Milano
Armani, Franchi, Boni e Beccaria al top Milano Fashion Week, oggi si chiude
Da Chiara Boni tutto coloratissimo e liquido, mentre Elisabetta Franchi è un inno ai Depeche Mode. Da Armani la donna è seducente per sé.
Da Elisabetta Franchi un inno ai Depeche Mode
Quella di Elisabetta Franchi è una collezione dedicata alla musica degli anni '80 e '90 che sperimenta e prende ispirazione dalla rock band che ancora oggi, dopo oltre 40 anni, è unica nel panorama mondiale, i Depeche Mode. La band che, fa sapere la stilista, prese il nome da un'idea dell'iconico frontman David Gahan, che si trovò tra le mani la rivista francese La Moda Veloce, La Moda Passeggera. Ispirata dalle note musicali Elisabetta Franchi "trasforma" la passerella in un concerto di abiti dai volumi contrapposti, capi dalle silhouette nitide, dai tagli minimali, dove si notano i contrasti delle proporzioni tra l'oversize e il super fit. Micro short e mini dress si alternano alle nuove interpretazioni rock dei red carpet abbinati a stivali biker. La palette è caratterizzata da una predominanza di colori neutri come il grigio, il nero e il bianco che vengono squarciati con nuance come di verde cedro e di silver. I colori metallici riportano al palco, alle chitarre e ai backstage, conferendo un tocco di sensualità.
La donna di Armani seducente per sè
"La donna – racconta Giorgio Armani - non deve essere schiava dell'altezza o dell'andatura felina, sexy a tutto i costi, può essere una donna normale, ma con un guizzo negli occhi, come ho cercato di far fare alle ragazze in passarella". In passerella non ci sono un pantaloncino, una gamba nuda, un tacco alto, ma tanti pantaloni e stivaletti bassi, accompagnati da bluse ricamate, top di frange, eterei abiti che sembrano danzare sul corpo. Tutto si muove, in una sinfonia di tessuti, colori, giacche liquide, che ricorda le onde del mare, echeggiate anche nei ricami e nei toni di fondo, con bagliori di bronzo e argento che sembrano riflessi di luce sull'acqua increspata.
Armani: "Tutto ciò che ho detto nell'arco di questi anni è uscito fuori, qualcuno ha capito"
"I colori, il movimento, la struttura che si muove sul corpo - dice Giorgio Armani al termine della prima delle tre sfilate con cui ha scelto di presentare la nuova collezione nel suo palazzo di via Borgonuovo - questa è l'ispirazione, che soprattutto è dovuta all'idea che quel che c'è in giro adesso mi fa pensare che tutto ciò che ho detto nell'arco di questi anni è uscito fuori, qualcuno ha capito. In questi ultimi giorni ho visto le collezioni e - nota - c'è molta normalità e ricerca, come ci deve essere in questo mestiere, ma si sono dimenticati dell''effettaccio'".
Lui, che dalle trovate da show è sempre rifuggito, anche questa volta ha messo al centro della sua ispirazione una donna "seducente per sé e non per l'uomo". Una che non si veste per essere notata, ma ricordata, come la bellissima Cate Blanchett, ospite dello show insieme alle francesi Juliette Binoche e Pom Klementieff. Una donna che indossa completi pantalone con un brulicare di piccole fantasie geometriche, top scultorei e calzoni morbidi, blazer senza collo e alte cinture, abiti ricamati di cristalli, che diventano frange preziose su camicie e tuniche. E che per la sera osa l'infinita eleganza del bianco, distillata in top preziosi, abiti impalpabili e pantaloni doppiati e velati di scintillii e ricami.
Il minimalismo di Calcaterra tra volume e materia
Con la nuova collezione per la primavera-estate 2024 Calcaterra punta all'essenza del marchio, secondo il suo designer e fondatore Daniele Calcaterra. Semplicità nella forma, lettura sofisticata e leggera delle cromie, insieme al gioco capace di chi raccoglie con rispetto il materiale d'archivio e lo rielabora, attualizzandolo, ma conservandone la purezza, la qualità e quel fascino intramontabile. La palette dei colori è polverosa, nei verdi botanici, dall'ortensia alla felce, nei bianchi cristallini e lattiginosi, nel gusto cromatico di cacao intenso, noce moscata e pepe nero, fino all'insolito color sterlitzia. Un respiro berbero, raccontato da una coreografia di accenti tenui e decisi. La materia e il volume sono la cifra stilistica dell'intera collezione: ricami a mano in filo e in perle di fiume naturali, piume lavate, trasparenze e jacquard su cui si esaspera all'estremo il concetto stesso di giacca, che diventa oggetto del desiderio. Un minimalismo che punta sempre più all'essenziale e che - prendendo in prestito i codici degli anni '80 e di tutti gli anni '90 - ribadisce stilisticamente un "less is more" fatto di spalle squadrate esageratamente grandi, di scolli lineari e di giacche cortissime, quasi al limite del portabile. Una semplicità che parla il linguaggio dell'infanzia: "Ho voluto disegnare questa collezione - rivela lo stilista - con gli occhi di quando ho iniziato ad amare la moda. Con le mani e la matita ho tratteggiato una nuova linearità, un'impronta stilistica, creata come dallo schizzo veloce di un bambino".
Da Luisa Beccaria un inno a madre Natura
Forte, delicata, luminosa: Luisa Beccaria immagina una donna che, come la natura, fiorisce in vita e colori, gioca con pesi e texture diverse, cromie gentili e vivaci; per una primavera-estate in sintonia con la bellezza degli elementi: terra, mare, sino al cielo.
La collezione SS 2024 celebra la vitalità al femminile della natura, incarnandone la mutevole bellezza in capi che accompagnano l’alternarsi delle ore del giorno e delle occasioni della vita. Il maxi flower quasi astratto crea effetti color-shock su abiti alla caviglia con balze discrete o per completi croptop-midiskirt informali, mentre le mille sfumature del cielo al tramonto diventano lunghi abiti che assecondano la figura. Il due pezzi giacca-pantalone si intaglia con il sangallo per un completo arancio vitaminico; il motivo a righe abbina le scintillanti paillettes ai volumi generosi dello scollo a barca di bluse strette da fusciacche a contrasto. Il fil coupé su organza goffrata disegna fiori minuti in cluster geometrici e introduce il ricamo su cotoni leggerissimi o tulle.
Beccaria: le silhouette alternano forme più donanti e avvitate — talvolta sottolineate anche da profonde scollature — a volumi ad A, leggeri e sbarazzini
La camicia è elemento unificante tra il giorno e la sera. È chemisier iconico del brand con piccoli bottoncini ricoperti, ampio soprabito costruito a balze e rouches, blusa in organza trasparente per completare look monocromi serali. Cerimonia e sera lasciano spazio a riflessi metallici su onde di paillettes full-on o come dettaglio su pizzi che ricordano l’artigianalità del tombolo; il tulle diventa rete che intrappola mille fiori ricamati e suggerisce un matrimonio carico dei colori e della grazia della natura. Le silhouette alternano forme più donanti e avvitate — talvolta sottolineate anche da profonde scollature — a volumi ad A, leggeri e sbarazzini. Le lunghezze vanno dal mini al maxi, con giochi di tagli orizzontali. Tessuti e textures sono un inno all’impalpabilità: cotoni delicati, tulle, chiffon, organza, broccato stretch, pizzi e paillettes. La palette cromatica associa la delicatezza di un’alba — tra pervinca, lilla, azzurri sfumati, cobalto, argento — all’intensità di un meriggio assolato, con arancio, senape, verde brillante, fucsia.
Hui e il sigillo della regina Miao
II popolo Miao è uno dei più antichi tra i 56 gruppi etnici conosciuti in Cina, il quinto in ordine demografico. Vivono nelle regioni montane del Sud, in particolare nelle province di Guinzhou, Yunnan, Sichuan, Hubei e Guangxi. Qui si è stabilita nella notte dei tempi una tribù detta dei 4 sigilli per l'antica leggenda della regina che riusci a salvare l'identità della sua gente nascondendo tra i ricami degli abiti i simboli di status, storia e cultura impressi sui sigilli imperiali. Hui Zhou Zhao, la signora della moda cinese che ama l'Italia e sfila da tempo a Milano, ha dedicato la sua collezione SS 2024 alla forza tranquilla delle donne capaci di vincere le battaglie senza fare le guerre e di trasformare i gesti del quotidiano in opere d'arte. Le donne Miao sono famose per il loro abbigliamento estremamente colorato e decorato dai preziosi ricami che le madri insegnano a fare alle figlie fin dalla più tenera età. Da qui è nata l'idea di una moda H 24 con stampe e ricami che enfatizzano grafiche e disegni geometrici, fluidificano disegni floreali, riportano il sigillo alla sua antica funzione di certificare l'essenza spirituale e l'identità di chi li indossa. Le forme che hanno sfilato sono moderne e perfettamente in linea con il gusto occidentale pur conservando la perfetta grazia orientale del collo alla coreana, del taglio a kimono, del sofisticato pijama-smoking. Abbiamo visto molti short da indossare con il kimono, gonne di tulle evanescente sotto al blazer maschile, pratiche salopette scostate dal corpo e piccoli seducenti bustier sopra alle grandi camicie over. La parte in denim della collezione era volutamente coperta dal ricamo a sigilli per celebrare l'incontro tra Oriente e Occidente che è da sempre l'obbiettivo di Hui Zhao. I tessuti erano twill di seta, chiffon, popeline, drill di cotone, tulle e jacquard. La palette si è ingentilita di toni come verde giada, giallo vaniglia, bianco stucco e rosa peonia accostati a rossi vigorosi e azzurri tonici. Per gli accessori maxi shopper, tote bag, piccole borse a mano e scarpe da danzatrice.
Il viaggio in Africa di Chiara Boni
Drusilla Foer ha aperto lo show di Chiara Boni La Petite Robe con una performance dedicando Smile di Charlie Chaplin alla stilista fiorentina. I colori decisi e le vibrazioni magiche di un avventuroso viaggio africano riecheggiano nella collezione ss 2024 di Chiara Boni La Petite Robe, che, dopo diverse stagioni a New York, è tornata a sfilare a Milano. Le donne giramondo e super chic del brand approdano in città dopo un viaggio nella natura più selvaggia con un’attitudine positiva, che si riflette nel loro guardaroba elegante e gioioso. Scegliendo il comfort senza rinunciare alla massima raffinatezza, indossano abiti e completi dalle silhouette donanti, che esaltano la figura femminile. Memori dei loro indimenticabili ricordi di viaggio, optano per una palette di colori accattivante, che include sfumature sature di golden green, ink, orange juice e topazio in perfetto equilibrio con tonalità senza tempo di blu notte e nero.
Maxi stampe zebra, interpretazioni grafiche dei tradizionali motivi tie-dye e macchie di giaguaro ag-giungono un vibe esotico alla collezione, invitando a immergersi in una spensierata atmosfera vacanziera. Il drappeggio è il protagonista della collezione per un tocco iperfemminile e sensuale. Vengono introdotti nuovi tessuti jersey che garantiscono dinamicità ai capi. Morbidissimi e leggermente contenitivi, oppure ultraleggeri con un finish serico che riflette la luce, i materiali stretch di Chiara Boni aiutano ad esaltare le curve assicurando un look elegante.
Chiara Boni: la minigonna abbinata al blazer aderente con spalle sartoriali rispecchia uno stile urban cool
Alcuni modelli svelano un effetto liquido: gli outfit perfetti di creature divine che emergono con eleganza dalle acque. Il raso stretch viene utilizzato per abiti drappeggiati in diverse lunghezze. Il taffetà si mescola all'iconico jersey per abiti drammatici che rivelano maxi maniche e dettagli scenografici in stile cappa. Se i completi in stile pigiama che mostrano un mix & match di stampe emanano un vibe disinvolto, la minigonna abbinata al blazer aderente con spalle sartoriali rispecchia uno stile urban cool. In linea con l’anima femminile e glamour del brand, cascate di paillettes e decori di specchietti ag-giungono la giusta dose di scintillio. Platform in pelle oro slanciano la silhouette con eleganza. A completare i look, BAD AT MATH ha realizzato mini bag con maxi perline che ricreano le stampe colorate della collezione, mentre orecchini a cerchio oversize esaltano il mood ottimista e spensierato della sfilata.