisti e come esseri umani".








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