Milano
Alternativa popolare, altissima tensione: rabbia per Alfano, malumori su Lupi
di Fabio Massa
Che cosa succede in Lombardia con gli ex-Ncd? Una vera e propria guerra. Di nervi, soprattutto. Perché la prima battaglia, al di là delle interpretazioni, è perduta. Dalla Direzione di Alternativa Popolare non arrivano buone notizie per la Lombardia. Ma ad avere il mal di pancia assai forte non è solo la regione motore d'Italia ma anche il Veneto, la Liguria, la Calabria, la Puglia, l'Abruzzo, secondo quanto può riferire Affaritaliani.it Milano. Perché la traiettoria è chiara: Alfano e Lorenzin vogliono l'accordo organico con il centrosinistra. E a marzo si vota in Lombardia con gli assessori uscenti nel governo di Roberto Maroni. Tutta la coalizione di centrodestra - confidando in un vantaggio netto del governatore alle urne - vede con grande favore l'uscita dal centrodestra di Alternativa Popolare. Meno pretendenti, più posti, meno sfidanti. Ma se la battaglia è perduta, la guerra ancora no. Con un'incognita però, il ruolo di Maurizio Lupi, che ha sostenuto la linea autonomista e che - ad oggi - pare in difficoltà. Spiega Alessandro Colucci ad Affaritaliani.it: "E' chiaro che per noi lombardi, conoscendo l'orientamento di Maurizio, il fatto che sia stato dato a lui l'incarico di proseguire le valutazioni sul territorio in vista di una scelta definitiva, è un atto di fiducia nei confronti del lavoro che abbiamo svolto e anche di chi sostiene che tra andare con il centrosinistra e stare da soli, è meglio stare da soli". Da soli, ma con autonomia sulla partita lombarda. Infatti una delle mozioni in direzione è stata quella volta a garantire l'autonomia. Ma non sfugge a nessuno che non tenere insieme l'appoggio al centrodestra in Lombardia e nello stesso giorno votare con il centrosinistra per le politiche, è un po' troppo anche per gli stomaci più forti. Ora, in Lombardia, si parla di scissione. O meglio, di aggregazione (prima): "Dobbiamo parlare con tutte le esperienze che si richiamano alla nostra storia - spiega Raffaele Cattaneo, che poi, su Facebook, spara fortissimo - Anche la scelta di andare da soli a me pare velleitaria e priva di prospettive reali. Con una legge elettorale che per un terzo si basa su collegi uninominali, la scelta solitaria significa certamente scegliere di correre solo sui rimanenti 2/3, sperando di superare la soglia del 3%, per avere accesso al parlamento con una pattuglia di 12/13 deputati e 6/7 senatori, fatto che sondaggi alla mano non può certo essere dato per scontato. Che accadrà però in cambio sui territori, dove 9 regioni e 755 comuni andranno al voto con una legge chiaramente maggioritaria che premia le coalizioni? Il rischio di sterminare una classe dirigente locale, che si vedrà presumibilmente la porta chiusa a qualsiasi alleanza perché le alleanze locali tenderanno a replicare quelle nazionali votando insieme alle politiche, è pressoché certo e mi sembra legittimo domandarsi se salvare lo scranno di 20 parlamentari valga l'azzeramento dei nostri consiglieri regionali e amministratori locali". Sterminare la classe dirigente locale. Certo, ci potrebbe essere Stefano Parisi ad aprire ancora una volta le porte. La volta scorsa litigò con Maurizio Lupi, che assicurava ai suoi che avrebbe impresso una svolta nella linea politica del partito nazionale. Questo non è avvenuto. Vedremo chi raccoglierà i cocci.
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