Aggressioni acido, Levato: su bimbo trattata peggio Franzoni
Boettcher e Stasi, stesso reparto al carcere di Bollate
Aggressioni con l'acido, Levato: su bimbo trattata peggio Franzoni
Alberto Stasi e Alexander Boettcher condividono da qualche tempo lo stesso reparto nel carcere di Bollate dove entrambi sono detenuti. L'ex studente boccononiano si trova nell'istituto penitenziario, tra i piu' apprezzati per le politiche di rieducazione dei detenuti, dal 12 dicembre 2015 quando vene condannato a 16 anni per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007.
Dopo un travagliato iter giudiziario e un doppio processo d'appello, la Cassazione lo ha ritenuto colpevole e il giovane aveva scelto di costituirsi proprio nel carcere di Bollate dove, tra le altre cose, sta studiando anche per prendere una seconda laurea in Legge dopo quella in Economia che l'aveva portato alla successiva iscrizione nell'Ordine dei Commercialisti. Boettcher invece si trova a Bollate dal 28 dicembre 2014 quando venne arrestato per le aggressioni con l'acido commesse, secondo l'accusa, assieme all'ex compagna Martina Levato dalla quale ha avuto un figlio. Al momento, l'ex broker finanziario ha accumulato nei vari processi diversi anni di carcere tutti ancora con sentenze non definitive.
Trattata peggio di Annamaria Franzoni: Martina Levato, l'ex studentessa della Bocconi condannata complessivamente a 20 anni di carcere per alcune aggressioni con l'acido, ha presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte d'Appello di Milano che a marzo scorso ha confermato lo stato di adottabilità di suo figlio, nato a Ferragosto del 2015 dalla relazione con il suo ex amante Alexander Boettcher, pure lui pluricondannato per gli stessi fatti. E nel provvedimento, depositato dal suo legale, l'avvocato Laura Cossar, si fa esplicito riferimento al delitto di Cogne e ad altri casi analoghi: "A nessun figlio minore - si legge nel ricorso - è stato riservato il trattamento discriminatorio e privativo del diritto alla propria identità personale e familiare" che i giudici milanesi hanno applicato al figlio della cosiddetta "coppia diabolica".