Milano

Assessore Cocco: “Digitalizzo Milano. E poi vado in pensione...”

Intervista in esclusiva per Affaritaliani.it Milano a Roberta Cocco, assessore alla Trasformazione digitale e Servizi Civici del Comune di Milano

Assessore Cocco: “Digitalizzo Milano. E poi vado in pensione...”

di Maria Teresa Santaguida

Un bilancio di (oltre) metà mandato che è “soddisfacente” ma “c’è ancora tanta, tanta strada da fare” e una rivoluzione digitale che a Milano sta avvenendo, anche se un po’ in sordina. L’assessore Roberta Cocco, 53 anni, da tre assessore alla Trasformazione digitale e Servizi Civici del Comune di Milano, dialoga con Affaritaliani.it Milano su quanto sta succedendo nei cervelloni elettronici del Comune e sulle sfide ancora da affrontare.

Assessore, in occasione dell’apertura della Digital Week si era posta un obiettivo ambizioso: il 65% di certificati online entro il 2021. In un recente intervento in consiglio comunale ci ha aggiornato sul fatto che potremmo già essere vicini al target. Come procede?

A maggio di quest’anno abbiamo tagliato un traguardo: il 59,9%. Ovvero, su 10 certificati che si possono ottenere in modo digitale, 6 vengono scaricati effettivamente da cittadini senza recarsi agli sportelli. I certificati digitali sono la nostra cartina al tornasole, perché ci fanno capire se stiamo andando nella direzione giusta con il nostro processo di riforma. Quella percentuale è un numero importante, ma ci mette anche in allerta perché in questo processo di non deve rimanere indietro nessuno.Abbiamo poi un’ossessione: la semplificazione. Cioè anche le persone con meno strumenti tecnologici devono essere coinvolte nella digitalizzazione. Per questo stiamo cercando ad esempio di migrare con i nostri strumenti sugli smartphone. Perché non tutti hanno a casa una ‘connessione forte’, un computer o un tablet, ma ormai quasi tutti hanno un telefonino connesso ad internet. E a loro vogliamo arrivare. Dai dati che abbiamo solo maggio hanno visitato il sito 1,2 milioni di utenti unici: il 30 per cento delle visite era da mobile.

Quali sono i prossimi obiettivi?

Ampliare il più possibile il fascicolo del cittadino, che solo nel mese di maggio 2019 ha avuto oltre 45mila visitatori unici. Il fascicolo riunisce tutti i movimenti digitali del cittadino in un unico ‘luogo’: dai certificati, alle iscrizioni scolastiche. Inoltre, bisogna stimolare i pagamenti online con processi semplificati: abbiamo cominciato con la Tari e da poco anche con le multe, attraverso PagoPa. Nell’ultimo mese 8 milioni di euro sono entrati tramite procedura web per il pagamento delle sanzioni nelle casse del Comune.Da poco però abbiamo anche rivoluzionato nostro sito, anche se siamo ancora in fase di prova. Da qualche giorno è tutto improntato ai servizi, e nasce proprio da una ricerca sulle pagine più visitate dai cittadini. Inoltre ognuno avrà nella parte alta della sua home page le aree che più gli interessano, senza doverle ogni volta cercare.Il sito sarà in cloud, quindi scalabile: in questo modo non non dovrebbe succedere che, ad esempio, con i boom di accessi nei periodi delle iscrizioni a scuola, vada in crash.

L’obiettivo sembra essere quello di ridurre le visite dei cittadini agli sportelli. Immagina una città senza?

Non recarsi agli sportelli è un risparmio di tempo per il cittadino e anche per l’amministrazione. Ma no, Milano non sarà mai una città senza sportelli. Ci sono i casi particolari e le persone più in difficoltà che hanno bisogno dell’aiuto dell’esperto. Tanto che, nonostante siamo sotto organico, comunque non sono state ridotte le risorse ai front office. Le code ci sono ancora, e devono essere dimezzate, ma il personale deve restare. A subire i tagli derivanti dai pensionamenti e dal blocco del turn over è stato piuttosto il back office. Ora però il Comune ha ora lanciato una grande campagna di assunzioni, che mette fine al blocco, per il quale eravamo davvero in crisi.

Bisognerà però formare il personale per renderlo più adatto a questo cambiamento di paradigma?

Esatto. Io non vedo una riduzione delle risorse umane, ma il lavoro sarà sempre più qualificato, anche quello dell’impiegato.

Lei proveniva dal mondo del management. E’ soddisfatta di questa esperienza in politica?

Sono soddisfatta del lavoro fatto come assessore. Penso che la tecnologia, e lo dico da tecnologa, sia un mezzo e non un fine. Non serve un algoritmo da un tera o l’intelligenza artificiale se non costruiamo macchine o database che siano al servizio delle persone. La tecnologia deve essere inclusiva.

Se dovesse scegliere una città modello dal punto di vista della tecnologia, nella quale magari fare quello che fa oggi, quale sceglierebbe?

Se dovessi pensare ad una città che è davvero ‘avanti’ è Tallinn, dove tutto si può fare online, tranne i matrimoni, i divorzi e le operazioni immobiliari: quelle si devono per forza fare di persona. A Barcellona invece è invece particolarmente spinta la partecipazione dei cittadini attraverso piattaforme. Ma voglio sottolineare una cosa: Milano ha buoni rapporti con tante capitali europee e si confronta davvero alla pari per le innovazioni. Le nostre sperimentazioni vengono ascoltate con interesse: proprio ieri ad Amsterdam abbiamo partecipato ad un incontro sui diritti digitali e siamo capofila nell’applicazione del Gdpr. Milano ad esempio è ora la prima a sperimentare un’app voluta dall’agenzia per l’Italia digitale.

Ad ascoltarla pare che siano davvero tante le innovazioni portate avanti. Perché se ne parla poco?

Lo so. Io sono un po’ understate e ne parlo poco.

Finito il mandato che cosa farà? Tornerà al mondo delle aziende?

Forse vorrei andare in pensione. Quella di assessore è un’esperienza bellissima. Vengo da un mondo diverso ed è molto bello poter mettere a disposizione quello che ho avuto la fortuna e l’opportunità di imparare nella mia carriera al servizio della mia città. Adesso però sono molto ‘traguardata’ per la fine del mandato e per portare a termine tutti i miei obiettivi. Sogno di avere un po’ di tempo però, andare sulla spiaggia, godermi il mare.








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