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Milano
Alla cena de Linkiesta con Davide Casaleggio: "Internet gratuita per tutti"

di Fabio Massa

Mangiamo, nella splendida cornice dei Bagni Misteriosi. Risotto, secondo di carne, dolce ai tre cioccolati. Ospiti di Francesco Cancellato e dunque de Linkiesta, nella sua due giorni densissima di idee, spunti, provocazioni, riflessioni. Poco prima c'è stato Carlo Calenda al Franco Parenti di Andree Ruth Shammah. Il sabato sarà la volta di molti altri in una maratona serratissima.

In mezzo alla sala Davide Casaleggio fa il suo speech. Non è un speech semplice. Non tanto per i concetti, già sentiti, e per qualcuno - ai tavoli - anche banali. Non è uno speech semplice perché in sala, di votanti il Movimento 5 Stelle, ce ne sono pochi se non quasi nessuno. Linkiesta è un giornale di opposizione durissima al Governo. Ogni giorno Cancellato ci mette la faccia e dice quel che ha da dire. Lo stesso concetto di GenerAZIONE (occhio ai minuscoli e ai maiuscoli del nome della due giorni) è nato nel post-renzismo, da quella generazione (appunto) che vuole mettersi in azione. Gli applausi, a Casaleggio, sono di cortesia. Fairness. Davide Casaleggio parla di diritti, appena dopo il risotto: "Il fenomeno che è alla base di Rousseau è la cittadinanza digitale. Non sono qui per parlare del Movimento 5 Stelle, parlo come Davide Casaleggio e parlo di diritti. I diritti evolvono. Non c'era la libertà di stampa, prima della stampa. E non c'era il diritto ad avere un telefono pubblico prima che fosse inventato il telefono. Prima del web, non c'era ad esempio il diritto a un testamento digitale. Ancora oggi non c'è una legge su questo: di chi sono i dati digitali che lasciamo dopo la nostra morte? Non lo sappiamo. Il diritto all'oblio non esisteva perché di fatto avveniva naturalmente. Per recuperare una notizia bisognava andare negli archivi dei giornali. Oggi invece è sempre su Google. A questo proposito: è giusto che politici che si sono macchiati di crimini possano chiedere semplicemente di rimuovere i contenuti e questo avviene?". Il discorso viaggia tra il filosofico e il didascalico. Mai un'impennata. Sfiora la politica, la costeggia: "La verità è che dai tempi di Platone l'intellighenzia vuole decidere senza le persone. Platone se la prendeva con quelli che applaudivano al teatro: che cos'è questa, la teatrocrazia? E perché la gente può decidere se un'opera è valida o no, se non ha la competenza dei critici letterari? Ecco, oggi siamo nella stessa situazione. Noi pensiamo però che la gente debba essere messa in grado di decidere, fornendo alle persone i mezzi e la conoscenza. Vogliamo questo, noi. Però, per arrivare alla democrazia diretta, che io preferisco definire democrazia partecipata, internet deve diventare libera e gratuita. Lo Stato può farlo direttamente oppure no. Ci sono esempi di accesso libero e gratuito ovunque, e altri solo nei luoghi pubblici. A San Francisco una legge dice che ogni volta che si realizza un palazzo di almeno quattro piani bisogna installare un wi-fi gratuito. O arriviamo a internet libera e gratuita oppure non potremo accedere ai nostri diritti, alla nostra identità digitale". Tutti a mangiare, arriva il secondo. Davide Casaleggio si rialza per il "question time" nel ristorante: interviene l'ex presidente di Google Massimiliano Magrini, poi Alessandro Aleotti, poi altre due domande. Claudio Martelli e Lia Quartapelle, parlamentare Pd, rimangono in silenzio, educati. Molti sostenitori, fondatori e ammiratori del Foglio, finiscono di operare con la forchetta. Hanno ascoltato Casaleggio ma rimangono fair. Alcuni scuotono la testa, noi conciliaboli. Altri invece hanno di cui pensare. Perché a volte le prove di dialogo iniziano con il silenzio di chi ascolta. 

fabio.massa@affaritaliani.it

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