Milano
Antinori, la difesa: "Oggetto di calunnia, sia scarcerato"

Ovuli rubati, i legali del ginecologo Severino Antinori chiedono la scarcerazione. Lui: "Denunciato la donna che mi calunnia"
Revoca degli arresti domiciliari o, in subordine, l'applicazione di una misura cautelare piu' gradata. E' quanto chiedono al gip di Milano Giulio Fanales, gli avvocati Carlo Taormina e Tommaso Pietrocarlo, difensori di Severino Antinori, il ginecologo ai domiciliari in un'abitazione romana dal 13 maggio scorso perche' accusato dalla Procura del capoluogo lombardo di aver prelevato a forza otto ovuli a una giovane infermiera marocchina residente in Spagna. Un'inchiesta che il pm di Milano Maura Ripamonti e l'aggiunto Nunzia Gatto hanno concluso nei giorni scorsi a seguito dell'interrogatorio reso dallo stesso Antinori che ha respinto con forza tutte le accuse, dicendosi vittima di questa ragazza, che ha voluto denunciare per calunnia "per le troppe e gravi false accuse a lui rivolte". Secondo i difensori, dagli atti dell'inchiesta emerge "in modo del tutto pacifico e non ulteriormente contestabile che la giovane abbia prestato consapevolmente il suo consenso al programma di ovulodonazione, che risulta dalla stessa regolarmente sottoscritto l'11 e il 14 marzo 2016 e che fu lei stessa a sollecitare Antinori ad eseguire il prelievo". Per gli avvocati Taormina e Pietrocarlo, insomma, "si puo' escludere con certezza che la terapia intrapresa e l'intervento effettuato le furono prospettati sulla base della necessita' di curare la cisti ovarica".
"Io non ho mai fatto niente di quello che racconta questa donna. E' una delinquente e io proprio oggi ho depositato una denuncia per calunnia. Io sono oggetto di una calunnia, non ho rubato il telefonino perche' era mio, non e' vero che lei aveva la cisti, non e' vero che non era informata sulla ovodonazione, voleva farla". E' un passo dell'interrogatorio reso da Severino Antinori sei giorni fa ai magistrati della Procura di Milano che lo accusano di aver prelevato non meno di sei ovociti a una infermiera di origine marocchina, contro la sua volonta' e con la forza, con un intervento del 5 aprile 2016 alla clinica Matris, e causando poi delle lesioni alla stessa paziente e facendo contraffare le relative sottoscrizioni su diversi documenti. Un atto istruttorio, sollecitato dalla difesa dello stesso ginecologo, che non ha fatto cambiare idea agli inquirenti che hanno concluso le indagini attribuendo ad Antinori pure una nuova accusa, quella di estorsione ai danni di una donna e del suo compagno che si erano rivolti a lui per aver un figlio pagando piu' di quanto preventivato inizialmente. Parlando della ragazza marocchina, Antinori ha ricordato che "effettivamente la sera prima dell'intervento lei sembrava manifestare perplessita'. Io dissi ai miei collaboratori di lasciarla perdere ma fu lei a ripresentarsi e a volersi sottoporre al prelievo. Non e' vero che ho cercato di convincerla a farlo, le ho solo fatto presente che per legge in caso di iperstimolazione, avrei dovuto operarla per un'esigenza medica. La ragazza non ha avuto una iperstimolazione - ha riferito ancora il ginecologo - lei si lamentava sempre del mal di pancia, ma era una commediante. Se l'avesse avuta veramente non si sarebbe mai potuta alzare al letto". Alla domanda del pm Ripamonti sul perche' "la ragazza si sarebbe dovuta inventare tutto cio'", Antinori ha cosi' replicato: "Per soldi... Solo per estorcere soldi".