Milano
Ambrogino d’Oro ai Martiri di Gorla. Milano non dimentica cos’è la guerra
Il 20 ottobre 1944 una "missione fallita" degli Alleati bombardò la scuola elementare Francesco Crispi, uccidendo 184 bambini. L'Ambrogino d'oro ai Martiri di Gorla per ricordare cos'è la guerra
Ambrogino d’Oro ai Martiri di Gorla. Milano non dimentica cos’è la guerra
“Ecco la guerra”. È la scritta che campeggia su un monumento in marmo e granito di Remo Brioschi nella piazza che un tempo si chiamava Gorla. Accanto alla scritta c’è la data, “20-X-1944”, un giorno impresso nella memoria di Milano. A ottant’anni dalla strage, il Comune ha deciso di commemorare le vittime, i Martiri di Gorla, a cui dal Dopoguerra è stata intitolata la piazza del monumento. Il prossimo 7 dicembre l’Ambrogino d’oro contribuirà a ricordare cos’è la guerra. La massima onorificenza milanese verrà assegnata ai 184 bambini, ai 19 docenti, ai 5 membri del personale, ai 3 genitori e alla direttrice della scuola elementare "Francesco Crispi".
La “missione fallita” su Gorla
Tutti morti per “una missione fallita”, così recita la dicitura dei documenti militari degli americani che per sbaglio bombardarono la scuola. La mattina del 20 ottobre 1944 il cielo era limpido. Troppo limpido per non preoccupare gli abitanti di una città in guerra da più di quattro anni. Milano è il centro della Rsi, la Repubblica Sociale Italiana, lo stato fantoccio che i tedeschi hanno ridato a Mussolini dopo averlo liberato dalla prigionia sul Gran Sasso. Da più di un anno (e per quasi un altro ancora poi) in Alta Italia si combatte una guerra di liberazione dai tedeschi e una guerra civile tra italiani, partigiani contro fascisti. Sullo sfondo gli Alleati, che hanno liberato il Sud Italia. Ma che nella vicenda della scuola di Gorla hanno un peso, purtroppo.
Il bombardamento della scuola Crispi
I bombardieri americani decollati dall’aeroporto di Foggia avevano come obiettivo i capannoni industriali dell’Alfa Romeo, della Breda, della Fraschini e della Pirelli. Quel 20 ottobre 1944 la missione di guerra sembrava semplice per gli aviatori americani, grazie anche al cielo senza nuvole e senza la presenza di caccia intercettori. Invece lo squadrone dell’Air Force americana non colpisce gli obiettivi bellici. La rotta tracciata era sbagliata e le fabbriche vengono mancate. I 35 bombardieri, dopo più di 5 ore di volo, devono liberarsi del peso per fare ritorno a Foggia. Così sganciano di 350 ordigni. Una sulla scuola elementare Francesco Crispi. Sono le 11:25, bambini e personale scolastico stanno scendendo nei rifugi.
I piccoli martiri
La bomba centra in pieno la tromba delle scale, proprio nel momento in cui bambini e insegnati sono in fila per salvarsi. Un “danno collaterale” della guerra che costa la vita a 184 bambini che hanno tra i 6 e i 12 anni, a 19 insegnanti, a 5 membri del personale e alla direttrice Isabella Tagliabue. Tra le vittime ci sono anche 3 genitori accorsi a scuola per prestare soccorso. I bombardamenti alleati a Milano quel giorno costarono la vita a 614 persone, più di un terzo del totale delle vittime civili della città durante la guerra (più di 2mila secondo i calcoli di Claudia Baldoli, docente di Storia contemporanea all’Università di Milano).
La tragedia che ricorda cos’è la guerra
Il tema dei bombardamenti alleati in Italia durante la Seconda guerra mondiale difficilmente trova spazio nei libri di testo. Non fa eccezione la strage di Gorla, una delle più gravi eppure dimenticate della storia italiana. Nonostante gli sforzi dei sopravvissuti, come Graziella Ghisalberti, una delle ultime testimoni della strage rimasta in vita. Da anni suo figlio, Armando Savoia, custodisce il ricordo della vicenda con un sito arricchito da documenti, e dall’elenco dei nomi delle vittime di quel giorno. Sacrifici non vani, come testimonia l’enorme monumento che dal 1947 campeggia sulla piazza che nel 1952 è stata ribattezzata “Piccoli Martiri”. Nell’anno dell’ottantesimo anniversario per la prima volta un capo dello Stato italiano, Sergio Mattarella, ha posto una corona sul sacrario e abbracciato i superstiti, che oggi hanno saputo di ricevere l’Ambrogino d’oro. La massima onorificenza cittadina per ricordare cos’è davvero la guerra.